Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

venerdì 31 luglio 2015

Overthinking.

Smettere di pensare è impossibile.
Il cervello è in attività costante, anche quando si dorme e probabilmente anche con una bella botta ben assestata sulla testa, ma non posso dirlo con sicurezza. Sembra ben deciso ad autogestirsi mentre noi cerchiamo di gestire il 10% di quello che siamo consapevoli di utilizzare, anche se per alcuni soggetti non sono sicura che la percentuale usata sia così alta.
Non solo smettere di pensare è impossibile, ma smettere di pensare a qualcosa a cui non si vorrebbe affatto pensare è addirittura ridicolo, sembra che il cervello ti rivolga uno sguardo sarcastico e prenda la tua decisione di smettere di pensare a qualcosa come una sfida personale che, ovviamente, vince.
Perciò provare a forzare se stessi a non pensare a qualcosa è un ottimo modo per far sì che il cervello continui a pensarla con maggiore intensità, in un circolo vizioso senza fine in cui tu non sei mai la vincitrice.
L'overthinking del cervello sembra poi coalizzarsi con alcuni "fattori esterni", fattori come una canzone che passa alla radio mentre tu sei distratta e ti risveglia dal tuo beato torpore con uno schiaffo in piena faccia che ti lascia stordita e confusa a chiederti cosa hai fatto di male per meritarlo; ma anche un profumo che tu pensavi fosse unico e chissà come alcuni elementi dell'aria, dell'ambiente e dell'universo intero che se la ride tantissimo ad osservarti, l'hanno riprodotto perfettamente. Se poi si aggiunge pure un like a caso su Instagram da una persona sconosciuta a caso all'una di notte mentre tu sei fuori con le amiche, allora il quadro è completo perché tanto è matematicamente sicuro che tu faccia lo sbaglio di vedere qual è la foto in questione ed ecco che hai involontariamente porto l'altra guancia per colorarla con un'altra bella sberla. Seicentoquindici fotografie su Instagram e il like va a quelle risalenti ad un anno prima, quelle che fanno proprio male.
Niente, sei costretta a pensare all'infinito a quella cosa!
Ma in fondo la colpa è tua, perché sotto sotto tu vuoi pensarci, anche se ti fa star male, perché in fondo sei masochista e un po' ti piace crogiolarti nel tuo dolore sordo mentre ripensi ad un bacio al gusto del cioccolato dato di nascosto, a quella particolare canzone, ai sorrisi che si formavano involontariamente sul tuo viso quando incontravi quegli occhi dello stesso colore del mare, ai risvegli più felici in un letto estraneo. Non puoi dimenticare e, pure se ci riuscissi, tu non vuoi affatto dimenticare.
Perché come potresti dimenticare qualcosa che ti ha resa così felice anche se adesso preferiresti fare bungee jumping senza corda dall'Empire State Building?
Dimenticare è assolutamente fuori discussione perché quelle canzoni, quei profumi, quelle immagini, sono la testimonianza più tangibile che è stato tutto vero, che è successo e che volente o nolente ti ha investita in pieno.
Non importa quante lacrime continuerai a versare anche nel cuore della notte quando i singhiozzi ti sveglieranno da un sogno dolorosamente bello o quante altre notti insonni trascorrerai abbracciando il cuscino che è l'unico surrogato disponibile per fingere di abbracciare qualcos'altro, di più solido e meravigliosamente più vivo o quante volte pregherai Afrodite affinché ti riporti ciò che per un po' ha reso tuo, la tua mente tornerà sempre a quei pensieri e tu continuerai a dare la colpa a quella stupida attività involontaria del tuo cervello, ma sai benissimo che sei la carceriera di te stessa perché non fai altro che alimentare questa attività in un tripudio di film mentali con tanto di copione, effetti speciali e colonna sonora che, se Leonardo Di Caprio fosse il protagonista, vincerebbe per la prima volta l'Oscar.
Intrappolata nei tuo pensieri e in qualcosa che sembra lontano anni luce e che si allontana sempre di più senza che tu possa farci proprio niente.
Stop.

martedì 21 luglio 2015

Giffoni Film Festival 2015 - Carpe Diem

Erano anni che desideravo andare al Giffoni Film Festival, sia da fan che magari anche da giurata, ma il primo anno che mi è venuta quest'idea poi sono partita per una disastrosa stagione d'animazione in un villaggio turistico a Castellaneta Marina, poi ho avuto la maturità, poi mi sono trasferita a Bologna e non avevo idea di quando la mia sessione estiva sarebbe terminata e poi quest'anno... vabé, lasciamo perdere... Probabilmente l'anno prossimo mi sentirò troppo vecchia, quindi sono contenta di esserci andata almeno da fan oggi.
Quest'anno il GFF aveva ben tre ospiti per cui io avrei potuto tranquillamente vendere l'anima al Diavolo pur di vederli: Darren Criss, Tom Felton ed [il mio futuro marito*] Orlando Bloom; dovevo andarci! Quindi grande giro di telefonate e messaggi What's App e niente, chi non poteva, chi aveva gli esami, chi era scoraggiato dal caldo e quindi ciao, ci vado da sola.
Avete mai provato a dire a qualcuno che sareste andati da soli da qualche parte che sia un concerto, una piadineria o al parco? A me è capitato spesso e mi sono sempre ritrovata ad essere fissata da occhi sgomenti ed espressioni peggio ancora, manco fossi la Piccola Fiammiferaia. «Vai tu da sola? Ma come fai? Io non potrei mai!»
Ecco, non vi è mai venuto in mente nemmeno un pochino che forse (e dico forse, eh!) non sono io ad essere strana se vado da qualche parte da sola, ma siete voi gli strani se avete questo bisogno costante dell'altro e vi precludete cose belle pur di non dover affrontare la solitudine? No eh.
Naturalmente ogni mia decisione è seguita da circa cinquantacinque paranoie in cui sono arrivata pure a pensare che con questo caldo e la mia pressione bassa potevo svenire per strada e morire a Giffoni senza che nessuno lo sapesse, meglio di una tragedia greca! Fortuna che la realtà è sempre meno catastrofica di come si presenta nella mia mente perché altrimenti potrei essere il nuovo Oracolo di Delfi o la nuova profetessa dei Maya.
Dopo una notte in bianco in cui il caldo e l'insonnia si sono coalizzati per farmi dormire solo due ore e mezza (dall'una alle due e mezza e dalle sei alle sette), stamattina mi sono fatta la doccia più ghiacciata della storia sperando che bastasse a combattere il caldo di una giornata fuori - sono un genio, ma non ha funzionato - e poi ho preso un autobus per raggiungere la Vesuviana che ho aspettato per tre quarti d'ora, un treno per Salerno ed un bus per Giffoni Valle Piana; ma d'altronde sono andata in Serbia da sola, Giffoni non poteva poi spaventarmi. E stranamente non ho avuto problemi con i mezzi, nessuno sciopero nazionale che rischiava di non farmi partire e nessun terminal dell'aeroporto incendiato, grandi progressi!
La ragazza seduta accanto a me in autobus mi dà il lei («Lei a che fermata deve scendere?»), l'ho guardata talmente male che se ci avessi messo ancora un po' più di impegno l'avrei incenerita, poi una terribile consapevolezza fa breccia dentro di me: cazzo, non sono più una pischella!
E invece sì, ho ancora i miei idoli, le mie cotte improbabili ed ascolto Taylor Swift quando sono felice; sono un'adolescente in piena regola e il ventidue (vabé, ventidue e mezzo, come siete fiscali!) è davvero solo un numero.
Arrivata a Giffoni però si bilanciano le cose, non sembro tanto più vecchia della miriade di ragazzi presenti nella Cittadella del Cinema, anzi, ho visto donne (intendo proprio donne, Milf per intenderci sull'età) fare più moine di me per Tom Felton. Perché quel posto in provincia di Salerno è così, rende tutti adolescenti; non ne avevo idea, naturalmente l'avevo sentito dire da chi c'è stato, ma è qualcosa che non si capisce finché non ci si trova lì, eravamo tutti ragazzini a prescindere dall'età, tutti eccitati di essere lì in quel posto magico che trabocca di emozioni e di sorrisi e di celebrità che lanciano sorrisi a loro volta emozionati sul Blue Carpet.
E Tom Felton è quanto di più lontano da Draco Malfoy il Serpeverde Purosangue ci sia al mondo e, per appropriarmi della definizione attribuitagli da una ragazza, direi che è un patato tenero. Scherza, sorride, si emoziona e chiede persino un Chupa Chups durante l'intervista. E io mi ritrovo lì ad osservarlo con un sorrisone perché lui è parte di qualcosa che ha caratterizzato la mia infanzia e che continuerà a far parte di tutta la mia vita: Harry Potter. E mi sono resa conto di essere circondata da Potterhead, alcuni con il ciondolo dei Doni della Morte, altri con le maglie delle varie case di Hogwarts o con il Marchio Nero e persino con delle bacchette (ehi, quella che ho visto era la vera Bacchetta di Sambuco?). D'accordo, da dove ero io sono riuscita a vedere al massimo la miniatura di Felton, ma credo di essere davvero troppo cresciuta per sopportare di essere schiacciata alle transenne e poi non ero l'unica, da lì cercavamo tutti un modo per poterlo vedere bene, è bastata un'occhiata complice e una tipa ha suggerito il Levicorpus e da lì solo risate.
Se il mondo di Harry Potter fosse reale - mi spiego meglio: se il mondo non fosse popolato da Babbani ingenui che affermano il contrario -, Tom Felton oggi si sarebbe beccato, oltre all'incantesimo Levicorpus, svariate dosi di Amortentia celata magari in cioccolatini ed un paio di Maledizioni Senza Perdono di cui una Maledizione Imperius affinché lui potesse raggiungere una ragazza e baciarla: «Ma le Maledizioni Senza Perdono ti assicurano un biglietto di sola andata per Azkaban!» «Farei di tutto per Tom Felton, rinuncerei persino a Giovanni della 3B [il bello della scuola della ragazzina che parlava, probabilmente. NdR].» «Ma dai, non esagerare. A Giovanni si può rinunciare, a Tom NO
Sorrisone. Sì, forse sto davvero crescendo, ma ricordo anche io quanto sperassi di poter sposare uno dei miei idoli e, all'epoca, avrei concluso almeno una ventina di matrimoni, davvero un record per una che ora non sognerebbe mai di sposarsi (*Orlando Bloom a parte).
E, se il tema di Giffoni di quest'anno è Carpe Diem, io il mio attimo l'ho colto manco per il cazzo, l'ho visto passare davanti a me e mentre lo stomaco mi si accartocciava ed il cuore imparava a ballare il Tip Tap e l'ho guardato andare via senza fermarlo. Ed era proprio un bell'attimo. Ma pazienza, proverò a farmi dare una GiraTempo o magari imparerò ad essere più veloce con i miei "attimi".
Nonostante la stanchezza, la solitudine (e chissà il perché mi viene in mente il primo verso della canzone che ha portato al successo la Pausini!), il caldo torrido, i 394 litri d'acqua, il sudore che mi ha fatto arrivare a casa con lo stesso tanfo delle alghe essiccate al sole, sono contenta di aver colto almeno questo attimo ed essere andata al Giffoni Film Festival e la teenager che è in me spera che questa non sia stata la prima e l'ultima volta... Per il momento: fatto il misfatto!