Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

mercoledì 15 aprile 2015

Fine del capitolo.

La prima volta che sono andata a Bologna avevo quattordici o quindici anni, avevamo un concerto a San Lazzaro di Savena e il giorno dopo, come sempre, mio padre mi aveva portata a fare un giro per il centro. Fu in quel momento che pensai che quella sarebbe stata la città dove volevo passare una parte della mia vita. 
Me n'ero innamorata.
Era luglio e Bologna era calda e afosa come sempre d'estate, ma Via Zamboni - la strada dell'Università - era ancora popolata di ragazzi indaffarati; allora agognavo l'università pensando a quanto sarei stata libera, non immaginavo che quei ragazzi che camminavano per la zona universitaria fossero ancora impegnati a studiare mentre io, liceale, ero già in vacanza. 
Bologna è stata il mio chiodo fisso per tre o quattro anni, io dovevo andare a studiare in quella bella città rossa.
Poi è arrivato l'anno della maturità e, mentre tutte le mie amiche avevano idee probabilmente più concrete delle mie, io ero ancora decisa ad iscrivermi al DAMS di Bologna, incurante degli svariati contro che c'erano. Uno dei miei peggiori difetti (o forse pregi, non saprei) è la caparbia, quando mi metto una cosa in testa, la devo fare a tutti i costi e persevero finché non la ottengo.
Poi, ormai diplomata da un paio di mesi, c'è stato un altro concerto a Bologna, in quella Piazza Grande della canzone di Dalla che fino a pochi giorni fa non ho mai attraversato in orizzontale per scaramanzia, la stessa che accomuna tutti gli studenti dell'Alma Mater Studiorum. E il giorno dopo, il 5 settembre 2011, sono diventata il numero 0000626926, matricola al primo anno del corso di studi Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo - DAMS della Facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Bologna.

Credevo che, già solo per essere diventata quel numero, il mio percorso ormai sarebbe stato in discesa, ma non potevo sbagliami di più. Non avevo affrontato salite più ripide di quella che è stata "la vita a Bologna", però il panorama che ho visto alla fine è stato incredibile e impagabile!
Oggi, a distanza di tre anni e sette mesi da quel giorno in cui sono diventata un numero tra i tanti, dopo una vita passata a Bologna e la voce di un professore di musica che mi proclamava Dottoressa in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo che ancora mi rimbomba nella mente, sto prendendo per l'ennesima volta un treno ad alta velocità per tornare nella città che in questo periodo universitario mi ha adottata. Per l'ultima volta. O meglio, per l'ultima volta da studentessa dell'Alma Mater. Si conclude così un altro capitolo della mia vita, forse uno dei più belli finora; ma sono una sedicente scrittrice e so benissimo che iniziare a scrivere un altro capitolo porta sempre a sorprese e novità inaspettate che si scoprono solo man mano che si va avanti con i paragrafi.
Rispetto alla ragazzina appena maggiorenne che ero quasi quattro anni fa, mi sento un'altra persona. Somiglio di più ad una giovane donna che ha imparato ad affrontare in modo diverso le avversità, rimboccandosi le maniche e cercando di risolverle senza appoggiarsi ad altri; che non ha paura della solitudine o di sognare troppo perché ora crede molto di più in sé; una che, contro ogni previsione, ha imparato a cucinare e lo fa pure bene e che, paradossalmente, ha le idee molto meno chiare rispetto a prima.
Bologna non è più il mio posto e, come è giusto che sia, devo andare via, sistemare tutte le mie cose e le mie esperienze nei pacchi e nelle valige ed andare avanti verso un altro viaggio ed una città per cantare.

giovedì 2 aprile 2015

31 days of happiness.

Marzo 2015.
(Ovvero 31 giorni di felicità)
Ricorderò per sempre questo mese, non vorrei essere azzardata con definizioni eccessive visto che auspico ad un'esistenza un po' più lunga dei soli ventidue anni e tre mesi, ma potrei benissimo definirlo il mese più bello della mia vita (almeno finora).
È stato un mese frenetico e, purtroppo, eccessivamente veloce quando invece avrei voluto che ogni minuto durasse almeno il triplo per ricordare bene ogni momento, come lo slow-motion in una scena particolarmente importante di un film affinché questa resti impressa nella mente dello spettatore. Invece è già passato, lasciandomi però ricordi indelebili e forti.
Il mese appena trascorso è stato un alternarsi di ansie che poi si sono tutte trasformate in "banana smile" facendomi provare un concentrato di emozioni forti, belle anche se molto diverse tra loro.
I giorni prima della discussione della tesi sono stati letteralmente un incubo: ho ripetuto quel discorso così tante volte da rischiare di arrivare lì, il 9 Marzo, senza voce; per non parlare degli incubi che mi vedevano protagonista di catastrofiche discussioni in cui mi venivano poste domande improbabili che non ricevevano risposta. Ma è tutto normale. Di una cosa sono certa: l'aspettativa è decisamente più alta rispetto alla maturità, anche se quest'ultima è stata sicuramente peggio. All'esame della maturità c'è da aspettarsi qualsiasi domanda, su svariate materie oltre a quelle sulla tesina (e si può essere bocciati), alla discussione di laurea è già tutto fatto, tutto deciso e la tesi è personale, dopo aver passato mesi a leggere libri, articoli e siti su quell'argomento, si suppone che tu lo sappia molto più di chiunque altro o comunque abbastanza da non avere problemi.
Inoltre vedere i miei genitori insieme, cordiali e addirittura simpatici, dopo tanto tempo è stato probabilmente uno dei più bei regali che potessi ricevere.
Il giorno dopo la discussione ho poi prenotato l'aereo per andare in Serbia e sono partita esattamente cinque giorni dopo la prenotazione. Il mio primo viaggio all'estero da sola, la decisione più folle, impulsiva, avventata e meravigliosa della mia vita, ma che dovevo assolutamente fare e infatti non potrò mai pentirmene. Sono stati tre giorni e mezzo fantastici, della Serbia mi è piaciuto praticamente tutto (dai posti, al cibo alle persone) e non potrò mai dimenticarla. Per vari motivi, forse soprattutto perché lì ho ritrovato il mio cuore che avevo involontariamente lasciato ad Eretria ma, sbadata come al solito, l'ho dimenticato ancora. 
Tornare in Italia è stato difficile perché lì c'era tanto da lasciare ed è stato doloroso. E continuerà ad esserlo ancora a lungo. Sebbene ci siano numerosi altri posti al mondo che voglio visitare, quel paese dei Balcani avrà sempre un posto particolarmente speciale nel mio cuore e spero di poter farvi ritorno, molto presto... Nonostante la Easyjet da ieri abbia definitivamente cancellato la tratta Milano-Belgrado e viceversa.
Se la discussione della tesi è stata fonte di un'ansia distruttiva al punto da essere in qualche modo appropriata, la proclamazione è stata commovente. Sì, quando uno dei professori della commissione ha detto «Per i poteri conferitimi dalla legge la dichiaro Dottoressa nelle Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo» non ce l'ho fatta e sono scoppiata in lacrime. Lacrime di gioia, che hanno racchiuso tutti questi anni trascorsi a Bologna, difficili, belli, inaspettati, forti ed indimenticabili. Ho raggiunto un grande traguardo, ma quando mi sono ritrovata con la coroncina di alloro con il nastro bianco a simboleggiare la mia facoltà, mi sono resa conto che il meglio deve ancora venire.
Infine c'è stata la mia festa a Napoli, con [quasi] tutte le persone che amo e che, per un motivo o per un altro, hanno svolto un ruolo importante nella mia vita, con pochissime assenze che non erano lì per cause di forza maggiore, ma mi piace pensare che non lo fossero solo fisicamente. E festeggiare sentendo tutto quell'affetto è stato insuperabile.
Che grande, meraviglioso e sorprendente mese che è stato questo Marzo 2015, pieno di sorrisi, di felicità, di amore, di soddisfazioni e sogni.