Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

mercoledì 25 maggio 2016

Un anno, tutto cambia.

È strano come in un anno una data possa cambiare di significato.
Il 23 Maggio 2015, di sera, ho ricevuto un messaggio in inglese in cui un grande amore della mia vita mi diceva che la nostra storia era finita. Non aveva avuto particolarmente tatto, ma già lasciare una persona è difficile, lasciarla in un'altra lingua ancora di più, lasciarla per telefono perché vive a 1504 km da te, è peggio.
Sapevo che era una storia impossibile, ma ho questo brutto vizio di incaponirmi sulle cose impossibili, per questo mi è sembrato che il mondo mi crollasse addosso e, anche se ho cercato in tutti i modi di dimenticarlo velocemente, dandomi a svariati shottini di Blu Curaçao, birre e Cosmopolitan o cercando gli occhi verdi di qualcun altro piuttosto che i suoi – che comunque sono inimitabili nella loro limpida sfumatura di acquamarina che sembra illuminare il mondo –, alla fine mi sono resa conto che dovevo lasciare che passasse il tempo, perché quello sarebbe stato l'unico vero lenitivo.
E infatti.
A distanza di un anno ripensare a lui fa ancora un po' male, anche se me ne sono fatta una ragione e, come tutti quelli che sono stati mollati, anche io ho rivolto mentalmente ogni tipo di appellativo poco gentile a lui.
E poi è passato un anno ed, esattamente lo stesso giorno, ho iniziato lo stage, in un settore che amo da sempre e in particolare in un'azienda che mi stimola e mi piace davvero molto e sono felice.
So che lui non era l'amore della mia vita, anche se è stato fin troppo importante, so che per quanto il suono di "volim te" sia dolce, preferirò sempre un "ti amo" e so che merito qualcun altro, qualcuno che mi chiama "piccola H". O forse non sono fatta per l'amore, ma sono sicura di essere fatta per la musica che delinea la mia strada sin da quando ho mosso i primi passi.

martedì 3 maggio 2016

#MasterMusica... The end.

Tutto è iniziato qualche anno fa, quando stalkerizzando Luca De Gennaro – diventato nel corso di questi mesi LucaMyLove e poi, per dignità, il DeGe –, ho scoperto che insegnava al Master in Comunicazione Musicale alla Cattolica di Milano. [In realtà è iniziato anche prima, sempre per colpa del DeGe indirettamente, perché tra i dieci e gli undici anni ho iniziato ad innamorarmi di MTV che in quel periodo è diventato l'unico canale che guardavo in televisione e Giorgia Surina, che faceva la VJ a TRL, era diventata la mia fonte di ispirazione, infatti mi ero messa in testa che se non fossi diventata una cantante, avrei preso il suo posto.]
Comunque, quando poi mi sono laureata e mi si sono posta la fatidica domanda cosa faccio ora della mia vita?, sono andata a smanettare sul Web alla ricerca di un master a Milano che avesse a che fare con la musica; perciò quando ho [ri]scoperto il Master in Comunicazione Musicale – finito chissà come nel mio subconscio –, ho pensato che io dovevo fare quel Master.
Credo di aver detto il primo "che ansia!" legato al Master quando ho inviato la mia domanda di ammissione corredata di curriculum vitae. Ho scritto quasi una decina di curriculum in altrettanti formati diversi prima di decidere quello da inviare, dopodiché ho passato i successivi lunghi mesi a sperare che fosse tutto corretto mentre l'attesa di una qualche risposta mi distruggeva.
Perciò quando lo scorso Ottobre ho ricevuto una telefonata dal coordinatore didattico del Master che mi informava che il 22 Ottobre avrei fatto il colloquio di ammissione, quasi svenivo nella sala d'attesa dello studio odontoiatrico dove lavora mia madre e dove quel giorno mi trovavo per capire se era il caso o meno di estrarre un dente del giudizio.
Ufficialmente però tutto è iniziato tra il 22 e il 23 Ottobre 2015, quando circa un centinaio di studenti – tra quelli che si erano iscritti al bando e quelli effettivamente presenti quei giorni – nella sede in Via Carducci dell'Università Cattolica del Sacro Cuore si sono tenuti i colloqui di ammissione. A ripensarci ora ancora mi si chiude lo stomaco per l'ansia (sì, sempre lei!): otto ore o forse pure di più ad aspettare seduta per terra davanti ad un'aula chiusa in attesa che arrivasse il mio turno – il problema di avere il cognome in T –, mentre attorno a me c'erano tutti potenziali rivali e nel frattempo nella mia mente si aprivano scenari quasi apocalittici in cui durante il mio colloquio mi avrebbero chiesto praticamente tutto lo scibile della musica o domande subdolamente psicologiche a cui non sarei stata in grado di rispondere correttamente. Per fortuna niente di tutto ciò è accaduto e infatti il 26 Ottobre – dopo un weekend a mangiarmi pure le ossa delle dita per placare l'ansia e mezza giornata a riaggiornare il sito e tutte le pagine Web del Master –, mi è arrivata quella mail in cui mi è stata confermata l'ammissione al #MasterMusica.
Quattordici giorni dopo è iniziata la più bella, emozionante e formativa avventura della mia vita. Mi sono trovata in un'aula insieme ad altre ventisei persone che come me avevano gli occhi che brillavano e il sorriso da Stregatto, noi eravamo i ventisette che ce l'avevano fatta!
Ventisette persone con esperienze diverse, provenienti da posti diversi e da università differenti ma con un sogno comune: la musica e forse è stato proprio per questo che incredibilmente abbiamo legato subito e siamo passati velocemente dall'essere semplici colleghi universitari ad amici, al diventare persino una seconda famiglia, totalizzante e praticamente sempre presente.
Insieme abbiamo affrontato questi sei mesi di Master, ci siamo formati, ci siamo supportati, presi in giro, abbiamo condiviso le tensioni, le emozioni, affrontato senza troppi danni l'esame di Economia della Musica e Nuovi Modelli del Business Digitale – con solo una gastrite da parte mia –, svolto tutti gli elaborati (talvolta improbabili), ci siamo entusiasmati alle lezioni più affascinanti e siamo sopravvissuti ai prof soporiferi; abbiamo vissuto esperienze-visto posti-conosciuto persone che ci hanno fatto vivere in un continuo stato di sogno, abbiamo consolidato amicizie bellissime, abbiamo fatto dei sorrisi insieme e della nostra passione il carburante che ci ha fatto andare avanti ogni giorno più determinati e siamo arrivati fino ad oggi che è stato l'ultimo giorno...
La fine di questo #MasterMusica che, almeno per quanto mi riguarda, lascia un grandissimo vuoto ma anche tanti ricordi meravigliosi che sono indimenticabili perché li ho condivisi con persone meravigliose a cui non posso fare altro che dire grazie e vi voglio tanto bene.
E, giusto per citare, almeno in parte, una canzone che de facto abbiamo "promosso" – aiutato a promuovere, va! – noi... This is (not) the end, perché noi siamo il futuro della musica.