Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

giovedì 26 giugno 2014

QUESTO sì che è per te.

Ciao.
Odio Facebook.
A me piacciono così.
Scopro solo ora che hai un blog.
Mi manchi, mi dai il tuo numero?
Farfalle nello stomaco.
Mi dispiacerebbe se ti innamorassi di me.
Così ci salteremmo addosso.
Nero.
Universo parallelo.
Sei bella.
Se fossi lì...?
Foto.
Labbra.
Te.
Un regalo.
Devi decidere tu.
Mio.
Hai paura che io ti baci.
Così sei pericolosamente vicina.
Panchina.
Mi manchi.
Un anno.
Sparito.
Devo dimenticare.
Distrazioni.
Inutile.
Non ce la faccio.
Ti voglio.
Tristezza.
What's App.
Tu.
Di nuovo.
Assenza.
Ansia.
TI VOGLIO.
Baci.
Bagno.
Sono felice.
Ci si pente delle cose brutte, che io sappia.
Sparito.
Dolore.
Smettila di pensarlo.
Mi manchi.
La devo smettere.
Contro di me.
Gioco della lattina.
Coast to coast.
È bellissimo.
Due anni.
Che significa che sei innamorata di lui?
Hablo.
Vaffanculo.
Stronzo, stupido e presuntuoso.
Buon pomeriggio.


Scusa.
Torna.
Non è definitivo.
Per sempre.
Addio.


Ti amo.


domenica 15 giugno 2014

Maleficent: il vero amore non esiste.

Maleficent ovvero per la prima volta la Jolie mi ha fatto provare emozioni.
Lo ammetto, La Bella Addormentata Nel Bosco era quel classico Disney che da piccola guardavo solo quando ero particolarmente coraggiosa - cioè quasi mai - visto che mi faceva paura e, con ogni probabilità, la paura degli aghi mi (ci?) è venuta proprio per colpa di quel cartone. Per carità, era bellissimo: Aurora era molto più figa e simpatica di quelle due inutili principesse quali Cenerentola e Biancaneve e Filippo era il principe più gnocco dopo Eric di Ariel; ma la scena del fuso, quando Aurora cammina impossessata e sale tutte quelle scale per poi pungersi mentre Filippo lotta contro un drago che incendia tutto come se fosse un enorme barbecue, a me spaventava. Tanto.
Però ho ventun'anni e, dopo aver visto Kristen Stewart nei panni di Biancaneve essere considerata più bella di Charlize Theron (e farsi Chris Hemsworth), pensavo di essere ormai pronta a tutto, per cui mi sono fatta coraggio e finalmente sono andata al cinema a vedere Maleficent ripetendomi un mantra: Angelina Jolie è Malefica e non potrà mai farmi paura.
Infatti.
Il mio amore per la Jolie è al pari di quello per Monica Bellucci. Entrambe considerate tra le donne più belle del mondo e tra le attrici più brave. Potrei anche essere d'accordo per il primo punto, ma... attrici più brave? Sì, davvero brave se si considera che la tartaruga marina di una mia amica ha una mimica facciale più espressiva della loro, la cui espressione non varia per nessuno stato d'animo che devono rappresentare (come ricordo nel video L'espressività di... Monica Bellucci).
In Maleficent la Jolie non si è riscattata ai miei occhi, ma il film nel suo insieme, l'ha resa decisamente più simpatica da farmi quasi pensare di perdonarla per la sua relazione del tutto inopportuna con Brad. Quasi.
L'unica cosa che un po' mi ha turbata è la sua dentatura, ho passato gran parte del film a chiedermi ma quanti denti ha in bocca la Jolie?
Bel film, mi è piaciuta pure la scelta degli attori che non rasentavano insopportabilmente la perfezione; Aurora era una ragazza normale e Filippo non era il solito principe biondo e scultoreo (e anche un po' gay) che di solito propinano nei film. Bella la fotografia, gli effetti speciali, bella pure Lana Del Rey che ha cantato Once Upon A Dream. Bello tutto, insomma.
Bella soprattutto l'evoluzione della trama che ha abbandonato quella più scontata del classico animato, motivo che ha fatto guadagnare alla Jolie le mie lacrime. Un fiume di lacrime.
C'è da dire che mia madre mi chiama spesso bestiolina, che ero al cinema con lei dopo quasi un mese che non la vedevo e che ho un esaurimento nervoso a causa dello stress, del caldo e dello studio. Quindi... tante lacrime.
Lacrime e finale incredibile a parte, ho la convinzione che il film sia stato prodotto con lo scopo di lasciare un messaggio a Helda Tassi.
Il vero amore non esiste. O almeno non come la Disney ha sempre cercato di farcelo immaginare. Non ci si innamora a prima vista. L'amore non è per niente una cosa semplice, è un processo lungo, complicato, inconsapevole e a volte - purtroppo - unilaterale e fa male. E, per quanto tu possa aspettare il bacio del ragazzo di cui sei innamorata, l'unico bacio che credi sia in grado di svegliarti da quel metaforico sonno eterno, prima o poi devi capire che potrebbe non arrivare mai o che potrebbe arrivare senza sortire l'effetto desiderato perchè non è ricambiato allo stesso modo. E allora avrai bisogno dell'amore di qualcun altro per aprire gli occhi. Qualcuno che non sparirà mai dopo averti dato quel bacio, qualcuno come una mamma il cui amore non può svanire. O almeno non dovrebbe. Ma di sicuro è molto più sincero e vero di qualsiasi altro amore ci sia nella vita di una persona.
Purtroppo.
Ma Malefica lascia un insegnamento importante: non importa quanto tu sia ferita, quanto dolore tu abbia provato, quante volte tu ti sia svegliata nel cuore della notte piangendo e quanta rabbia tu abbia provato nei confronti di quella persona e di te stessa, alla fine tutto passa e allora si torna ad amare.
Grazie Disney per avermi illusa per anni con sta storia del bacio del vero amore, per avermi fatto sperare di vivere un amore da favola, forte, intenso e invincibile e poi avermi spiattellato brutalmente in faccia che il vero amore non esiste. Io ero ancora lì ad aspettare che qualcuno cantasse la strofa successiva della canzone che stavo cantando io ed ecco che ora avrò bisogno di andare in analisi. Grazie, davvero.
Per disperazione aspetterò l'uscita del DVD di Maleficent e lo guarderò fino a consumarlo.
(E grazie al cazzo che Malefica diventa cattiva: si innamora di uno che vuole distruggerla per il suo potere personale, diventerei anche io la peggiore delle streghe.)

lunedì 2 giugno 2014

Daje, famo un post sul #relive.

Ieri, 1 giugno 2014, ho festeggiato gli otto anni esatti dalla mia cosiddetta data zero in tournèe. E non avrei potuto celebrare meglio questi otto anni di concerti, di palchi, di emozioni, di facce, di sorrisi e di vita, se non proprio su un palco. E che palco!
Per quanto lei mi stia antipatica, direi che è il caso di citare una frase di Emma detta proprio ieri: "Non avevo ancora fatto l'amore sotto al Duomo di Milano". Esatto, io stessa non avrei saputo dirlo meglio.
Per cui, ripresami dall'euforia e non del tutto dalla stanchezza, eccomi a scrivere un post sul concerto di Radio Italia.
Sarei quasi tentata di scrivere uno di quei post che amavo tanto pubblicare sul Live Space (eh, sono vecchia) quando avevo tredici anni, con tanto di ringraziamenti a staff, band e chi più ne ha più ne metta e tutto il resto... Per fortuna il passaggio dal Live Space a WordPress ha cancellato direttamente quei post di una pischella fortunata, levandomi automaticamente l'imbarazzo di ritrovarli per caso e rileggerli. Però me li ricordo molto bene.
Ricordo anche molto bene le emozioni che provavo quando salivo per la prima volta sui vari palchi. La provo tuttora, solo che sono - e vorrei ben dire! - più matura e più capace di gestirle.
Per cui sono tornata nella ormai familiare Milano, niente viaggio frenetico e veloce in macchina stavolta, ma un treno altavelocità in solitudine, un giro in centro con la band, la camera allo Sheraton, il pranzo nel ristorante dell'albergo con Alex e i Negramaro... Insomma, se non fossi ormai abituata a situazioni del genere, mi ripeterei di cambiare spacciatore perchè sarebbe piuttosto irreale. Lo è, ma non per me.
Poi una bella doccia, i miei immancabili preparativi pre-live che mi faranno sempre guadagnare le battutine di mio padre che ripete che sono più star io che atre che lo sono effettivamente e poi dritti in Piazza Duomo. Tralasciando Edoardo che ha fatto andare me nell'auto di Radio Italia mandata per lui, mentre lui è andato con il furgone insieme alla band perchè così preferiva, per cui quando siamo arrivati nel backstage mi sono ritrovata gli occhi di un numero esorbitante di persone che cercava di capire chi fossi dei vari artisti e tralasciando pure la quantità considerevole di mani che ho stretto e di nomi che perlopiù non ricordo, il concerto di Radio Italia è stato una figata pazzesca. Ecco, sono sicura che questo è un termine tecnico molto usato nell'ambiente.
La mia stima va a Biagio Antonacci che ha aperto il live, stonando. Cioè, non ha intonato una nota nemmeno per sbaglio, incredibile! Però il suo è un grandissimo messaggio di speranza: se lui è considerato uno dei migliori cantanti in Italia, ha riempito San Siro per i suoi vent'anni di carriera ed ha venduto un bel po' di dischi, allora tutti possono cantare. Emma invece mi ha dimostrato ancora una volta la sua femminilità alla Rambo e la sua raffinatezza, con quel vestito così sobrio ed elegante. Alex sempre più bello che, durante il suo momento, mi ha fatto cantare a squarcia gola giù dal palco che ancora sono afona. Luca e Paolo grandissimi e Laura Pausini che mi è passata davanti prima di chiudersi nel camerino accanto a quello di Edoardo e lì ho dovuto seriamente trattenere una cascata di lacrime.
Ok, quest'ultima parte sembra un po' quei post di "Helda James", quindi la finisco qui.
No, scherzi a parte, per quanto sia cocciuto e surreale continuare a ripeterlo, sono sempre più convinta - soprattutto dopo aver preso parte ad eventi del genere - che io non desidero niente di più di questo per il mio futuro.