Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

venerdì 31 maggio 2013

Non mi smentisco mai.

Per il motivo per cui si dice che il battito d'ali di una farfalla può scatenare un terremoto dall'altra parte del mondo, io mi sento un po' responsabile per questo clima assurdo. In poche parole, se sta piovendo da giorni e più che prepararci all'estate sembra che dobbiamo preparare le zucche per Halloween, potrebbe essere a causa della voglia improvvisa di stare con me stessa che mi prende nei momenti più assurdi portandomi a scrivere post a distanza di un arco di tempo piuttosto breve visti i miei standard. Io sono sempre l'eccesso, sia in positivo che in negativo, le sfumature non fanno per me.
Ecco, a proposito di eccessi...
Riesco a non smentirmi mai.
La verità è che mi faccio letteralmente sopraffare dalle emozioni, è sempre stato così. Dico sempre di avere il carattere dei gatti, anzi, in realtà lo dicono un po' tutti quelli che mi conoscono... Questo perchè sono diffidente, fredda e talvolta riesco a risultare antipatica persino a me stessa. Anzi, molto spesso in effetti.
Sono una di quelle persone che mette molta distanza tra sè gli altri e mi ci vuole parecchio per sciogliermi definitivamente, anche se resto sempre un po' sulla difensiva. Però allo stesso tempo cerco di mascherare questo aspetto del mio carattere, cerco di far uscire l'animatrice, di far sì che sia Curlyaitch ad interagire con gli altri e non la timida e diffidente Helda. Sì, lo so, questa storia dell'alterego mi fa avere continue crisi di identità e passo dall'attribuirmi da sola infinite maschere pirandelliane all'essere la versione meno nevrotica di Dr. Jackyll e Mr. Hyde. Sempre a proposito di eccessi, insomma... io sono la personificazione dell'ossimoro.
Proprio perchè sono in continua contraddizione con me stessa, per una strana legge del contrappasso, nonostante tutte le precauzioni e le distanze che prendo inconsciamente dal mondo, alla fine vengo comunque sopraffatta dalle emozioni, dai miei sentimenti... Ecco, a volte sono così intensi che quando riescono ad abbattere la barriera di ghiaccio che mi circonda, mi sconvolgono letteralmente. La maggior parte delle volte non sono preparata a quello che provo, semplicemente non so di provarlo fino a quel momento perchè cerco sempre di restringere il più possibile la mia sfera emotiva.
È una lotta contro me stessa che alla fine perdo sempre. In qualsiasi caso.
Ecco perchè ogni estate, quando le vacanze finiscono, io sono sempre quella che piange disperata, non solo perchè la maggior parte delle volte mi sono presa una cotta allucinante ed improbabile per qualcuno - nei casi peggiori anche più di uno! -, ecco perchè se finisce qualcosa a cui sono particolarmente legata come un programma radiofonico, una tournèe o qualsiasi altra cosa, sto male ed ecco perchè oggi l'ultima lezione di quest'anno mi ha reso particolarmente malinconica. Questo perchè tendo ad affezionarmi in maniera spropositata e totalitaria alle persone ed è una cosa che spesso sfugge dal mio controllo maniacale. Adesso probabilmente qualche sedicente psicologo di turno mi dirà che questo è chiaramente un bisogno di affetto o qualcosa del genere... Beh, in mia difesa dico che in un mondo di stitici emotivi, un po' di affetto non farebbe male comunque.
E ad ogni modo questa è stata la conclusione migliore di questo primo semestre da frequentante e da studentessa fuori sede. Sono stati mesi tremendi e stupendi ed una grande parte del loro essere stati così belli deriva dal fatto che sto facendo quello che ho sempre sognato e che le giornate intere passate nel Dipartimento di Musica e Spettacolo in Via Barberia 4 sono state decisamente migliorate dalle persone che hanno condiviso con me quelle mura affrescate e quelle lezioni, così incomprensibili, demotivanti e belle. Oggi è finito ufficialmente il mio secondo anno al DAMS, questo significa che il mio titolo di dottoressa in musicologia si sta lentamente avvicinando... Certo, mancano un'infinità di esami e ancora un altro anno accademico, ma in fondo io non mi smentisco mai... Mi lascio sopraffare dalle emozioni e dalla velocità con cui la mia mente produce incredibili film mentali. 
E comunque ora mi tocca sopravvivere agli esami! 

martedì 28 maggio 2013

Sono contrariata.

Sono contrariata. È la frase del giorno, sì perchè io ho anche una "frase del giorno", c'è chi si sveglia la mattina ripetendo frasi-mantra, magari augurandosi persino il buongiorno da solo, quindi perchè io non potrei avere una "frase del giorno"? Beh, non che ce l'abbia sempre comunque, a volte riesco a svegliarmi già senza parole, altre invece ne avrei così tante che è meglio non esternarle proprio, non sarebbero piacevoli da ascoltare comunque. A volte è capitato anche che mi svegliassi cantando, ma al momento non ricordo l'ultima volta che è successo, non di recente ad ogni modo. Oggi semplicemente sono contrariata.
Non è una lamentela, è un dato di fatto. Tutto oggi contribuisce ad alimentare questa frase. Dalla sveglia che è suonata, troppo presto e troppo insistentemente come al solito, a una manciata di cereali finiti per terra e non nella mia tazza di latte parzialmente scremato, al fatto che mi sia messa a studiare troppo presto come ormai capita da già qualche giorno - qualche! - e che la mia mente era invece troppo concentrata a pensare ad altro anzichè apprendere le infinite nozioni di Storia della Musica del Medioevo e Rinascimento, al fatto che poi sia andata a seguire un corso di tre ore che oggi è durato troppo, più del solito e tutte quelle note, quelle eccezioni, quei se e quei ma hanno solo peggiorato il mio umore, rendendomi ancora più contrariata.
Sono contrariata perchè ho mangiato alle tre del pomeriggio, di fretta e male e perchè alle tre e un quarto ero già con la testa attaccata ai libri, con gli occhi che si chiudevano dal sonno e non è bastata nemmeno un'intera macchinetta di caffè ad impedire a Morfeo di farmi una corte spietata e comunque le otto di sera si sono avvicinate troppo presto e anche la cena, fatta ancora velocemente e male.
Dopo cena e dopo una giornata del genere, il mio cervello si è automaticamente spento, lo vedo lì con le braccia incrociate e il broncio che non ne vuole sapere proprio più di lavorare. Poveretto, cercate di capirlo, in fondo sta cercando di contenere una sommossa da parte dei neuroni che hanno aperto un campo di lotta libera, ma sembra che non ci saranno vincitori.
Così, ho deciso di lasciarlo lì in pace con il suo broncio, a me basta il mio. Avrei voluto ascoltare "Revolver" dei Beatles, così giusto per rilassare quella piccola parte di me che non ha chiuso definitivamente con la musica e tutto ciò che la riguarda, ma a quanto pare su Spotify c'è solo una versione fatta da un'indegna cover band, stonata. Sono davvero contrariata per questo!
E per concludere questa così piacevole giornata, non poteva mancare un bel litigio serale. Con mia madre. Su Skype. Perchè a quanto pare io non posso essere contrariata.
Eppure, rivelazione shock, anche Helda Tassi di tanto in tanto è contrariata e il mondo le sta cordialmente antipatico... Ma in fondo non sarò mai il supereroe che loro si aspettano che io sia.
E comunque ora vado a dormire, sembra che almeno su questo oggi il mio cervello ed io siamo pienamente d'accordo. Soprattutto perchè domani la sveglia suonerà di nuovo troppo presto e mi attenderà una nuova giornata interamente dedita allo studio.
Tra l'altro ho scritto tre post in pochi giorni, so che se dovesse esserci una qualche calamità naturale, potrei esserne in parte responsabile. Va tutto al contrario. E questo mi rende ancora più contrariata.
 

domenica 26 maggio 2013

Backup.

Ascoltando "Backup 1987-2012" di Lorenzo Jovanotti, ho cercato di immaginare come potesse essere quel periodo. I fantastici Anni 80 in Italia... mi sembra quasi di averli vissuti e forse indirettamente è sul serio così, li ho vissuti attraverso i racconti dei miei, i ricordi di mio padre e gli aneddoti che spesso riecheggiano sulle frequenze di Radio Deejay.
Ad esempio chissà come doveva essere San Siro quel 19 luglio del 1980, quando sessantamila persone attendevano trepidanti il concerto di Edoardo Bennato, il primo cantante italiano che ha fatto un concerto in quello stadio riempendolo totalmente, anzi, facendo addirittura ventimila persone in più rispetto a Bob Marley che aveva suonato lì il 27 giugno dello stesso anno, quindi solo poco più di venti giorni prima... Era il periodo in cui Edoardo era la star indiscussa in Italia, il numero uno, quello da cui tutti gli altri che sono venuti dopo hanno preso spunto. Tutti conoscevano le sue canzoni, tutti avevano almeno un suo LP ed alcuni suoi testi erano finiti persino nei libri scolastici di antologia.
Oppure quell'estate di due anni dopo, nell'82 quando Claudio Cecchetto fece uscire il "Gioca Jouer", un tormentone che ha avuto un'immensa fortuna, così tanta che quando nel 2010 ho fatto l'animatrice, ancora la si ascoltava nel villaggio turistico dove lavoravo e tutti la ballavano e la cantavano. Una canzone che per quanto banale, è diventata in qualche modo parte del nostro patrimonio genetico, perchè sebbene quelli della mia generazione nell'82 non ci fossero, comunque conoscono il "Gioca Jouer" come se l'avessero vissuto in prima persona e sono pronta a scommettere che sarà così ancora per parecchio tempo. Quella canzone racchiude la genialità indiscussa di Cecchetto. E dal ricavato del "Gioca Jouer", Claudio prelevò una radio locale di Milano, Radio Music, dalle ceneri della quale creò Radio Deejay che nel giro di pochissimo tempo diventò la frequenza più ricercata in tutta Italia.
Ed è proprio tra i corridoi del Deejay Building in Via Massena 2 a Milano che sono nati - artisticamente parlando - la stragrande maggioranza di artisti che ora rappresenta un po' il fiore all'occhiello del panorama dello spettacolo italiano. Gerry Scotti, che è stato la prima voce della radio, Jovanotti per l'appunto che ha iniziato a lavorare in quella radio quando era appena un ragazzino, Max Pezzali, Linus, Amedeus, solo per citarne alcuni... Oppure un ragazzo siciliano che faceva l'animatore nei villaggi turistici, al quale Cecchetto nel 1989 affidò un programma in radio, Viva Radio Deejay, diventato uno dei programmi di punta tanto da essere trasmesso sia d'inverno a Milano, sia d'estate a Riccione.
Oppure chissà come doveva essere l'estate a Riccione, tra la fine degli '80 e l'inizio dei '90 quando Rosario Fiorello appunto - insieme a Linus ed Amadeus - conduceva il programma televisivo Deejay Beach, all'Aquafan, con la sigla cantata da lui, "Spiagge" e le canzoni più famose di Jovanotti o di un Max Pezzali agli esordi e la Deejay Parade di Albertino con tutti i tormentoni di quell'anno...
No, io non c'ero. Ero bambina quando guardavo Fiorello presentare il Karaoke, ma ne ho dei ricordi sbiaditissimi. Ma se si potesse avere una macchina del tempo, ecco, probabilmente un periodo che mi piacerebbe poter vivere, sarebbe proprio questo. Gli incredibili Anni '80.


Scusate per la banalità del post. Quando ho iniziato a scriverlo mi sembrava più profondo, forse è la bellissima musica di Jovanotti ad offuscarmi la mente e forse anche il fomento per la risposta di quello che potrei definire il mio più grande "idolo" su Twitter ieri sera.

venerdì 24 maggio 2013

La tanto agognata indipendenza.

Molto spesso quando si diventa adolescenti si ha un sogno ricorrente, quello dell'andare a vivere da soli. Sembra il traguardo più grosso che possa raggiungere un individuo, come se ottenuta la tanto agognata indipendenza, la strada per raggiungere i propri obbiettivi sia tutta in discesa.
Nell'immaginario collettivo vivere da soli è sinonimo di tanti aspetti positivi, significa essere adulti e quindi poter fare ciò che si vuole.
Quante volte abbiamo affermato che a diciott'anni saremmo andati via di casa?
Ci lasciamo affascinare dall'idea di non avere nessuno che ci dica cosa fare, quando farlo e in che modo farlo; dalla possibilità di poterci rimpinzare di schifezze; di poter andare a dormire all'orario che ci pare, magari restando fino a tarda notte davanti al computer, a leggere o a fare altro, senza che nessuno abbia qualcosa in contrario, semplicemente perchè nessuno lo saprebbe; ci stuzzica l'idea di poter lasciare tutto in disordine e di piegare i vestiti nell'armadio come ci pare e piace e sticazzi se la piega è fatta male o se li indosseremo stropicciati la prossima volta; possiamo vestirci come vogliamo, mettere tacchi alti pur essendo inappropriati; ci lasciamo eccitare dalla possibilità di poter portare chiunque a casa, di fare sesso con tranquillità e di non avere la fretta e la paura di essere scoperti da un momento all'altro, o semplicemente di poter alzare il gomito e vomitare sullo zerbino d'ingresso senza la preoccupazione della partaccia il giorno dopo.
Sì, detto così, sembra tutto molto figo. Ma crescere è una faccenda complicata, figuriamoci l'indipendenza!
Nei nostri pensieri più nascosti e proibiti non mettiamo mai in conto gli aspetti negativi e ancora di meno le cose più banali. L'indipendenza è divertente solo per i primi sette giorni, forse anche meno.
Nessuno pensa mai a quanto sia scocciante dover fare la spesa, passare momenti interminabili tra gli scaffali di un supermercato affollato che caccia fuori le caratteristiche più negative delle persone e dover scegliere cosa comprare, cosa cucinare, come cucinarlo... Non si può vivere solo di pizza, patatine e gelato, per quanto buoni, dopo un po' stancherebbero. 
Nei nostri vagheggiamenti sulla vita da soli, non pensiamo che dopo una giornata stancante, non troveremo un bel piatto caldo già pronto in tavola, o la casa pulita, nè tantomeno qualcuno che ci lavi i vestiti... Ma dovremo pensare noi a fare tutto questo. 
La realtà è che dobbiamo fare i conti con la nostra cucina, che fa schifo. Che la lavatrice ha dieci programmi diversi, per capi diversi e lavaggi diversi e che i simboli affiancati ai numeri dei vari programmi potrebbero essere uno scherzo di cattivo gusto di qualche studioso di geroglifici di chissà quale civiltà preistoria. Che l'idea di tornare a casa ubriachi e vomitare sullo zerbino, non è poi tanto gloriosa considerando la prospettiva di doverlo pulire. Che il silenzio è così assordante che qualsiasi rumure, persino l'acqua che sgocciola nel lavandino, ci sembrerà inquietante. Che se avete preso l'influenza, non c'è nessuno che ci prenderà la medicina giusta e si sorbirà con pazienza le nostre lamentele fin quando non l'avremo presa, ma dovremo uscire noi a prenderla anche se non ci sentiamo bene.
Per questo, quando qualche mio coetaneo se ne esce con frasi del tipo "Vivi da sola? Che figata!", ho lo stesso temperamento di un toro al quale viene sventolato in faccia un telo rosso...
Certo, vivere da soli ha i suoi lati vantaggi e poi mettere i tacchi alti, la libertà di fare sesso e il fatto che i tuoi non ti stiano addosso, in fondo... non è affatto male. Ma tra tutti gli aggettivi che potrei dare alla "tanto agognata" indipendenza, di sicuro non sceglierei figata

domenica 12 maggio 2013

Incomprensioni.

Ecco il mio nuovo video... Cioè, relativamente nuovo dato che l'ho caricato più di dieci giorni fa, ma purtroppo ha avuto poca fortuna.
Ho intenzione di fare un vlog presto, che potrebbe portare a una serie di vlog se la risposta sarà positiva. Un vlog per il mio primo anno su Youtube, in cui risponderò alle domande che nel corso di questo periodo da youtuber mi sono state fatte, quindi se avete qualcosa da chiedermi, o dei suggerimenti sul nome che potrei dare ai miei vlog o qualsiasi altra cosa, potete scrivermi un commento al video, o su Twitter (@heldatassi), oppure sulla mia pagina Facebook (Curlyaitch). Risponderò a tutti nel vlog che farò a breve.
Detto questo, vi lascio al mio ultimo video. Se vi va, condividetelo sui vostri vari account sparsi per il web, io ve ne sarei grata.

sabato 11 maggio 2013

Hai l'occasione per poter volare.

Nella mia avvilente indecisione, nella paura di sbagliare e negli infiniti dubbi, c'è qualcosa di buono, ho sempre saputo che cosa volevo nella mia vita. Mi sembra già una grande fortuna, visto che la maggior parte delle persone non sa cosa vuole, io forse non saprò tutto, ma almeno ho le idee abbastanza chiare sui miei obbiettivi ed è un grande traguardo già questo. L'avere un padre musicista, l'essere cresciuta a pane e musica ed aver avuto la fortuna di vivere esperienze che per quasi tutti possono solo essere sognate, ha probabilmente contribuito a fissare i miei obbiettivi, a rafforzarli con il tempo e a farli crescere insieme a me.
Quando da bambina dicevo di voler fare la cantante, tutti sorridevano, ero solo una bambina e crescendo avrei avuto un po' di buon senso; buon senso che non è mai arrivato, perchè ancora adesso rispondo a tutti allo stesso modo. Certo, al voler cantare - che è comunque ciò che voglio fare sopra ogni altra cosa -, si sono aggiunti altri obbiettivi, altri sogni altrettanto importanti. Sogni per cui vale la pena lottare. 
Quando a gennaio mi sono trasferita a Bologna, si prospettava davanti a me un inverno lungo e freddo. L'avevo capito già dalla neve che vedevo di tanto in tanto durante il mio viaggio in treno, quel viaggio che ha segnato il mio definitivo trasferimento, una svolta della mia vita. In quel momento non sapevo come sarebbe stata la svolta, sapevo che alle mie spalle lasciavo molto e che davanti a me c'era la nebbia. Tanta nebbia. Dev'essere stata una bella scarica di adrenalina attraversare la coltre di nebbia, camminare lentamente senza sapere dove mettere i piedi... il tanto temuto salto nel vuoto. Ma dovevo andare avanti, dovevo continuare la mia lotta contro i mulini a vento. Poi ho capito, la nebbia non era attorno a me, ma nella mia testa, così come i mulini. Ho letto da qualche parte che il nostro cervello durante il sogno produca una sostanza particolare, una sorta di fumo... Io mi sono semplicemente limitata a seguire i miei sogni. Come sempre. Poi l'inverno è passato, molto più velocemente di quanto mi aspettassi. Ho superato la nebbia, la neve, il freddo, la solitudine; certo, non è stato facile, ma se non uccide, fortifica, no?
Ad ogni modo non riesco a pentirmi delle scelte che ho fatto, non so dove mi porteranno, forse a niente o forse dovunque io voglia. Sono ottimista, lo sono sempre stata. Sono cresciuta con un grande esempio, una persona che ha fatto della perseveranza il suo motto ed è arrivata esattamente dove voleva. Essendo un esempio molto vicino a me, non riesco a non seguirlo e per quanto mi riguarda, va bene così.
"Ma che ne sai, se non ci provi mai? Che rischi corri se non vuoi volare? Coi piedi a terra, legato alla ragione, ti passa presto la voglia di volare... E anche se fosse solo finzione, vale la pena almeno di tentare. Se è un'occasione per poter volare, allora non la sprecare... prova a volare!"