Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

domenica 31 dicembre 2017

Goodbye 2017

Questo è uno di quei post un po' melensi e scontati in cui tiro le somme di quest'anno e sì, voglio essere melensa e scontata perché è l'ultima volta che posso concedermelo prima che termini questo 2017.
Duemiladiciassette. Non sono superstiziosa, ma trecentosessantacinque giorni sono bastati per farmi iniziare a credere che forse dovrei esserlo, almeno un po'. Eh sì perché questo è stato un anno di grandi contraddizioni, iniziato nella bellissima Dublino insieme alle mie amiche, senza fuochi d'artificio e ora si sta per concludere - mio malgrado - a Napoli in cui già adesso risuonano i rumori inquietanti e caotici dei troppi fuochi d'artificio e botti. È iniziato nel migliore dei modi possibili e sembrava essere finalmente il mio anno: a Gennaio 2017 penso di essere stata tra le persone più felici al mondo, avevo avuto la possibilità di fare uno stage che mi faceva sognare solo al pensiero, ero miracolosamente riuscita a comprare i biglietti per il concerto di Ed Sheeran e c'era l'amore nella mia vita... Poi quel picco di felicità che pensavo essere indistruttibile, si è sgretolato portando con sé alti e bassi senza vie di mezzo.
Ma nonostante questo si sia dimostrato un anno un po' sfigato fino a cinque minuti fa - e, confesso, temo ad immaginare cos'altro potrebbe succedere nelle restanti sei ore -, devo molto a questo ossimorico 2017. Innanzitutto gli devo una maggiore consapevolezza di me stessa, in questi dodici mesi ho realizzato di non essere la persona perfetta ed impeccabile che spesso mi impongo di essere perché nessuno può essere perfetto ed impeccabile sempre e comunque, anche io commetto degli errori ed un errore quest'anno mi è costato parecchio, ma ho anche imparato che, proprio grazie agli errori, si può imparare e si può crescere, anche se fanno un male assurdo. Ho imparato che posso ancora amare e quest'anno ho amato con tutta me stessa, anche se purtroppo non era ricambiato e alla fine mi ha lasciato con molte lacrime durate più di nove mesi, un forte senso di angoscia, un vuoto nel petto ed a volte un leggero spirito autodistruttivo (ma ho letto che è normale, però ora basta!); questo non significa che abbia smesso di amare o che in futuro non possa amare di nuovo così tanto, tuttavia non sono nemmeno pronta a lasciare andare completamente, anche se prima o poi dovrò decidermi a farlo. Questo è stato l'anno delle grandi speranze e della dura realtà, dei ritorni e degli addii, della perseveranza e della rinuncia, della forza e della debolezza, delle notizie bellissime e degli eventi orribili. Un ossimoro, proprio come lo sono io. E soprattutto è stato un anno infinitamente lungo e sorprendentemente corto.
Non ho una lista di buoni propositi da sciorinare prima del 2018, le cose che voglio sostanzialmente sono le stesse che mi auguravo all'inizio del 2017 e quindi - per scaramanzia - stavolta non le dico e me le tengo per me. Però una cosa la voglio: voglio essere smoderatamente felice e farò qualsiasi cosa per riuscirci, d'altronde io sono una Guerriera e alla fine riesco sempre ad ottenere ciò che voglio, forse con fatica, pensando di non farcela e con molte difficoltà, ma poi ce la faccio sempre.
Ma soprattutto... giuro solennemente di non avere buone intenzioni perché sono certa che il meglio deve ancora venire, anzi sta per arrivare!
Questi sono i 18 momenti "più felici" che ho fotografato nel 2017.


venerdì 3 novembre 2017

Non importa

Non importa.
Non importa quanti drink berrai per smettere di pensarlo, a quante feste andrai per distrarti, quante volte farai le cose più improbabili con le amiche fingendo di stare bene e quante volte cambierai discorso quando ti chiederanno "come stai?".
Non importa quanto sorriderai quando qualcun altro ti farà dei complimenti e flirterà con te, quante occhiate attirerai nel tuo vestito migliore il sabato sera mentre fai aperitivo; non importa quanti ragazzi frequenterai, bacerai o con quanti andrai a letto per dimenticarlo, anche se in fondo sai che sarà inutile.
Non importa quante lacrime verserai, giorno dopo giorno; non importa che a farti piangere saranno le cose più normali, come una canzone, una frase di un libro o un film. Davvero, non importa.
Non importa quante volte ti sveglierai nel cuore della notte perché l'hai sognato, quanto gli altri ti dicano che "è meglio così, passerà" perché per te non è affatto meglio così e quando passerà sarà stato già troppo doloroso. Non importa se smetterai di seguirlo da ogni Social pensando che lontano dagli occhi, lontano dal cuore, pur sapendo che il tuo cuore non ha bisogno di occhi che vedano per essere troppo vicino a chi non dovrebbe.
Non importa che Giulietta si sia uccisa per amore, che Medea sia impazzita per l'amore non corrisposto, che Clorinda sia stata uccisa dal suo amore.
Non importa che ogni giorno tu ti senta sprofondare sempre di più in questo abisso profondo ed oscuro da cui nessuno può salvarti, a parte lui ed è l'unica persona che non ti salverebbe; non importa quanto dolore tu possa provare pensando di arrenderti, di non farcela più.
Non importa quanto freddo sentirai, sola nel tuo letto, ripensando a tutto quello che c'è stato tra voi; non importa che avrai la nausea e ti passerà la fame di continuo; non importa quanta tristezza può celarsi dietro una risata.
Importa solo che prima o poi berrai un drink e davvero non starai pensando a lui, che starai sul serio bene, senza dover mentire; che la canzone triste che per mesi hai ascoltato in loop ora non ti fa più male. Che vedere una sua foto per sbaglio non ti farà sentire il cuore spaccarsi in migliaia di pezzi o che saperlo tra le braccia di un'altra non ti farà più desiderare di morire. Che alla fine frequentarai, bacerai o andrai a letto con qualcuno perché lo vuoi davvero, perché ti fa provare qualcosa e non per provare a dimenticare.
Importa solo che il dolore svanisce, anche se ti chiederai come hai fatto a sopravvivere e quanto tu sia cambiata profondamente per essere riuscita ad andare avanti, alla fine.
Importa che Giulietta, Medea e Clorinda non sono gli unici esempi, perché alla fine Elizabeth riesce ad avere il suo Mr. Darcy, nonostante l'orgoglio e il pregiudizio. 
Importa che tutto passa con il tempo. 
Ma non adesso, adesso c'è bisogno di altro tempo.





«Mi manchi che quasi ti odio e poi ti odio che quasi mi manchi, ma intanto mi manchi ed oggi forse un poco di più. E scoprirò che ho bisogno di te mentre ti sto già cercando da un po'; saremo come due amanti in un film che tanto finisce bene...»

venerdì 27 ottobre 2017

Are you ready for it?

Negli ultimi anni Taylor Swift è diventata una delle cantanti più acclamate al mondo e, nel corso dei cinque album che ha pubblicato, ha avuto un escalation sempre maggiore. Love Story è considerata la canzone Country più venduta della storia, in seguito Speak Now è entrato nei Guinnes World Record come album con la più veloce vendita digitale e con il maggior numero di canzoni in classifica simultaneamente di un'artista femminile, poi con il disco e il tour di Red è entrata ufficialmente a far parte della lista di artisti con più vendite ed infine con 1989 ha superato ogni record sorprendendo chi le aveva sconsigliato di abbandonare il Country per abbracciare un Pop più mainstream; 1989, infatti, non solo ha venduto dieci milioni di copie in tutto il mondo, ma le ha fruttato numerosi premi importanti e soprattutto l'ha portata ad essere la prima artista femminile a raggiungere il traguardo di un miliardo di visualizzazioni con i video di Shake It Off, Blank Space e Bad Blood.
Dopo traguardi del genere la Swift non poteva che tornare sulle scene musicali in modo ancora più sorprendente e l'ha fatto innanzitutto mediante una forte attività promozionale: ad Agosto ha infatti eliminato ogni contenuto presente sulle sue pagine Social rendendole così bianche e prive di post per alcuni giorni, poi sono apparsi dei veloci - ed un po' inquietanti - video di serpenti ed infine il 25 Agosto 2017 è uscito il nuovo singolo, Look What You Made Me Do che ha immediatamente infranto ogni record: ha esordito subito al primo posto della classifica di iTunes in 74 paesi ed è stato il brano più trasmesso su Spotify con oltre 8 milioni di streaming rendendo così Taylor Swift l'artista femminile più ascoltata nella storia della piattaforma in 24 ore e l'artista più passata nelle radio statunitensi durante quel giorno. Anche il video non è stato da meno, perché in ventiquattro ore è stato quello più visualizzato su YouTube. Ma con questo singolo Taylor ha fatto capire subito che non è più la stessa del passato, sfruttando infatti le critiche che spesso le sono state mosse da altri artisti e dai media, ha specificato che la vecchia Taylor è morta. Look What You Made Me Do è infatti la canzone più arrabbiata ed aspra che lei abbia mai scritto ed il video non è da meno: attraverso riferimenti a video del passato e ad episodi di gossip che l'hanno vista protagonista (come la disputa con Kanye West o il litigio con Katy Perry), Taylor si distacca totalmente dalla ragazzina dai lunghi capelli biondi ed ondulati, con la chitarra in mano e l'atmosfera un po' fiabesca, diventando invece una donna dura, scura ed arrabbiata che ironicamente indossa la veste di "serpe" che le hanno affibbiato per far capire molto chiaramente qual è il suo punto di vista.
"The old Taylor can't come to the phone right now... Why? Oh, 'cause she's dead!"
Lontano dai suoni armonici di chitarra e dalle canzoni ispirate ad amori finiti o non corrisposti - a cui tutte noi ci siamo rispecchiate almeno una volta -, il nuovo album di Taylor Swift, Reputation che uscirà il 10 Novembre, si preannuncia totalmente diverso dai suoi precedenti lavori e a dimostrarlo sono anche gli altri due singoli che ne anticipano l'uscita, ...Ready For It? e in parte anche Gorgeous che, come il primo, hanno un suono Pop che sfocia fortemente nell'elettronica con beat artificiali, musica riprodotta elettronicamente e voce graffiante ed alterata.
Stanotte è uscito anche il video di ...Ready For It? che riprende la stessa atmosfera dark e leggermente inquietante di Look What You Made Me Do, anche se stavolta lei non è una zombie... Sebbene mi manchino gli scenari romantici di Wildest Dreams, trovo una certa continuità nei suoi ultimi videoclip; se si esclude infatti New Romantics che è un omaggio al successo di The 1989 World Tour e I Don't Wanna Live Forever cantata con Zayn Malik per la colonna sonora di 50 Shades Darker, nel video di Out Of The Woods - che è stato l'ultimo vero videoclip realizzato per l'album 1989 - lei ha un vestito celeste che è poi quello che indossa di nuovo nella prima scena di LWYMMD sotto forma di zombie, quasi come a voler dire che dal bosco ci è uscita ma è anche morta lì dentro ed è resuscitata, quindi cambiata inevitabilmente. Infine in ...Ready For It? si assiste al vero cambiamento, Taylor infatti è sdoppiata: c'è una Taylor oscura e quasi aliena che tiene prigioniera la vera Taylor che alla fine riesce a liberarsi e a sconfiggere la sua parte dark, ovvero quella che gli altri descrivono di lei.
Nonostante il suo significato nascosto, ho comunque sperato che, durante la scena sul cavallo bianco, ci fosse un veloce cameo delle riprese a cavallo dei video di Wildest Dreams, Blank Space e Love Story tornando così ad atmosfere meno cupe, ad una lei meno arrabbiata e a canzoni con maggiore spessore musicale (e per "spessore musicale" intendo musica suonata con uno strumento vero). Ma per questo forse bisognerà aspettare il video di Gorgeous che è una canzone più morbida rispetto alle prime due o forse bisognerà attenere che la fase Reputation passi del tutto.
Ad ogni modo, anche se da sua grande fan non sono molto soddisfatta della direzione che abbia intrapreso musicalmente parlando con questo nuovo album, non vedo l'ora che arrivi il 10 Novembre per poterlo ascoltare tutto e poter dare un giudizio completo. In fondo già con Gorgeous ha in parte dato voce ai miei pensieri con svariate frasi della canzone e probabilmente ci saranno altri pezzi in cui mi identificherò come ho sempre fatto con le sue canzoni ed inevitabilmente mi faranno pensare ai miei amori non del tutto dimenticati e alla fine rivaluterò questo disco. I'm ready for it!


giovedì 7 settembre 2017

Coraggio

Ho perso la voglia di scrivere, insieme all'amore, una memory card da 16 GB per la mia Reflex e ad un po' di ottimismo. E sei mesi sembrano essere passati troppo lentamente ed al contempo troppo velocemente.
E nel frattempo in questi lunghissimi e velocissimi sei mesi ho trovato il coraggio. In tutte le sue sfaccettature, diverse per ogni persona la cui vita per un motivo o per un altro si è incrociata alla mia in questo mezzo anno e ciascuna di loro mi ha mostrato ogni aspetto del coraggio ed è riuscita a farmi essere un po' più coraggiosa di sei mesi fa, forse.
Ho trovato il coraggio di ammettere di aver sbagliato, ma di non aver commesso un errore così grave da non poter rimediare e migliorare la prossima volta; il coraggio di affermare senza vergogna che il disco da solista di Harry Styles è proprio bello e che, purtroppo, il nuovo singolo di Taylor Swift è un po' deludente; il coraggio di trasferirsi a Cambridge a lavorare, nonostante sembri un salto nel vuoto, nonostante sarà tutto diverso lì, però qui resta tutto troppo uguale; il coraggio di affrontare nuove terribili sfide, per la terza volta, senza arrendersi mai e, una volta superate, rendersi conto di aver bisogno di un aiuto per smettere di pensare a quello che si è passato; il coraggio di accettare che una figlia di diciotto anni vada a fare l'università in un'altra città, che anche se hai sempre incoraggiato gli altri a fare lo stesso, ora da mamma giustamente ne soffri un po', ma resti una persona di grande intelletto e provi un po' di affetto in più per quella studentessa che qualche anno fa era testarda e si rifiutava di riconoscere un "ut+congiuntivo" in una versione di latino ma aveva delle capacità che tu hai aiutato a tirar fuori e che ha seguito lo stesso percorso che a breve percorrerà tua figlia; il coraggio di rimuovere un insetto morto dal bagno facendosi forza nonostante la propria entomofobia.
Il coraggio di accettare l'allontanamento della persona che si ama, di andare avanti nonostante faccia male, di capire che è stata una persona deludente che magari in situazioni difficili non ha dato il conforto che si sperava, di realizzare di essere stati traditi ed abbandonati e provare a non cercare più quella persona, capendo che non è adatta; ma anche il coraggio di ricordare, perché ci sono persone che semplicemente non si può smettere di amare nonostante non ci siano più.
Il coraggio di accettare che le cose non sempre vanno come si sperava, ma questo non vuol dire che non possano andare meglio. Il coraggio di non tenersi tutto dentro ma aprirsi a qualcuno, che magari parlare non risolve i problemi, ma forse aiuta ad allentarne un po' il peso; il coraggio di rivedere il primo amore e rendersi conto che, nonostante qualche farfalla superstite nello stomaco, ormai è passato. Il coraggio di dire ad un'amica che sta sbagliando, anche se non è quello che vorrebbe sentirsi dire; il coraggio di partire da sola per un viaggio e, una volta tornata, rendersi conto che è stata una bellissima esperienza; il coraggio di litigare con i genitori ogni tanto, perché non sono sempre perfetti.
Il coraggio di ammettere che la tintura richiesta al parrucchiere è in realtà tutt'altro colore rispetto a quello sperato e che più che avere i capelli di un adorabile color rame, siano più tendenti al "rosso Ariel"; il coraggio di scherzare anche sulle cose meno leggere, perché se si perde pure una sana ironia è la fine; il coraggio di ascoltare il telegiornale e venire a conoscenza dell'ennesimo attentato e capire che è solo per fortuna se tra quelle vittime non ci sia un'amica, un genitore, un conoscente o proprio tu e tuttavia non smettere mai di programmare il prossimo viaggio, perché purtroppo loro non si fermeranno presto, ma nemmeno si fermerà l'innata voglia dell'essere umano di spostarsi e conoscere.
Il coraggio di aspettare, perché "tutto, maledetto e subito" non può essere una filosofia di vita sempre adeguata.
E alla fine ho trovato anche il coraggio di riprendere a scrivere, di scavare in tutte le tasche dello zaino e ritrovare la memory card, di capire che forse l'amore non è perduto e riacquistare finalmente un po' di ottimismo.

domenica 12 febbraio 2017

Sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo

Al suo terzo Festival di Sanremo, c'è da dire che la direzione artistica e la conduzione di Carlo Conti hanno fruttato - finalmente - quello che a mio dire è stato il Festival migliore degli ultimi anni. Senza sé e senza ma.
Un Festival di Sanremo di record - stavolta meritatissimi! - che è iniziato con varie critiche. Prima fra tutte la presenza della cosiddetta Queen Mary - secondo me non indispensabile, ma di sicuro per l'audience sì; poi per la scelta di alcuni cantanti in gara, tra cui gli scongelati per Sanremo, i soliti Talent, i "ma chi cazzo è?" dei meno informati e i troppo esposti a Sanremo negli ultimi anni; per poi finire con le critiche alla Giuria degli Esperti in cui figurava la presenza della Youtuber Greta Menchi.
Non so dire quanto queste critiche siano state appropriate o meno, ma alle due passate di notte, mentre va in onda il Dopo Festival ed io sono adrenalinica come se avessi lavorato a Sanremo durante questa magica e complicata settimana (magari!), sono certa di una cosa: questo sì che è stato un gran bel Festival (anche se a me non ha portato molta fortuna).
È iniziato un po' lento, le canzoni non sono arrivate immediatamente e, inizialmente, la presenza di due cantanti in più rispetto ai venti degli ultimi anni, sembrava ingiustificata. Ma la verità è che quest'anno c'è stata una stragrande maggioranza di canzoni molto valide, ad eccezione di pochissime che proprio non si potevano ascoltare (vuoi per il testo, per la musica o per l'interprete). E già questo è un grande risultato per gli standard di Sanremo dove, al massimo, piacciono solo poche canzoni che quasi mai riescono a mettere d'accordo il vastissimo pubblico della kermesse sanremese.
Quest'anno invece le opinioni lette sui Social mi sono sembrate, stranamente, più o meno concordanti.
Bella la regia di Pagnussat, bella la scenografia, molto più che soddisfacenti gli ospiti musicali, un po' meno gli altri, ad eccezione di Luca & Paolo, Maurizio Crozza, Virginia Raffaele e Geppi Cucciari. Insomma, una sessantasettesima edizione memorabile.
In questi giorni ho letto svariate "pagelle" ed ora, a Festival terminato, volevo fare le mie, sul mio blog.
Nesli-Alice Paba (Do Retta A Te) e Raige-Giulia Luzi (Togliamoci La Voglia): unisco insieme le due coppie di questo Sanremo per il semplice motivo che sono stati i primi eliminati, ovvero i "due in più di cui si poteva fare a meno" a detta di praticamente chiunque. In realtà i duetti di questo genere non funzionano più dalla celebre Non Amarmi di Aleandro Baldi e Francesca Alotta e comunque nessuna delle due canzoni, secondo me, era bella come quest'ultima. S-coppiati questi artisti possono funzionare molto meglio.
Giusy Ferreri (Fa Talmente Male): la leggenda narra che fa talmente male sia la frase più ripetuta da me quando mi dicono che somiglio alla Ferreri (si scherza eh!). Non convince chi avrebbe dovuto votarla, noi altri siamo ancora legati a lei per il tormentone di Roma-Bangkok.
Ron (L'Ottava Meraviglia): io ancora mi chiedo perché Ron sia stato eliminato. Sono sinceramente perplessa al riguardo. Cioè, è vero che Ron ha scritto e cantato canzoni che sono dei pilastri immensi della musica italiana, ma a me questa non dispiaceva e la frase "saranno le stelle a inseguire i nostri momenti" è di una poesia sublime.
Al Bano (Di Rose E Di Spine): complimenti a questo giovane pugliese che quest'anno ha esordito sul palco dell'Ariston portando un pezzo fresco, giovanile e radiofonico. Beh, c'è da dire che dopo quindici volte che fai Sanremo, forse puoi anche iniziare a non interessare più, eh. Però il riconoscimento all'arrangiamento della canzone c'era, quindi il risultato è molto più alto del previsto.
Gigi D'Alessio (La Prima Stella): una parte di Napoli (e inspiegabilmente del mondo intero) amerà sempre Gigggi; la canzone non è nemmeno malissimo, ma forse avendo perso da poco una persona molto importante per mia madre, l'ho sentito più vicino del solito. A favore di Gigi dico che se lui avesse suonato il piano, forse avrebbe avuto un sapore differente, perché è innegabile che lui sia davvero un grande musicista.
Clementino (Ragazzi Fuori): l'altra parte di Napoli, di cui faccio parte anche io, invece tifava Clementino, già solo perché il pezzo dell'anno scorso era davvero bello; "contro" di lui c'è il fatto che è il secondo anno consecutivo a Sanremo e che la sua musica non viene capita fino in fondo in questo contesto, purtroppo (per questo sono stata fraintesa fortemente, pertanto volevo dire che a me Clementino piace e il suo sedicesimo posto mi ha davvero fatto urlare allo scandalo e questa non è un'inutile sviolinata, ma la verità).
Alessio Bernabei (Nel Mezzo Di Un Applauso): anche lui, un filino troppo esposto al Festival. La cover di Un Giorno Credi di Edoardo Bennato non gli è stata di aiuto come è successo ad altri artisti e forse non faceva proprio per lui.
Chiara (Nessun Posto È Casa Mia): Chiara ha una voce per cui io potrei vendere tranquillamente l'anima; non solo canta, ma lei sente quando canta e lo fa sempre benissimo. È una vergogna che si sia posizionata così in basso nella classifica perché la voce c'era, l'interpretazione anche e persino una bella canzone, forse un po' lenta, ma bella.
Marco Masini (Spostato Di Un Secondo): con il look un po' Hipster e questa canzone si può dire che Masini ha fatto molto di meglio, ma tutto sommato ha giocato un buon Sanremo quest'anno. D'altronde da lui non ci si può aspettare mai una delusione, quindi va bene così. Il suo l'ha fatto comunque.
Lodovica Comello (Il Cielo Non Mi Basta): lei è molto brava, è anche molto carina; non guasta nemmeno che abbia un numero esorbitante di followers e visualizzazioni. Ma c'è da dire che la sua voce, la sua espressività e la sua presenza scenica sarebbero perfette per i musical, un po' meno per il palco classico ed un po' ingessato dell'Ariston.
Michele Zarrillo (Mani Nelle Mani): lui è il classico cantante che al Festival di Sanremo ci sta proprio bene, quello è il suo habitat naturale e le canzoni sono perfette per questa kermesse. Che poi quest'anno somigli ad una persona importante per mia madre, per quanto mi riguarda l'ha fatto vincere in un modo che va oltre la musica. La sua cover di Se Tu Non Torni di Bosè è stata delicatissima e bella.
Samuel (Vedrai): senza i Subsonica sembrava un po' spaesato, ma con la cover e le ultime due puntate si è ripreso alla grande ed ha dimostrato di avere un gran bel pezzo - anch'esso poco affine agli standard sanremesi, ecco il perché dell'immeritata decima posizione - e di essere perfettamente a suo agio anche su un palco come quello impegnativo dell'Ariston, come se si trovasse ad un suo concerto.
Bianca Atzei (Ora Esisti Solo Tu): la canzone è in linea con RTL 102.5 e probabilmente è già in heavy rotation su questa radio, ma anche lei un po' troppo esposta al Festival ed il suo fanclub ancora non è delineato. C'è da dire, però, che con l'ultimo ascolto di oggi, persino io ho canticchiato il suo brano, quindi, almeno dal punto di vista radiofonico, la Atzei ha segnato almeno un punto a suo favore.
Elodie (Tutta Colpa Mia): una delle rivelazioni di questo Festival. Bella voce - un po' tendente ad Emma Marrone -, bella presenza scenica, testo che se fossi stata nella fase di depressione dopo una delle mie storie finite male, avrei ascoltato a ripetizione. Anche la sua canzone, dopo pochissimi ascolti, mi è entrata in testa e questo significa che la risentiremo spesso in radio e mi fa piacere.
Fabrizio Moro (Portami Via): su di lui erano concentrate moltissime aspettative. Moro non delude, ma anche lui ha fatto di meglio in passato, tuttavia il settimo posto direi che ci sta, tanto lui ha un pubblico molto forte e Sanremo non gli cambia troppo la situazione.
Sergio Sylvestre (Con Te): sabotato in qualsiasi modo possibile, un po' crescente nell'esibizione di stasera, resta il fatto che lui abbia una gran voce ed uno stile fuori dal comunque che purtroppo va fuori dalle sonorità tipiche italiane e sanremesi. Però arriva ad una posizione alta e sinceramente, va benissimo così.
Paola Turci (Fatti Bella Per Te): per quanto mi riguarda, le due regine indiscusse sono state lei e Fiorella Mannoia. Lei ha quest'anima Rock, questa sensualità e questa grinta che, unite a delle ottime esibizioni - di cui la cover è stata meravigliosa - ed una grande presenza scenica, le hanno fatto guadagnare un meritatissimo quinto posto, ma anche un'enorme stima da parte del pubblico che finalmente si è reso definitivamente conto di quanto questa artista meriti.
Michele Bravi (Il Diario Degli Errori): piccolino ma molto bravo. Un'altra rivelazione, con una bella canzone cantabile e radiofonica che ha un bel testo (nel quale mi sono rispecchiata proprio durante i giorni del Festival). Che la sua sia tra le canzoni più scaricate su iTunes e tra le più ascoltate su Spotify, fa capire quanto forte sia questo giovane artista.
Ermal Meta (Vietato Morire): ha esordito tra le Nuove Proposte l'anno scorso anche se il suo nome era già famoso per alcune bellissime canzoni scritte per altri cantanti. Ermal è un'artista con la A maiuscola, sa cosa significa cantare (e lo fa sul serio) e ne è una dimostrazione un'intervista lasciata a Radio Due subito dopo la fortunatissima e magistrale esibizione delle cover di Amara Terra Mia di Modugno, quando ha detto che gran parte della canzone va cantata a mezzo fiato. Lui ha studiato, è bravo ed è uno di quei cantanti che vorrei fossero più presenti nel panorama musicale italiano e, dopo questo enorme e meritato successo Sanremese, si spera che sarò accontentata.
Fiorella Mannoia (Che Sia Benedetta): Fiorella fa parte dell'Olimpo, e in questo Festival si è dimostrata un'artista a sé stante, quasi lontana dal resto della gara e meritava il primo posto. La sua è stata tra le canzoni più premiate e a giusta ragione; la Mannoia in ogni sua esibizione in queste sere ha dimostrato, non solo di essere una cantante immensa, ma di reggere il palco come solo una donna con la sua carriera può fare, con un'eleganza che ha steso tutti gli altri cantanti in gara. La vincitrice reale è lei, per quanto mi riguarda. Ogni sua esibizione - quella iconica di stasera ancora in particolare - mi ha fatto venire i brividi. Qui non si parla nemmeno più di una cantante, Fiorella è una Dea.
Francesco Gabbani (Occidentali's Karma): vince la canzone più radiofonica, innovativa e sagace. Se Gabbani l'anno scorso è stato una rivelazione vincendo tra le Nuove Proposte e dimostrandosi capace di fare una canzone passata moltissimo in radio, quest'anno si conferma un grandissimo artista, fresco, nuovo ed irriverente. La sua canzone è già un tormentone, in testa alle classifiche durante questa settimana e, con ogni probabilità, può diventare il brano più suonato dalle radio e restare un grande tormentone fino all'estate. Per di più Francesco rappresenterà l'Italia all'Eurovision e sento di dire che per quel genere di manifestazione, potrebbe essere addirittura uno dei nostri migliori rappresentanti.

E si conclude così il mio #Sanremo2017, con qualche rimpianto, con la solita nostalgia che mi viene sempre dopo la fine del Festival e la speranza che l'anno prossimo io possa tornare lì non per un giorno, ma per lavorare tra gli "addetti ai lavori della musica" sperando che, come un'Araba Fenice, rinasca dalle mie ceneri e faccia tesoro del mio diario degli errori, facendo di questi un modo per imparare, crescere e migliorarmi sempre di più.
E ora, alle 3.30 del mattino, con un gran mal di testa e gli occhi che lacrimano nonostante gli occhiali, vado finalmente a dormire.
Namastè, Alè!