Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

giovedì 23 agosto 2018

Quindici minuti di celebrità (non voluta)

L'anno in cui mi sono diplomata io - ormai il lontano 2011 - ricordo che tra le tracce della Maturità ce n'era una particolarmente interessante che allora non scelsi semplicemente perché mi sentivo più ferrata con l'articolo di giornale piuttosto che con il tema; d'altronde la mia insegnante di lettere nei tre anni precedenti aveva spesso tessuto le lodi dei miei articoli, premiandomi con voti anche parecchio alti sebbene lei non fosse proprio generosa con la penna rossa. Quindi ignorai la traccia "Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti".
Quel tema però aveva molto materiale su cui avrei potuto lavorare nonostante la potenza dei Social allora non fosse ancora arrivata ai livelli di adesso. Di sicuro avrei potuto scrivere molto di più delle tre colonne e mezzo dell'articolo di giornale in ambito artistico-letterario sull'amore, odio e passione che scelsi alla fine.
Tuttavia, a svariati anni di distanza da quelle sei ore di pura ansia nella calda aula della 5C dell'Artemisia Gentileschi di Napoli, sento che adesso potrei fare un tema veramente interessante su quell'argomento basandomi persino su un'esperienza personale molto recente.
In questo mondo di Social Network ed esibizionismo profondo, dire che non ci sia una quasi spasmodica ricerca della popolarità, sarebbe affermare il falso. Io stessa ho rincorso la "celebrità" prima con i video su Youtube, poi con gli articoli per un giornale online, con il mio blog e persino con le foto che posto su Instagram sperando di diventare un giorno come quelle bellissime viaggiatrici che vivono solo di viaggi e poco altro. Confesso che, nei miei vaneggiamenti più reconditi, ho anche pensato che alla fine sarei diventata famosa per qualcosa di buono, immaginandomi già titoli come "Helda, colei che con le sue lotte contro il razzismo ha fatto rinsavire il suo paese alla deriva facendo dell'Italia la nazione più accogliente, aperta e colta di tutta Europa" e invece no.
Piuttosto, di ritorno dalla mia amata Grecia, mi sono ritrovata a scrivere per gioco un tweet che, inspiegabilmente, ha riscosso un successo eccessivo ed immeritato.
Il tweet in questione era solo una giocosa richiesta di ritrovare un ragazzo carino che avevo visto sul volo di ritorno: "Ci provo, magari Twitter mi aiuta. Sul volo da Kos a Bergamo di oggi c'era un ragazzo che viaggiava da solo, t-shirt grigia, jeans e sneakers bianche con i capelli castani e degli intensi occhi chiari. Aiutatemi a trovarlo, per favore."
Niente di trascendentale considerando quante sciocchezze scrivo ogni giorno sul Social per divertimento. Non che non avessi sperato di ritrovare davvero quel ragazzo, in fondo ne avevo lette varie di storie del genere al limite del romanticismo "si incontrano nel posto X, lei o lui si innamora, smuove mare e monti per ritrovarlo ed ora si amano alla follia". Ma era chiaramente un gioco, niente di più.
Ma, già ad un'ora dalla pubblicazione del tweet, mi sono resa conto che c'era qualcosa di diverso da tutti i miei precedenti deliri in 280 caratteri: in un'ora avevo ottenuto già un centinaio di retweet, cosa davvero strana perché con i post più fortunati ne avrò ottenuti forse al massimo una decina.
Il mattino successivo le condivisioni sono diventate davvero tante. E sono arrivati anche moltissimi commenti.
Inizialmente i commenti erano gentili, di persone che, avendo letto il tweet, erano rimasti affascinati da questa storia romantica e mi davano il loro supporto per la ricerca del misterioso ragazzo che tanto mi aveva affascinata. Per un po' ho persino pensato che fosse possibile ritrovare quel ragazzo e vivere una di quelle storie romantiche che avevo letto.
Poi il delirio.
Superati i cinquecento retweet la situazione ha iniziato a degenerare. Oltre alle risposte positive, ne sono arrivate molte altre ed è stato un crescendo di insulti. Innanzitutto sono stata accusata di violare la privacy e alla mia obiezione che non avendo fornito nessuna generalità ma solo una descrizione così poco approfondita, non avevo violato affatto la privacy del ragazzo, mi è stato risposto che sono dozzinale. Vabè, una persona che ha avuto una brutta giornata, che sarà mai?, mi sono detta. Ma poi è peggiorato. Sono stata accusata di stalking (seriamente? A parte scrivere un post per gioco su Twitter non ho fatto altro per cercare il ragazzo), mi è stato detto che sono in cerca di like da allupati, che sono disperata, che devo vergognarmi per quel post, che sono ridicola e faccio pena ed addirittura un "ma muori" immediatamente segnalato e bloccato.
A quel punto mi sono resa conto che ci sono tante persone che godono nel dire cattiverie contro altre, pur non sapendo nulla di queste ultime, ma lo fanno solo per sfogare una rabbia repressa e sentirsi meglio, anche perché in questo clima di odio profondo verso l'altro, si sentono legittimati a fare tutti così. Giusto perché per loro è assolutamente giusto avere un'opinione diversa a priori e farlo sapere nel modo più sgradevole possibile e quindi perché no, perché non vomitare addosso ad un perfetto estraneo tutto il mio risentimento per il suo quarto d'ora di popolarità piuttosto che tacere e passare avanti? Tanto mal che vada vengo bloccato sul Social da quell'individuo...
Ma non è finita! Dopo gli insulti è arrivato il momento epifanico: ventiquattro ore dopo aver scritto il tweet, una collega di mia madre le ha inviato un messaggio in cui le riferiva che ciò che avevo scritto sul mio account Twitter era stato riportato da Il Mattino con tanto di articolo al riguardo. Ci è voluto poco tempo affinché mi rendessi conto che quella testata non era l'unica e mi sono venuti i brividi.
Gli articoli - tutti uguali, copiati ed incollati in loop senza il minimo sforzo creativo - sono corredati del mio nome e cognome e molti hanno preso anche delle mie foto da Instagram. SENZA AUTORIZZAZIONE.
Ho provato a contattare alcune testate giornalistiche e per fortuna alcune sono state abbastanza acute da rimuovere gli articoli, altre invece hanno fatto "orecchie di mercante", come il sedicente giornale Cronache della Campania che ho telefonato perché non ho ricevuto risposta per mail e la scorretta persona con marcato accento napoletano che mi ha risposto sosteneva che essendo il tweet pubblico, così come le mie foto, riportarlo sul loro sito non avevano affatto violato la mia privacy. (Io da napoletana non vorrei cadere negli stereotipi, ma solo un napoletano poteva essere così scortese e menefreghista eh! E non vorrei nemmeno cadere nello stereotipo della napoletana camorrista ribadendo che se poi all'egregio signore e al suo sito di (dis)informazione arriva una bella diffida o una denuncia, poi però non si deve lamentare!)
Ora, dopo tutta la calma e l'educazione che ho cercato di mantenere da Venerdì, vorrei dire che ho studiato Diritto Pubblico - esimie teste di razzo, aggiungerei! - e non essendo io un personaggio famoso - per cui comunque ci sono delle normative al riguardo - usare le mie generalità e le mie foto SENZA IL MIO CONSENSO pur essendo pubbliche è VIOLAZIONE DELLA PRIVACY; e violare la privacy di una persona è reato per cui ci sarebbero tutti gli estremi perché io possa decidere di far passare un brutto quarto d'ora a questi giornalisti.
Ma se pensavo che il peggio fosse passato, mi sbagliavo. Il Lunedì sono stata contattata da una giornalista di una delle testate giornalistiche più importanti d'Italia che mi chiedeva l'autorizzazione per far uscire un articolo riguardo al mio tweet (almeno loro hanno avuto il buon senso e la serietà di chiedere, prima!) e, dopo averle spiegato che la situazione era degenerata, che avevo scritto quel tweet per gioco e non mi aspettavo né volevo una tale risonanza e che, a causa degli articoli degli altri, dovevo rifiutare richieste d'amicizia e messaggi da infinità di sconosciuti, per non parlare degli insulti, la risposta che mi è stata data è stata "a questo punto non scriverne affatto sarebbe difficile perché gli altri ne hanno parlato"...
Ma davvero? Davvero non ci sono argomenti migliori di cui parlare, di più rilievo rispetto ad un tweet di una perfetta sconosciuta che al rientro dalle vacanze si è presa una cotta per uno sconosciuto? Davvero? L'Italia è in una situazione allucinante con ponti che crollano, ministri che incitano l'odio e giocano con la vita delle persone solo perché in esse hanno trovato un capro espriatorio su cui indirizzare i problemi del paese ed il problema dei giornalisti era quello di informare le persone di un tweet?
Per fortuna lei almeno è stata comprensiva e alla fine pare che l'articolo non sia uscito. Ma non era l'unico perché alla fine si sono diffusi a macchia d'olio e per di più sono stata invitata in un programma televisivo di quelli che intrattengono le annoiate casalinghe con argomenti del tutto futili durante i loro pomeriggi a stirare e, dulcis in fundo, mi è stato persino richiesto di raccontare l'accaduto in radio! E mai nella mia vita avrei pensato che qualcuno mi potesse chiedere di parlare in radio non per lavoro ma per una cosa del genere! Ho rifiutato tutto perché non volevo né tutta quella fama immeritata per un motivo così stupido, né "cavalcare l'onda" perché non è un segreto quanto io ambisca a lavorare nella comunicazione musicale.
Nutro un profondo rispetto per il lavoro del giornalista ed il suo sacro compito di informare - e naturalmente capisco bene il punto di vista delle redazioni televisive e radiofoniche -, mi rendo anche conto che le paghe adesso non siano così gratificanti probabilmente e che dal passaggio dal cartaceo al web ci sia bisogno di riempire molti più spazi, ma non nutro così tanto rispetto per i giornalisti che di una sciocchezza del genere hanno fatto una notizia. Nemmeno quando leggevo il Cioè da ragazzina avrei avrei trovato uno spazio per qualcosa di davvero così irrillevante per il lettore. Voglio dire, a me interessava sapere se Duncan James fosse single, ma avrei letto con perplessità il piccolo inserto dedicato ad una cosa del genere, a meno che il finale non fosse stato positivo come le storie che avevo letto online in passato e che mi hanno portata a scrivere quel tweet...
Gente, non ho salvato l'Uganda! Datevi tutti una regolata e rivedete le vostre priorità!
E, se questo post dovesse essere letto dagli stessi che hanno pensato bene di cavalcare l'onda di uno stupido tweet virale, rinnovo la mia richiesta di cancellare i vostri articoli, rimuovere le mie foto e le mie generalità che avete preso senza il mio consenso.


«Si commette un illecito trattamento dei dati personali nell'ipotesi di condivisione di fotografie e filmati in cui sono presenti altri soggetti senza che questi ne abbiano autorizzato la pubblicazione... La legge sulla privacy punisce con la reclusione fino a tre anni chi esegue un illecito trattamento di dati personali tramite Internet. È il caso di chi pubblica la fotografia del volto di un altro soggetto senza il suo consenso... La penale scatta senza che vi sia un danno patrimoniale.»

sabato 14 aprile 2018

Arrivano i "buoni"

Ho studiato abbastanza le materie umanistiche, ho letto abbastanza libri e provato a scriverne quasi altrettanti da sapere ormai con certezza che in tutte le storie c'è bisogno di un cattivo. In fondo è il cattivo a fare la storia: se non c'è un cattivo da contrastare, le virtù del personaggio principale non vengono illuminate e la storia perde il suo senso logico e narrativo.
Quindi, come in un perfetto storytelling, c'è il personaggio buono e quello cattivo e poi una serie di personaggi ad essi correlati che si dividono in personaggi piatti e personaggi a tutto tondo - i quali si differenziano in base alla capacità, o all'assenza di essa, di cambiare durante il corso della storia - e poi c'è il luogo e il tempo in cui si svolge la vicenda.
In questa storia il luogo è un paese del Medio Oriente (va bene uno qualsiasi: Siria, Afghanistan, Iraq... l'uno vale l'altro ai fini dello storytelling) e c'è un tempo del racconto che presumibilmente è uguale al tempo reale; quindi indicativamente il tutto si svolge nel XXI Secolo. E l'abile narratore delinea quali sono i personaggi buoni e quali quelli cattivi che, per comodità, indica come Occidente ed Oriente.
E dunque, seguendo i canoni più scontati della narrazione, il nostro racconto inizierebbe più o meno così:
Quello era un normale venerdì notte di metà Aprile, la lontana città di Damasco dormiva tranquilla sotto un cielo stellato ed i suoi abitanti si preparavano ad affrontare un'altra giornata. L'oscurità della notte celava solo in parte le ferite ancora aperte che ricoprivano quel luogo lontano e forse ci sarebbe voluto molto tempo ancora prima che queste si rimarginassero riportando Damasco al suo antico splendore.
Ma il silenzio pigro di quell'ora tarda riusciva a conferire un certo fascino allo scheletro di una città ormai devastata, fisicamente e moralmente, e in quella notte tiepida illuminata dalla luna, si poteva quasi pensare che tutto fosse normale, che la devastazione fosse solo il risultato di un brutto sogno.
Erano circa le tre di notte quando il primo astro infuocato illuminò il cielo della capitale siriana, seguito subito dopo da un boato assordante che strappò crudelmente gli abitanti dal loro sonno illusoriamente tranquillo. Una seconda scia rossastra squarciò l'oscurità ed il suono fu ancora più forte ed inquietante; tuttavia era un suono orribilmente familiare, quello delle bombe."
Qui però il narratore ci trae in inganno facendoci pensare che il personaggio Oriente sia effettivamente quello buono. È solo proseguendo con la lettura che ci rendiamo conto che in realtà è l'Occidente il vero protagonista caratterizzato da un forte senso di giustizia, dalla nobiltà d'animo e dalla stessa pietas che muoveva Enea per fondare Roma:
"L'America, la Gran Bretagna e la Francia avevano un obiettivo comune: sventrare possibili attacchi chimici futuri. Questi infatti si erano verificati molto di recente nella lontana Siria ed era assolutamente giusto che l'Occidente si mobilitasse per salvare non solo tutto il popolo siriano ma anche i paesi occidentali che, seppure lontani dal suono raccapricciante delle bombe che scuotevano la città nella notte, potevano in futuro essere coinvolte in questo inferno così brutalmente reale. Era solo per pura misericordia e previdenza che l'Occidente avesse lanciato circa centoventi missili sulla città dichiarando con modestia che, naturalmente, avevano preso di mira solo obiettivi pericolosi e che gli eventuali civili coinvolti ancora una volta erano stati un tristissimo effetto collaterale, ricordando inoltre che anche l'Occidente aveva visto morire molte persone a causa di pazzi alla guida di furgoni o possessori di armi e, a ben vedere, quei pazzi provenivano tutti da quei luoghi lontani."
Ed ecco che la nostra storia inizia a prendere forma in modo quasi machiavellico: il fine giustifica i mezzi. Ed il finale si può brevemente riassumere citando una canzone del 1974 di Edoardo Bennato: arrivano i buoni ed hanno le idee chiare ed hanno già fatto un elenco di tutti i cattivi da eliminare. Così i buoni hanno fatto una guerra contro i cattivi, però hanno assicurato che è l'ultima guerra che si farà.
E no, purtroppo non è una stella cadente.

lunedì 12 febbraio 2018

Il cavallo di Caligola

Io che parlo di politica sul mio blog è surreale quanto la vittoria di Trump alle elezioni americane, ma tant'è... Trump è da due anni che siede nello Studio Ovale alla Casa Bianca e io sto sul serio scrivendo un post ironico (perché è meglio prenderla a ridere, va!) sulla politica e proprio a due giorni dalla fine del Festival di Sanremo su cui avrei un'infinità di cose da dire! Anche se, ad essere sincera, di Sanremo ne ho parlato abbastanza su Twitter con i miei interventi ironici, tuttavia quest'anno ho imparato la lezione ed ho cercato di essere il più neutrale possibile riguardo gli artisti e le loro canzoni e infatti... mai stata così buona durante un live-twitting sanremese... questo significa chiaramente che ho compiuto venticinque anni da due settimane ed ormai ho perso la mia verve e Paddy Jones può tranquillamente dichiararsi più giovane di me.
Però, mentre scrivo questo post, sto ascoltando "Una Vita In Vacanza" de Lo Stato Sociale che è chiaramente ciò che fanno i politici, quindi vedete che alla fine tutto torna?
Ma passiamo all'argomento che mi premeva trattare ora perché credo che un tweet sarcastico in questo caso non possa bastare ad esprimere con chiarezza tutto ciò che voglio dire. Ed avrei veramente TANTE cose da dire.
Come tutti sapete, il 4 Marzo di quest'anno non verrà ricordato solo per l'anniversario della nascita di Lucio Dalla durante il quale a Bologna - come ogni anno da quando lui non c'è più - verrà diffusa la sua musica per tutte le strade del centro, MA ci saranno anche le elezioni. Se sentite le celebri battute iniziali della Quinta Sinfonia di Beethoven, amici, vi capisco e pertanto vi informo che - volendo - avete ancora venti giorni esatti per cambiare paese, residenza, identità e sollevarvi dall'onere di dover scegliere chi ci governerà; dal canto mio, mi stavo già informando sul Portogallo che mi sembra tranquillo, nessun capo di Stato di cui abbia sentito parlare al telegiornale in toni particolarmente accesi, si sta bene, c'è il mare, un bel clima, un bel paese, quest'anno ospitano pure l'Eurovision e insomma, mi sembrava una buona alternativa... Ma dato che il 1 Febbraio 1945 delle donne molto cazzute hanno fatto sì che io oggi possa votare, mi impegnerò a non vanificare i loro sforzi (costo dei treni permettendo) e allora, dato che sostanzialmente non è che io ne capisca poi moltissimo di politica, sto cercando di informarmi e devo ammettere che per la prima volta l'informazione non ha affatto giovato ma ha aumentato le mie perplessità (termine davvero polite in questo contesto) e infatti sono arrivata persino a fare il test sul sito di SkyTg24 (ve lo allego, che non si sa mai: http://tg24.sky.it/speciale_elezioni/per-chi-votare.html) per scoprire chi votare ed è uscito che dovrei scegliere gli Egualitari... Chi? Allora il sito, previdente, ha messo a disposizione anche una freccetta che ti indica quali sarebbero i partiti "egualitari", ovvero Liberi E Uguali e PD e ti dice persino quelli più lontani da questi, ovvero Forza Italia e Fratelli d'Italia. E già qui inizio a sudare freddo, innanzitutto perché Egualitari è già un termine che necessita di un attestato di pronuncia esatta, la leggenda narra infatti che anche i migliori linguisti non riescano a dire la parola "egualitari" senza farne la divisione in sillabe come un bambino all'elementari che deve parlare dell'australopiteco... Ma vi spiego in breve quello che ho capito di questi partiti: loro dicono di accettare gli immigrati e che questi hanno gli stessi diritti degli italiani, dicono che per loro gli omosessuali sono persone normali, dicono un sacco di belle cose e insomma sembra il Paese delle Meraviglie che Lewis Carroll levate. Qual è quindi il problema, vi starete chiedendo? Il problema è che dicono. Infatti la Sinistra italiana negli ultimi anni ha dimostrato di avere una conoscenza magistrale dell'Ars Oratoria e Cirerone sarebbe davvero fiero di loro perché sono bravissimi con le parole, i fatti invece si perdono nel vento (il signor Robert Allen Zimmerman mi perdonerà per questa licenza poetica che gli ho preso in prestito).
Poi c'è il Movimento 5 Stelle, i cosiddetti grillini... e già questo soprannome a me fa venire un po' di ansia vista la mia incurabile entomofobia (è definita "entomofobia" la paura persistente, anormale e ingiustificata degli insetti [NdR]). Ma, volendo ignorare questo dettaglio, non mi resta molto di cui parlare se non dire non ho capito come quando la prof di matematica al liceo spiegava la trigonometria. Non che non ci abbia provato eh, ma quando parla Di Maio al telegiornale, c'è bisogno se non proprio della Stele di Rosetta, almeno della canzone di Lorenzo Baglioni appena uscito dal Festival di Sanremo per poterlo capire e, cercando il loro programma elettorale su Google, la prima pagina che esce è: «Elezioni, il programma politico del Movimento 5 Stelle copiato da Wikipedia. Plagio, non solo Sanremo: intere pagine del programma del M5s sono risultate copiate da Wikipedia, da articoli di giornale e anche da testi del PD.»
Reticenza...
Cioè, mi sembra chiaro che a questo punto non ci sia altro da aggiungere, non so nemmeno come continuare il post senza usare l'escamotage dello svenimento tanto caro a Dante nella Divina Commedia per passare da un Girone all'altro, per cui...


«La terra lagrimosa diede vento, 
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento;
e caddi come l'uom cui sonno piglia.»


Quindi facciamo che sono svenuta, che Virgilio con una santa pazienza mi ha rianimata e che ora abbiamo saltato svariati Gironi e ci troviamo direttamente faccia a faccia con Lucifero a testa in giù.
La Destra è chiaramente un'allegoria del Girone peggiore dell'Inferno dantesco e, almeno su questo, non ci sono dubbi perché un gentiluomo che vaga per le strade di Macerata avvolto dal Tricolore sparando alle persone di colore che incontra sul suo cammino e giustificando il suo gesto come "giustizia" per la ragazza che è stata uccisa alcuni giorni prima del suddetto evento, per poi fare il saluto romano è già di per sé uno scenario infernale che nemmeno nei migliori film apocalittici lo si può ritrovare. Tuttavia si potrebbe parlare di caso isolato.
(«Potrebbe. Terza persona, Condizionale presente. L'uso del Condizionale si adatta principalmente a descrivere situazioni ed abitudini subordinate ad una certa condizione | può essere anche usato quando si desidera indicare un avvenimento irreale» [NdR])
Ma purtroppo non è così. Citando sempre i titoli di alcuni articoli di giornale, vi propongo alcune perle.
«"Sanremo, Favino penoso", l'accusa choc di Gasparri dopo monologo sugli immigrati
«Torino, Meloni polemizza sul Museo Egizio e il Direttore scende in strada a parlare.» e ancora «Torino, Fratelli d'Italia avverte il Direttore del Museo Egizio: "Se vinceremo le elezioni, andrà via"
E potrei davvero star qui a trascriverne un'infinità, ma volevo soffermarmi un attimo su questi due episodi. Il primo, si commenta praticamente da solo perché il monologo che Pierfrancesco Favino ha fatto durante la finale del Festival di Sanremo è stato di un'intensità e di una forza che l'ha consacrato non solo come un attore magistrale ma anche come quel genere di persona bella che purtroppo in Italia sembra scarseggiare; inoltre ha fatto commuovere e riflettere tutta l'Italia, perciò chiaramente se Gasparri è dell'idea che è stato "penoso", possiamo appurare che ha un metro di giudizio alquanto sbagliato.
In secondo luogo c'è la simpatica Giorgia Meloni - e quando dico "simpatica" è chiaramente un'antifrasi (figura retorica per cui il significato di una parola, di un sintagma o di una frase risulta opposto a quello che assume normalmente [NdR]) - che tra le varie baggianate che ha detto negli ultimi mesi, ha sicuramente raggiunto il suo nuovo livello massimo con la sua personale "condanna" al Direttore del Museo Egizio di Torino. Se non ne avete sentito parlare, vi spiego in breve: il Museo Egizio di Torino ha promosso un'iniziativa della durata di tre mesi per cui le persone di lingua araba possono usufruire di uno sconto sul biglietto d'ingresso - questo genere di iniziative non è estraneo alla politica del museo - e la Meloni ha accusato il giovane e preparatissimo Direttore Christian Greco di essere razzista nei confronti degli italiani, ha poi fatto confusione tra religione ed etnia (arrivando a dire "io da cristiana mi sento offesa di dover pagare mentre i musulmani possono entrare gratis"; cara Giorgia, non tutti gli arabi sono musulmani e non tutti i musulmani sono terroristi!) e alla fine non sapeva più su che specchi arrampicarsi mentre il Direttore egregiamente riusciva a zittire ogni sua accusa argomentando le sue risposte e facendole fare una meravigliosa figuraccia. Ma lei - e il suo partito infernale -, non contenta, ha minacciato di far licenziare il Direttore Christian Greco se vince le elezioni... altra gaffe dato che l'eventuale rimozione del Direttore dalla Fondazione del Museo Egizio non è di competenza governativa ma è garantita da un bando pubblico e lei, pur nella terribile ipotesi che venga davvero eletta, non potrebbe far niente.
Altra reticenza perché una tale saccenteria ed ignoranza a me, sinceramente, spaventano.
Non mi cimento proprio a parlare degli altri due leader dei partiti di Destra perché non sono mai stata brava a raccontare le barzellette e perché di entrambi si può dire «avea del cul fatto trombetta» sempre citando Dante e, parafrasando, "cul" sta per "bocca" che tanto in questo caso la differenza è davvero poca.
Quindi se dopo questo post stracolmo di ironia anche voi come me pensate che se sulla scheda elettorale ci fosse il cavallo di Caligola sareste ben felici di poter votare lui anziché tutti gli egregi (sì, è un'altra antifrasi, bravi!) signori sopracitati, allora siamo nella stessa barca ed è chiaro che davanti a noi c'è l'iceberg che affondò il Titanic e al timone Schettino.

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!»
     


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lunedì 29 gennaio 2018

Un quarto di secolo

Il primo paragrafo è quello fondamentale affinché il lettore si interessi da subito alla storia che si sta accingendo a leggere...
«Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che potesse desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo...»
...
«Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.»
...
«È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un'ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie.»

Ecco. L'inizio è sempre stato un problema quando scrivo una nuova storia, perché la fine può sempre cambiare in base a ciò che succederà nel mezzo, ma l'inizio è determinante.
La nostra storia inizia così:
Era il 27 Gennaio 1993, quel giorno a Napoli faceva freddo, i Giorni della Merla erano alle porte e quello di sicuro era uno dei più freddi di quell'inverno, ed è tutto dire per la "città del sole". Il Giorno della Memoria sarebbe stato istituito solo dodici anni dopo ed il 27 Gennaio fino ad allora poteva essere ricordato per altri motivi: la scomunica di Dante dalla città di Firenze, la nascita di Mozart, Thomas Edison che brevettò la lampadina ad incandescenza, il suicidio di Tenco a Sanremo... Insomma, di eventi storicamente rilevanti il 27 Gennaio ne aveva avuti molti e poco cambiava che in una clinica a Posillipo, proprio in quel freddo giorno, sarebbe nata una bambina, insieme a chissà quanti altri nel resto del mondo... La verità è che quella bambina non sarebbe dovuta affatto nascere in quel giorno, ma almeno una ventina di giorni più tardi; tuttavia già allora, quando verso le sei del mattino aveva rotto le acque, si intuì che quella bambina sarebbe stata un soggetto un tantino ansioso che avrebbe sempre avuto fretta, fretta di fare tutto, soprattutto fretta di sognare. E, dopo dodici ore di travaglio, nacque Helda, di appena due chili e quattrocento.
Helda non era una principessa, non viveva in un castello incantato, con il suo canto magico non otteneva l'aiuto degli animali del bosco e soprattutto non aveva bisogno di un principe per cambiare la sua vita perché sarebbe stata lei stessa il pilastro su cui avrebbe sempre fatto affidamento.
Helda però era una bambina con tanti sogni e crescendo si è trovata davanti a sfide e traguardi che le hanno fatto capire che sognare è la parte facile, poi c'è tutto il resto. 
E ora Helda è adulta, continua ad essere ansiosa e ad avere fretta e continua a sognare molto più ad occhi aperti che quando dorme. 
festeggiato i miei venticinque anni, un quarto di secolo, e li ho festeggiati quasi come da un mese avevo programmato: con dei buoni amici, con i palloncini a forma di 25 e la crostata di crema pasticcera e fragoline (quando uno dice le priorità eh!) e con tanti sorrisi. E sono stata felice. Lo sono stata nonostante ancora non abbia trovato un lavoro e questo mi fa star male (ma Helda, i sogni sono facili, realizzarli invece è molto più impegnativo e devi perseverare) e nonostante un'assenza. Quest'anno non ci sono stati occhi del colore del caffè che mi hanno guardata, non ci sono stati regali teneri, croissant alla crema, né baci dolci ed appassionati o effimere dichiarazioni di appartenenza. E nemmeno un messaggio d'auguri. Niente. Perché le cose in un anno possono cambiare tanto ed alcune persone che sembravano far parte della tua vita, alla fine vanno via e non si può fare altro che lasciare che le cose vadano esattamente così, ricordando che se ami qualcuno devi lasciarlo libero. Libero e così lontano perché l'altra parte della città può rivelarsi una distanza ben maggiore di quanto si pensa.
Ma va bene così.
L'amore finisce, le infatuazioni passano, chi ti è piaciuto un tempo poi smette di attrarti successivamente. È così che va. E ciò che importa non è quante persone non siano più nella tua vita rispetto agli anni precedenti, o quanti colloqui farai prima di trovare finalmente un lavoro, ciò che conta è essere felici ed io, questo 27 Gennaio ad esattamente venticinque anni dalla mia nascita, lo sono stata e l'obiettivo, prima del lavoro, dei sogni, dei viaggi e dell'amore, è continuare ad essere smisuratamente felice perché questo è solo l'inizio della storia.

domenica 31 dicembre 2017

Goodbye 2017

Questo è uno di quei post un po' melensi e scontati in cui tiro le somme di quest'anno e sì, voglio essere melensa e scontata perché è l'ultima volta che posso concedermelo prima che termini questo 2017.
Duemiladiciassette. Non sono superstiziosa, ma trecentosessantacinque giorni sono bastati per farmi iniziare a credere che forse dovrei esserlo, almeno un po'. Eh sì perché questo è stato un anno di grandi contraddizioni, iniziato nella bellissima Dublino insieme alle mie amiche, senza fuochi d'artificio e ora si sta per concludere - mio malgrado - a Napoli in cui già adesso risuonano i rumori inquietanti e caotici dei troppi fuochi d'artificio e botti. È iniziato nel migliore dei modi possibili e sembrava essere finalmente il mio anno: a Gennaio 2017 penso di essere stata tra le persone più felici al mondo, avevo avuto la possibilità di fare uno stage che mi faceva sognare solo al pensiero, ero miracolosamente riuscita a comprare i biglietti per il concerto di Ed Sheeran e c'era l'amore nella mia vita... Poi quel picco di felicità che pensavo essere indistruttibile, si è sgretolato portando con sé alti e bassi senza vie di mezzo.
Ma nonostante questo si sia dimostrato un anno un po' sfigato fino a cinque minuti fa - e, confesso, temo ad immaginare cos'altro potrebbe succedere nelle restanti sei ore -, devo molto a questo ossimorico 2017. Innanzitutto gli devo una maggiore consapevolezza di me stessa, in questi dodici mesi ho realizzato di non essere la persona perfetta ed impeccabile che spesso mi impongo di essere perché nessuno può essere perfetto ed impeccabile sempre e comunque, anche io commetto degli errori ed un errore quest'anno mi è costato parecchio, ma ho anche imparato che, proprio grazie agli errori, si può imparare e si può crescere, anche se fanno un male assurdo. Ho imparato che posso ancora amare e quest'anno ho amato con tutta me stessa, anche se purtroppo non era ricambiato e alla fine mi ha lasciato con molte lacrime durate più di nove mesi, un forte senso di angoscia, un vuoto nel petto ed a volte un leggero spirito autodistruttivo (ma ho letto che è normale, però ora basta!); questo non significa che abbia smesso di amare o che in futuro non possa amare di nuovo così tanto, tuttavia non sono nemmeno pronta a lasciare andare completamente, anche se prima o poi dovrò decidermi a farlo. Questo è stato l'anno delle grandi speranze e della dura realtà, dei ritorni e degli addii, della perseveranza e della rinuncia, della forza e della debolezza, delle notizie bellissime e degli eventi orribili. Un ossimoro, proprio come lo sono io. E soprattutto è stato un anno infinitamente lungo e sorprendentemente corto.
Non ho una lista di buoni propositi da sciorinare prima del 2018, le cose che voglio sostanzialmente sono le stesse che mi auguravo all'inizio del 2017 e quindi - per scaramanzia - stavolta non le dico e me le tengo per me. Però una cosa la voglio: voglio essere smoderatamente felice e farò qualsiasi cosa per riuscirci, d'altronde io sono una Guerriera e alla fine riesco sempre ad ottenere ciò che voglio, forse con fatica, pensando di non farcela e con molte difficoltà, ma poi ce la faccio sempre.
Ma soprattutto... giuro solennemente di non avere buone intenzioni perché sono certa che il meglio deve ancora venire, anzi sta per arrivare!
Questi sono i 18 momenti "più felici" che ho fotografato nel 2017.


venerdì 3 novembre 2017

Non importa

Non importa.
Non importa quanti drink berrai per smettere di pensarlo, a quante feste andrai per distrarti, quante volte farai le cose più improbabili con le amiche fingendo di stare bene e quante volte cambierai discorso quando ti chiederanno "come stai?".
Non importa quanto sorriderai quando qualcun altro ti farà dei complimenti e flirterà con te, quante occhiate attirerai nel tuo vestito migliore il sabato sera mentre fai aperitivo; non importa quanti ragazzi frequenterai, bacerai o con quanti andrai a letto per dimenticarlo, anche se in fondo sai che sarà inutile.
Non importa quante lacrime verserai, giorno dopo giorno; non importa che a farti piangere saranno le cose più normali, come una canzone, una frase di un libro o un film. Davvero, non importa.
Non importa quante volte ti sveglierai nel cuore della notte perché l'hai sognato, quanto gli altri ti dicano che "è meglio così, passerà" perché per te non è affatto meglio così e quando passerà sarà stato già troppo doloroso. Non importa se smetterai di seguirlo da ogni Social pensando che lontano dagli occhi, lontano dal cuore, pur sapendo che il tuo cuore non ha bisogno di occhi che vedano per essere troppo vicino a chi non dovrebbe.
Non importa che Giulietta si sia uccisa per amore, che Medea sia impazzita per l'amore non corrisposto, che Clorinda sia stata uccisa dal suo amore.
Non importa che ogni giorno tu ti senta sprofondare sempre di più in questo abisso profondo ed oscuro da cui nessuno può salvarti, a parte lui ed è l'unica persona che non ti salverebbe; non importa quanto dolore tu possa provare pensando di arrenderti, di non farcela più.
Non importa quanto freddo sentirai, sola nel tuo letto, ripensando a tutto quello che c'è stato tra voi; non importa che avrai la nausea e ti passerà la fame di continuo; non importa quanta tristezza può celarsi dietro una risata.
Importa solo che prima o poi berrai un drink e davvero non starai pensando a lui, che starai sul serio bene, senza dover mentire; che la canzone triste che per mesi hai ascoltato in loop ora non ti fa più male. Che vedere una sua foto per sbaglio non ti farà sentire il cuore spaccarsi in migliaia di pezzi o che saperlo tra le braccia di un'altra non ti farà più desiderare di morire. Che alla fine frequentarai, bacerai o andrai a letto con qualcuno perché lo vuoi davvero, perché ti fa provare qualcosa e non per provare a dimenticare.
Importa solo che il dolore svanisce, anche se ti chiederai come hai fatto a sopravvivere e quanto tu sia cambiata profondamente per essere riuscita ad andare avanti, alla fine.
Importa che Giulietta, Medea e Clorinda non sono gli unici esempi, perché alla fine Elizabeth riesce ad avere il suo Mr. Darcy, nonostante l'orgoglio e il pregiudizio. 
Importa che tutto passa con il tempo. 
Ma non adesso, adesso c'è bisogno di altro tempo.





«Mi manchi che quasi ti odio e poi ti odio che quasi mi manchi, ma intanto mi manchi ed oggi forse un poco di più. E scoprirò che ho bisogno di te mentre ti sto già cercando da un po'; saremo come due amanti in un film che tanto finisce bene...»

venerdì 27 ottobre 2017

Are you ready for it?

Negli ultimi anni Taylor Swift è diventata una delle cantanti più acclamate al mondo e, nel corso dei cinque album che ha pubblicato, ha avuto un escalation sempre maggiore. Love Story è considerata la canzone Country più venduta della storia, in seguito Speak Now è entrato nei Guinnes World Record come album con la più veloce vendita digitale e con il maggior numero di canzoni in classifica simultaneamente di un'artista femminile, poi con il disco e il tour di Red è entrata ufficialmente a far parte della lista di artisti con più vendite ed infine con 1989 ha superato ogni record sorprendendo chi le aveva sconsigliato di abbandonare il Country per abbracciare un Pop più mainstream; 1989, infatti, non solo ha venduto dieci milioni di copie in tutto il mondo, ma le ha fruttato numerosi premi importanti e soprattutto l'ha portata ad essere la prima artista femminile a raggiungere il traguardo di un miliardo di visualizzazioni con i video di Shake It Off, Blank Space e Bad Blood.
Dopo traguardi del genere la Swift non poteva che tornare sulle scene musicali in modo ancora più sorprendente e l'ha fatto innanzitutto mediante una forte attività promozionale: ad Agosto ha infatti eliminato ogni contenuto presente sulle sue pagine Social rendendole così bianche e prive di post per alcuni giorni, poi sono apparsi dei veloci - ed un po' inquietanti - video di serpenti ed infine il 25 Agosto 2017 è uscito il nuovo singolo, Look What You Made Me Do che ha immediatamente infranto ogni record: ha esordito subito al primo posto della classifica di iTunes in 74 paesi ed è stato il brano più trasmesso su Spotify con oltre 8 milioni di streaming rendendo così Taylor Swift l'artista femminile più ascoltata nella storia della piattaforma in 24 ore e l'artista più passata nelle radio statunitensi durante quel giorno. Anche il video non è stato da meno, perché in ventiquattro ore è stato quello più visualizzato su YouTube. Ma con questo singolo Taylor ha fatto capire subito che non è più la stessa del passato, sfruttando infatti le critiche che spesso le sono state mosse da altri artisti e dai media, ha specificato che la vecchia Taylor è morta. Look What You Made Me Do è infatti la canzone più arrabbiata ed aspra che lei abbia mai scritto ed il video non è da meno: attraverso riferimenti a video del passato e ad episodi di gossip che l'hanno vista protagonista (come la disputa con Kanye West o il litigio con Katy Perry), Taylor si distacca totalmente dalla ragazzina dai lunghi capelli biondi ed ondulati, con la chitarra in mano e l'atmosfera un po' fiabesca, diventando invece una donna dura, scura ed arrabbiata che ironicamente indossa la veste di "serpe" che le hanno affibbiato per far capire molto chiaramente qual è il suo punto di vista.
"The old Taylor can't come to the phone right now... Why? Oh, 'cause she's dead!"
Lontano dai suoni armonici di chitarra e dalle canzoni ispirate ad amori finiti o non corrisposti - a cui tutte noi ci siamo rispecchiate almeno una volta -, il nuovo album di Taylor Swift, Reputation che uscirà il 10 Novembre, si preannuncia totalmente diverso dai suoi precedenti lavori e a dimostrarlo sono anche gli altri due singoli che ne anticipano l'uscita, ...Ready For It? e in parte anche Gorgeous che, come il primo, hanno un suono Pop che sfocia fortemente nell'elettronica con beat artificiali, musica riprodotta elettronicamente e voce graffiante ed alterata.
Stanotte è uscito anche il video di ...Ready For It? che riprende la stessa atmosfera dark e leggermente inquietante di Look What You Made Me Do, anche se stavolta lei non è una zombie... Sebbene mi manchino gli scenari romantici di Wildest Dreams, trovo una certa continuità nei suoi ultimi videoclip; se si esclude infatti New Romantics che è un omaggio al successo di The 1989 World Tour e I Don't Wanna Live Forever cantata con Zayn Malik per la colonna sonora di 50 Shades Darker, nel video di Out Of The Woods - che è stato l'ultimo vero videoclip realizzato per l'album 1989 - lei ha un vestito celeste che è poi quello che indossa di nuovo nella prima scena di LWYMMD sotto forma di zombie, quasi come a voler dire che dal bosco ci è uscita ma è anche morta lì dentro ed è resuscitata, quindi cambiata inevitabilmente. Infine in ...Ready For It? si assiste al vero cambiamento, Taylor infatti è sdoppiata: c'è una Taylor oscura e quasi aliena che tiene prigioniera la vera Taylor che alla fine riesce a liberarsi e a sconfiggere la sua parte dark, ovvero quella che gli altri descrivono di lei.
Nonostante il suo significato nascosto, ho comunque sperato che, durante la scena sul cavallo bianco, ci fosse un veloce cameo delle riprese a cavallo dei video di Wildest Dreams, Blank Space e Love Story tornando così ad atmosfere meno cupe, ad una lei meno arrabbiata e a canzoni con maggiore spessore musicale (e per "spessore musicale" intendo musica suonata con uno strumento vero). Ma per questo forse bisognerà aspettare il video di Gorgeous che è una canzone più morbida rispetto alle prime due o forse bisognerà attenere che la fase Reputation passi del tutto.
Ad ogni modo, anche se da sua grande fan non sono molto soddisfatta della direzione che abbia intrapreso musicalmente parlando con questo nuovo album, non vedo l'ora che arrivi il 10 Novembre per poterlo ascoltare tutto e poter dare un giudizio completo. In fondo già con Gorgeous ha in parte dato voce ai miei pensieri con svariate frasi della canzone e probabilmente ci saranno altri pezzi in cui mi identificherò come ho sempre fatto con le sue canzoni ed inevitabilmente mi faranno pensare ai miei amori non del tutto dimenticati e alla fine rivaluterò questo disco. I'm ready for it!