Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

Egregio Signor Easyjet...

Egregio Signor Easyjet,
vorrei metaforicamente rubare qualche minuto del Suo tempo per raccontarLe una storia.
Innanzitutto mi presento, sono Helda, non mi perderò in chiacchiere inutili, basta solo dire che sono una sognatrice, una che sui sogni ci ha costruito una vita. Sogno troppo, di solito molto più ad occhi aperti che quando dormo, per questo ho deciso di studiare al DAMS di Bologna, una città lontana da quella dove sono nata; il DAMS, per la cronaca, è un'università i cui studi sono basati sulle discipline dell'arte, della musica, del cinema e del teatro e, non so se Lei ne è a conoscenza, ma in Italia l'arte e la cultura non sono molto importanti. Eh sì, il Paese che detiene la maggior parte dell'arte mondiale, lo so, sembra un paradosso.
Ad ogni modo non è questa la storia di cui voglio parlare.
Questa, infatti, inizia il 12 agosto 2014, dopo un viaggio in auto, una nottata passata senza dormire sulle scomode sedie della sala d'attesa dell'Aeroporto di Bari ed un volo per Atene preso con - Le chiedo scusa - un'altra compagnia aerea.
Comunque mi sono recata in un villaggio vacanze dove ho trascorso l'estate più bella della mia vita.
Non me ne sono accorta subito, tutto però è iniziato la seconda sera: ero sul palco perché mi avevano coinvolta in un gioco ed ho incontrato un paio d'occhi bellissimi, dello stesso colore del mare di Eretria, occhi che non potrei dimenticare nemmeno se volessi. E non voglio.
Appartengono ad un giovane uomo, un bellissimo e bravissimo... animatore.
Storia facile da intuire? Una villeggiante che ha un'infatuazione per un animatore. Un classico, fa tanto Dirty Dancing.
Ma non è proprio così semplice.
Quella non è stata una banale infatuazione per un animatore e lo posso dire con certezza dato che, dopo anni trascorsi nei villaggi turistici, di cotte per gli animatori ne ho avute svariate.
Quando i miei occhi scuri hanno incontrato quelli meravigliosi di quel meraviglioso ragazzo, il mio cuore ha perso un battito. No, non sono iperbolica.
Nelle due settimane successive mi sono lentamente innamorata. Ho sempre pensato che, dopo il divorzio dei miei genitori e tutto quello che ne è conseguito, io non potessi essere in grado di provare dei sentimenti forti per qualcuno, per un'amica forse, ma di certo non per un uomo; l'amore per me esisteva solo nei libri o nei film. Mi sono sempre sentita "difettosa" al riguardo, forse perché in casa non ho mai avuto un vero esempio di Amore. 
Lui però non è stato il mio primo amore, ho amato un altro ragazzo prima, ma è stato un amore unilaterale, caratterizzato perlopiù da lacrime, assenze e dolore, cioè tutto ciò che l'amore non dovrebbe essere.
Con lui, invece, ho provato sentimenti molto diversi, del tutto diversi e decisamente non distruttivi. Ho sperimentato che cosa significa svegliarsi e cercare qualcuno, aspettare quel sorriso rivolto a me e diverso da quello per tutti gli altri, desiderare di parlare con lui o di poter avere un contatto, anche minimo, e quando questo c'era, anche involontario, si irradiavano brividi dal punto in cui mi aveva toccata per tutto il corpo. Non ho preso una cotta per un brillante animatore, mi sono innamorata del meraviglioso uomo.
«Perderlo è stato una depressione che non avevo mai conosciuto, sentire la sua mancanza ha reso tutto grigio, dimenticarlo è come provare a conoscere qualcuno che non hai mai incontrato. Ma amarlo è stato rosso.»
Lasciarlo è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto, un dolore che nulla poteva alleviare.
Ma ho continuato a cercarlo per sette mesi, senza tregua. Non potevo farne a meno, sono del segno dell'Acquario e, sebbene abbia un numero esorbitante di difetti, c'è una caratteristica di questo segno che mi appartiene e che amo molto: la caparbia. Quando mi metto in testa una cosa, la ottengo. In qualsiasi modo. E io non volevo arrendermi, non mi importava nulla che tutto fosse durato solo due settimane, che l'incontro tra Serbia ed Italia non poteva funzionare nemmeno come partita di calcio, che c'erano cinquemilaquattro chilometri che ci separavano, che lui aveva ventotto anni e io solo ventidue. Io volevo lui, punto.
Dopo sette mesi mi ha invitata a trascorrere un weekend da lui ed io ho fatto tutto il possibile per andare, avrei litigato con i miei genitori, persino mentito se fosse stato necessario, mi sono fatta definire pazza da chiunque e so benissimo che hanno ragione, sono stata pazza, totalmente. Non avevo idea che l'Amore potesse avere questo effetto persino su di me, risucchiarmi ogni briciolo di lucidità e farmi prendere decisioni così assurde, eppure l'ho fatto.
Questo Marzo 2015 è stato il mese più bello della mia vita, ho vissuto emozioni forti che hanno raggiunto l'apice con il conseguimento della laurea, ma non esagero quando dico che i giorni con lui sono stati i più belli di sempre. E il ricordo continua a scorrere nella mia mente ancora ed ancora, tormentandomi e distruggendomi.
Potermi svegliare tra le braccia della persona per cui provo dei sentimenti così forti, guardarla dormire, passeggiare per strada insieme, dividere un waffel in mezzo alla strada, tutto... È stato tutto impagabile. Lei è il Signor Easyjet, per cui di voli se ne intende, ecco, baciare lui è la sensazione che immagino si provi quando si vola e non intendo [solo] in aereo, ma quello che penso l'essere umano proverebbe se avesse le ali: prima il vuoto allo stomaco e la sensazione di precipitare nel nulla, poi la sensazione delle particelle d'aria che sorreggono ogni molecola del corpo facendola librare in aria, sempre più in alto, con i polmoni che si riempiono al massimo e il cuore che sembra voler esplodere, annullando ogni altro pensiero logico. Esattamente così.
La verità è che io lo amo davvero tanto e non mi interessa se ho ventidue anni, sono giovane e la mia vita potrebbe essere costellata da grandi amori. Non sono iperbolica e non sono una che ha mai desiderato il grande amore, non ci ho mai creduto. Non voglio altri amori, voglio che lui sia il mio "e vissero felici e contenti".
Perché Le ho raccontato questa storia?
Perché la Sua compagnia ha collegato gran parte dell'Europa (e non solo) garantendo un buon servizio per un prezzo abbordabile più o meno a chiunque. Ma esattamente tra ventiquattro ore, la tratta Milano-Belgrado verrà eliminata.
Non so quale sia il motivo, ma ammetto che non me lo spiego: quando ho preso quel volo - sia all'andata che al ritorno - era così pieno da dover addirittura riporre il mio bagaglio a mano nella stiva perché l'aereo era troppo affollato. Non voglio risultare falsa elogiando la Serbia che fino all'estate scorsa non avrei preso in considerazione nemmeno per invaderla giocando a Risiko; il Paese che ho trovato una volta atterrata, mi ha infinitamente sorpresa, non immaginavo - non ne avevo proprio idea - che potesse essere così bello e che lo è al pari di altre mete che però fanno parte dell'Unione Europea; l'ho scoperto solo perché sono andata lì da lui, per lui, altrimenti forse sarei rimasta nella mia ignoranza, quella di molte altre persone. Chiudere la tratta Milano-Belgrado significa innanzitutto privare gli italiani di vedere una città bella come la Capitale serba, perché tra un volo low-cost in una qualsiasi altra città europea ed un volo di linea (e quindi molto costoso) a Belgrado, si prediligerà sempre il primo perché l'AlItalia, l'Air Serbia e la Turkish Airlines sono sì compagnie importanti in cui si viaggia meglio e che - forse - offrono più servizi delle compagnie low-cost, ma hanno anche costi molto più elevati. Ma, ripeto, non posso proprio parlare di quanto sia un peccato sminuire così tanto la Serbia quando io stessa non l'ho mai davvero considerata, chiudere questa tratta significa prevalentemente (per me) eliminare ogni possibilità che io ho di rivedere lui, mettere una muraglia invalicabile con sopra dei cocci rotti di vetro tra noi e costringermi a dire un addio che non voglio e non posso dire, perché io lo amo. Non so se è una storia che potrebbe continuare, non so se lui prova gli stessi sentimenti che provo io o se conoscendoci meglio ci scopriremmo alla fine totalmente incompatibili, so solo che però voglio scoprirlo e che non voglio rinunciare a lui, non ora. Voglio ancora poter girarmi verso quei bellissimi occhi acquamarina che mi cercano come la prima volta, voglio ancora poter essere stretta dal suo abbraccio e sentirmi protetta dalle sue spalle larghe e sentire il suo profumo, voglio ancora baciarlo e vederlo ridere e dormire ed arricciare il naso perché sono viziata con il cibo e pensare che dovrebbe dimagrire un po', ma per me è comunque perfetto. Voglio tutto questo e molto di più. Voglio lui come non ho mai voluto nessun altro, nemmeno me stessa e non posso aspettare tanto tempo per rivederlo perché, con le compagnie di linea, gli unici biglietti economici sono quelli il cui volo è previsto otto mesi dopo. Ho bisogno di rendere possibile l'impossibile ed ho bisogno che la Easyjet mantenga la tratta Milano-Belgrado.
Signor Easyjet, questa è una supplica, lo faccia in nome dell'Amore perché in questo mondo buio, privo di certezze e ricco di violenza, in cui, se è vero che l'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di un dio, si ammette che questo uccida e semini morte ovunque attorno a lui, allora c'è bisogno di qualcosa di più forte di tutto questo, più forte della paura, del sangue, della morte. Qualcosa che non credevo potessi provare e di cui facevo fatica a realizzare l'esistenza: l'Amore.
La prego, non neghi ai presuntuosi italiani la possibilità di conoscere la gentilezza dei serbi, di mangiare burek a colazione e di vedere al tramonto il Sava e il Danubio che si incrociano. E soprattutto, non neghi a me la possibilità di vivere l'amore che spero sia l'ultimo della mia vita, il mio "vissero felici e contenti".

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