Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

lunedì 27 gennaio 2014

Buon compleanno bambina.

Se c'è una cosa che mi caratterizza è di sicuro l'ansia. Sembra quasi che la frase tutto, maledetto e subito l'abbia detta io. Sono sempre stata così, questo è il motivo per cui il 27 gennaio 1993, alle sei del mattino ho rotto le scatole a mia madre e le ho fatto subire dodici ore di travaglio, nascendo decisamente in anticipo rispetto alla data prevista. Sono nata nei cosiddetti giorni della merla, cioè i giorni più freddi dell'anno, me lo ricordano tutti quelli che c'erano alla mia nascita e questo forse è il motivo per cui a volte io sono glaciale... Sono nata anche lo stesso giorno di Mozart, per la cronaca, e questo è sempre stato motivo di orgoglio per un'aspirante musicista/musicomane come me.
Non ricordo il primo compleanno festeggiato e neanche gli altri successivi, ma sono quasi certa che ogni mio compleanno sia stato celebrato come quello di una star. È così che mi hanno fatto sentire i miei, da sempre... Ero la loro piccola celebrità e lo sono ancora adesso. Per cui, feste in grande, sempre. E di solito si festeggiava per più di un giorno, magari quasi per una settimana, arrivando così al mio onomastico, il 4 febbraio. Insomma, ecco perchè sono così egocentrica.
Qualche festa però la ricordo, alcune con più piacere di altre.
Ricordo quella dei nove anni, in un ristorante a Bagnoli che allora andava molto di moda tra la mia classe, La Pentolaccia, ora non esiste più. Ricordo che c'era quasi tutta la mia classe e che per tutta la serata aspettai - invano - un tipetto che mi piaceva e che successivamente è diventato uno dei miei più cari amici.
Ricordo il dodicesimo compleanno, credo. Erano gli anni in cui credevo che i Blue fossero tutta la mia vita, gli anni un po' stupidi diciamocelo, quelli che tutti attraversano e che poi, per fortuna, passano. Mi facevo chiamare Helda James, dicendo che ero la moglie di Duncan James. Tre giorni prima di me, festeggiava la mia migliore amica e le avevano fatto una torta con la stampa dei Blue, eravamo così legate che la considerai anche un po' mia e, in fin dei conti, non mi dispiaceva dover condividere il "mio Duncan" con lei. Poi arrivò il mio compleanno, altra festa in grande e mia madre mi fece una maglia rossa, il mio colore preferito, con la scritta "If loving you it's a crime, then I'm guilty", la mia canzone preferita dei Blue. Ero così fiera di quella maglia, la adoravo e penso di averla messa da lì ai due-tre anni successivi quasi ininterrottamente. Tutt'ora ce l'ho ancora conservata, così, per affetto.
Penso però che il compleanno più bello sia stato il 27 gennaio 2007, i miei quattordici anni.
Era da poco finita la tournèe Britti&Bennato, era stata l'estate più incredibile della mia vita, a tredici anni ero salita su molti palcoscenici importanti ed avevo vissuto tra palco e realtà, penso sia stato in quel momento che i sogni di bambina si sono trasformati in reali progetti per il futuro. Non c'era niente che avrei voluto fare nella mia vita se non la cantante.
I miei avevano litigato da poco e papà non era più a casa con noi, ma tutto sommato avevano mantenuto un buon rapporto, per cui decidemmo di andare a Roma insieme. La mia Roma. Non ci sarebbe stato nessun posto al mondo dove avrei voluto essere.
Ricordo che mio padre si svegliò come al solito tardi e, dopo un piccolo litigio con mamma, ci mettemmo in auto e partimmo. L'idea era quella di visitare finalmente l'interno del Colosseo, cosa che ovviamente non facemmo perchè arrivammo dopo l'orario di chiusura. Ma non fu poi un grave danno, facemmo un giro per il centro, per quelle strade che io adesso saprei percorrere ad occhi chiusi, con l'odore di caldarroste che si diffondeva tra le vie dello shopping, i regali in Via del Corso e il desiderio espresso a Fontana di Trevi, una tradizione.
Ricordo che fu una giornata stupenda, quando arrivammo a Roma, dopo svariati giri per trovare un parcheggio, alla fine trovammo un posto vicino una sede de La Sapienza, sul muro c'era scritto "Divieto di affissione" e papà, conosciuto per la sua inclinazione a non rispettare mai le regole, scherzando si chiese se poteva parcheggiare lì, mia madre lo guardò sconcertata e gli disse "Ma perchè, l'azzecchi in faccia al muro la macchina?". Quel momento rimarrà nella storia, penso che a più riprese durante la giornata lo richiamavamo alla memoria e scoppiavamo a ridere fino a farci venire le lacrime.
Camminammo tanto, ci concedemmo un'ottima focaccia romana con salsiccia e, verso la sera, il mio quinto metatarso sinistro - che avevo fratturato qualche mese prima - iniziò a farmi male e a gonfiarsi, perchè ovviamente non avevo portato il gesso per il tempo necessario... Dettagli.
Ci mettemmo in macchina quando Roma ormai era illuminata dalla luci della sera ed era spettacolare, come sempre e poi andammo a Grottaferrata a mangiare a Lo Spuntino, un cult del tour dell'estate precedente che poi è diventato una meta fissa quasi tutte le volte che siamo in quella zona.
I miei presero una gricia, a me allora non piaceva ancora, solo pochi anni dopo è diventato il mio piatto preferito, così presi degli gnocchi imbottiti di melanzane. Sono pochi i ristoranti che amo particolarmente per la loro cucina, Lo Spuntino è di sicuro al primo posto.
E, per concludere la giornata, Alex inviò a papà una registrazione di "Tanti auguri a te" suonata da lui alla chitarra, registrazione che conservo ancora gelosamente su un CD.
Di compleanni belli ne ho vissuti tanti e spesso mi sono ritrovata a Roma con papà, ma poi tornavo sempre a Napoli per festeggiare con amici e parenti, spesso a più riprese.
Ci sono stati i miei diciotto anni in un bellissimo locale sul lungomare di Mergellina e i venti trascorsi in un pub a ballare sui tavoli insieme alle mie amiche... Eppure, l'anno scorso sentivo che in qualche modo quello sarebbe stato l'ultimo compleanno festeggiato a Napoli. Infatti adesso, per la prima volta, mi ritrovo lontana dalla mia città natale, senza il bouquet di lilium rosa di mamma e la sua torta... Ed ho come la sensazione che questo sia il primo di una lunga serie di compleanni lontana da Napoli. Ma va bene così, è questa la vita che mi sono scelta e continuerò sempre a ripeterlo, non ho rimpianti legati a Napoli.
E alla fine sono arrivata a ventuno, penso sia terribile per un'eterna Peter Pan come me. Ho avuto l'ansia per tutta la scorsa settimana, mi prende sempre un po' male il mio compleanno, poi stanotte ho sognato che mentre spegnevo ventuno candeline che in realtà sembrano molte di più su quella piccolissima torta, iniziavo a sgretolarmi come cenere mentre le candele restavano accese.
Ma poi mi sono svegliata, fuori il tempo è glaciale e si preannuncia la prima forte nevicata dell'anno qui a Bologna, siamo entrati nei giorni della merla, no? E qui c'è mio padre, che è venuto a festeggiare la sua "piccola" star. E poi ci sono nuove persone nella mia vita con cui sarà bello festeggiare... E poi boh, vedremo cosa ha in serbo per me la vita e questi ventun anni... Nel frattempo sono maggiorenne in tutti gli stati e posso tranquillamente bere superalcolici legalmente.
E, se proprio vogliamo dirla tutta, oggi la mia età effettiva è 2+1... 3!



sabato 18 gennaio 2014

Casualmente.

Quella di oggi si presentava una "giornata grigia" già da quando la mia sveglia è suonata strillandomi nelle orecchie "Knocking On Heaven's Door" cantata da Avril Lavigne. Quando il mio corpo ha realizzato di essere vivo e si è impossessato delle sue capacità motorie e dei suoi cinque sensi, mi sono resa conto che fuori pioveva... a dirotto.
E poi oggi la mia coinquilina è partita e, considerando che i corsi inizieranno solo il 3 febbraio e che quindi la maggior parte dei miei amici non è a Bologna, raggiungo lo stadio più alto di solitudine.
Io ne ho individuati tre di stadi:
meglio soli che male accompagnati (è quel tipo di solitudine di cui tutti ogni tanto abbiamo bisogno, è la "solitudine produttiva", soprattutto quando si è sotto esame come me in questo momento)
io lo so che non sono solo anche quando sono solo (è lo stadio intermedio, quando si inizia a parlare da soli per ammazzare il tempo o si esce di casa solo "per vedere gente")
io sono leggenda (ovvero la solitudine epica, tipo trovarsi totalmente soli a New York come Will Smith nel film)
Ecco, io ora sono entrata nel terzo stadio. E non ho neanche un cane.
Insomma, non è iniziata proprio come una bella giornata, soprattutto perchè dovrei studiare e oggi non ho nè le adeguate capacità di apprendimento, nè la voglia.
Così sono andata a fare la spesa, solito posto, la PAM, consapevole che essendo sabato mattina avrei trovato troppa gente, troppi scaffali semivuoti, troppe vecchiette irascibili alla vista dei preservativi esposti in cassa. E consapevole che avrei dovuto portare su per tre piani delle buste pesantissime, dato che non facevo una spesa decente da quando sono tornata a Bologna dopo le vacanze di Natale... Quindi due settimane fa.
Tralasciando Radio PAM che ha trasmesso un paio di canzoni che hanno contribuito a mettere il dito nella piaga, mi sono dovuta ricredere. C'è più gente durante i pomeriggi infrasettimanali che il sabato mattina e quindi c'era anche tutto quello che mi serviva.
Così, mentre cercavo la fila di scaffali dove trovare il mio tea alla vaniglia, ho incrociato uno sguardo familiare...
L'uomo della mia vita, penserete voi inguaribili romantici (perchè lo so che in fondo avete pianto tutti quando Belle ha baciato la Bestia che sembrava morta e che invece si trasformava nel principe)... E invece no... A quanto pare l'uomo della mia vita si è perso, per cui se per caso qualcuno dovesse incontrare Johnny Depp, gli può dare senza problemi il mio numero e l'indirizzo, sia di Napoli che di Bologna, non si sa mai.
No, non ho incontrato l'uomo della mia vita, ma una persona quasi altrettanto piacevole. Il professore di Storia della Fotografia.
Primo corso seguito al DAMS (se non si considera la mezz'ora nel Dipartimento di Matematica dove ho capito che non avrei mai fatto Storia del Teatro); riesco a ricordare tutto di quel giorno, compreso il "giro turistico" a Porta San Donato per cercare appunto il Dipartimento di Matematica dove, chissà per quale motivo, avevano messo quel corso, poi passai il pomeriggio in giro a cercare casa e dopo andai a seguire la prima lezione del corso di Storia della Fotografia, in Via Zamboni 38.
Era uno dei corsi più frequentati del DAMS (e lo è tutt'ora), infatti le lezioni si tenevano in due aule molto grandi della facoltà di Lettere e quelli che arrivavano in ritardo, erano costretti ad andare nell'altra aula seguendo la lezione in audiovisione. Insomma, quel corso sembrava una giungla, devo ammetterlo e quando il professore, parlando del primo collage fotografico della storia, "Le Due Strade Della Vita" di Rajlander, mise sarcasticamente in evidenza le differenze tra noi del DAMS e quelli di Giurisprudenza paragonandoci alle due parti opposte di quella fotografia, in effetti non aveva tutti i torti. La differenza allora era lampante, soprattutto perchè la facoltà di Giurisprudenza è appena qualche numero civico prima del 38.
È stato a quel corso che ho conosciuto tante persone, alcuni che sono tutt'ora miei amici ed è stato durante quelle lezioni che si consolidò maggiormente un gruppo che frequentavo, anche se poi la maggior parte delle persone che ho visto o conosciuto a Storia della Fotografia, non le ho mai più viste o comunque molto di rado. Però era bello. E non solo perchè ci divertivamo tutti così tanto da pensare che il passaggio dal liceo all'università fosse una figata, ma anche perchè il corso era incredibilmente interessante e tutt'ora ricordo ogni cosa.
Inoltre il professore è molto affascinante e, la maggior parte di noi ragazze, avevamo una cotta (intellettuale) per lui.
Poi io lasciai Bologna perchè non trovavo casa, persi i contatti con la maggior parte delle persone del gruppo in cui ero entrata e poi Storia della Fotografia è stato il primo esame che ho dato. Il 23 aprile 2012. Ero così in ansia che durante il viaggio in macchina con mio padre, gli avrei ripetuto ossessivamente per sei ore tutti e due i libri e tutte le fotografie che dovevamo riconoscere a memoria, ma per fortuna mio padre non mi diede spago... Passai quella notte totalmente in bianco e, quando arrivai alla sede dove avrei dovuto fare l'esame, sembrava Hunger Games... C'erano così tante persone che, essere ventitreesima in lista, fu davvero un colpo di fortuna.
Ricordo tutto di quell'esame, iniziai con l'assistente donna che si occupò del mio progetto fotografico in attesa che il professore si liberasse di una riunione ed arrivasse per gli esami; ero l'ultima prima della pausa pranzo nel primo gruppo ed iniziai l'orale con il professore per poi concluderlo con un altro assistente perchè lui aveva degli impegni. Insomma, un esame travagliato in cui ho rischiato più volte di diventare l'ennesimo articolo su una studentessa morta d'infarto durante un esame. Eppure andò benissimo. Il primo trenta, il motivo che mi diede la carica per continuare al DAMS nonostante le difficoltà e il motivo per cui oggi sono qui a Bologna e nonostante la solitudine non mi pento di niente, anzi sono felice.
Oggi è stato lui a riconoscermi, soprattutto perchè io ero soprappensiero, si è ricordato di me nonostante il considerevole numero di studenti che vede ogni giorno, ha detto che alcuni gli restano particolarmente impressi e si è interessato di quello che sto facendo adesso, ovvero la disciplina scelta e il tempo che mi manca alla laurea.
Incontrare lui ha decisamente cambiato la mia giornata, sebbene continui a piovere e io continui ad essere sola e probabilmente non uscirò di casa dopo che avrà fatto buio a causa del "maniaco di Bologna". È una di quelle persone che emana positività, almeno per quanto mi riguarda, per cui mi ha dato una piacevole tranquillità per gli esami che sto per fare e una botta di sorrisi extra.
E casualmente il mio umore è migliorato parecchio.

mercoledì 15 gennaio 2014

Tears.

Lacrime.
Ci sono due "categorie" che dividono questo argomento.
La prima è quella che definisco "Polis Greche", non bisogna piangere, bisogna fare i duri, sorridere sempre, comunque vada... E alcuni di noi sono bravissimi in questo. Riescono a nascondere così bene le cose da diventare inconsapevolmente degli attori incredibili, hanno sorrisi così smaglianti e sinceri che farebbero invidia ai migliori musical di Broadway. E alla fine si immedesimano così tanto nella parte da farla diventare reale. Il problema c'è, ma va risolto! Niente lacrime, nessun coinvolgimento emotivo... Il nulla cosmico.
E poi c'è una seconda categoria, che ultimamente va molto di moda, ovvero quella che io definisco "Reality Show". Ovvero piangere, sempre, per qualsiasi cosa, in ogni momento. Questo fa guadagnare il favore del pubblico, sempre, anche se non c'è un vero pubblico. Anche qui si sviluppano delle capacità recitative pazzesche, riuscire a piangere a comando per il pubblico affinchè, per quella strana empatia con lo spettatore, quest'ultimo provi le stesse sensazioni. E non importa che lo spettatore non è seduto davanti a un televisore, va bene comunque, l'importante è avere un pubblico da cui essere compatiti e confortati.
Di questa seconda categoria, non riesco nemmeno a definire persone sane di mente gli individui che ne fanno parte. Ma non sta a me giudicare, ognuno fa ciò che vuole. Ognuno con il suo credo, giusto o sbagliato che sia.
Penso però che la prima categoria debba necessariamente essere suddivisa in due sottosezioni: da un lato coloro che potrebbero anche farsi asportare i dotti lacrimali perchè, da discendenti diretti della linea di Sparta, non li usano neanche, non ricordano nemmeno più come siano fatte le lacrime.
E poi ci sono tutti gli altri...
Quelli che non piangono, anzi che un po' se ne vergognano a pensare a questo argomento, quelli che sono tutti d'un pezzo e il cui sorriso è talmente sincero e radioso da non lasciare dubbi.
Sono quelli che però spesso hanno bisogno di un rifugio. Un buon libro, un po' di musica, un film o una serie TV... E poi eccola, quella scena dell'ultimo episodio della prima serie di un telefilm a caso come potrebbe essere Glee ad esempio, o quella frase di una canzone passata in shuffle sull'iPod... entrambe abbastanza banali, eppure fanno scattare qualcosa dentro ed ecco lì che la gola inizia ad inaridirsi e si deglutisce più volte per calmare questa strana sensazione mentre gli occhi iniziano a bruciare e, prima di esserne consapevoli, si scoppia in un pianto disperato che non si riesce a fermare finchè non si caccia tutto. E allora potrebbe durare anche per molto tempo.
Poi ci si riprende, si fa un bel respiro e si guarda la propria immagine allo specchio, con un viso pallido che mette in risalto le guance rosse, gli occhi arrossati e ancora lucidi e si cerca di capire per quale arcano motivo quella stupida scena o frase o successione di accordi abbia provocato questo uragano.
E lo sappiamo bene, sembra quasi volercelo suggerire il nostro riflesso allo specchio, ma noi gli scocchiamo un'ultima occhiata a metà tra la pietà e la seccatura ed andiamo via, come se non fosse mai successo. Ed un po' è vero, perchè almeno ci si sente svuotati di tutto e capaci di tornare a sorridere ed ingannare tutti, persino noi stessi... in attesa di altre lacrime. 

mercoledì 8 gennaio 2014

Helda ha i gusti complicati.

Ogni tanto mi piace parlare di me in terza persona, probabilmente sempre per quello sdoppiamento di personalità di cui parlo spesso.
"Helda"... è bello dirlo, analizzandomi dall'esterno.
Ok, sto delirando.
No, ad ogni modo, ieri ho avuto la catastrofica consapevolezza che mi ha folgorata tipo Sant'Antonio sulla via di Damasco (ormai faccio delle citazioni che sconvolgono anche me!) che avrei fatto ventun anni tra venti giorni, cioè diciannove contando da oggi.
Ventun anni, vi rendete conto? Dovrebbe essere illegale! Sulla Costituzione, ci dovrebbe essere un articolo che specifica chiaramente che Helda Tassi non può compiere ventun anni ma deve fermarsi eternamente ai venti. Tipo Peter Pan, solo un po' più matura. Forse.
Dopo aver passato un quarto d'ora di pura disperazione, ho poi cercato di autoconvincermi che adesso sarò maggiorenne in tutti gli stati e che potrò bere superalcolici dovunque (parentesi sospensiva... a buon intenditore poche parole). Certo, non posso ancora votare per le elezioni del Senato nè candidarmi alla Camera, ma visto che non rientra neanche un po' nei miei interessi, direi che va bene così.
Dunque, quando si parla di regali a Helda, cioè a me (l'ho detto, questa cosa dell'alterego mi distrugge!), tutti sembrano andare sempre in crisi. Helda ha i gusti difficili... Ma che davvero?
Perciò, per quelle poche persone che hanno deciso di restare nella mia vita e che vogliano farmi un regalo (gradito) al mio compleanno, ho stillato una lista di cose che, se dovessi ricevere, mi renderebbero la persona più felice al mondo.

Musica:
Ecco, la musica mi fa sempre felice, con quella andate sempre sul sicuro... Tranne con un disco dei Modà, perchè quella non è musica. Ecco alcuni dei dischi che vorrei tanto, ma va bene qualsiasi altro disco dei cantanti qui sotto riportati (tranne Ligabue, perchè gli altri CD li ho già).
- Biglietto per il concerto di Luciano Ligabue (preferibilmente Salerno, ma vanno bene anche Roma e Milano)
- Let Love In, Goo Goo Dolls
- The Freewheelin' Bob Dylan, Bob Dylan
- Mylo Xyloto, Coldplay
- Fuori Come Va?, Luciano Ligabue
- Swigs Both Ways, Robbie William (non disdegno l'edizione deluxe)
- Pronto A Correre (Il Viaggio), Marco Mengoni
- Prism, Katy Perry
- Lambrusco, Coltelli, Rose & Pop Corn, Luciano Ligabue
- Revolver, The Beatles
- The Dark Side Of The Moon, Pink Floyd
- A Che Ora È La Fine Del Mondo?, Luciano Ligabue
- A Boy Named Goo, Goo Goo Dolls
- American Idiot, Green Day
¡Uno!, Green Day
- Buon Compleanno Elvis, Luciano Ligabue
- Max 20, Max Pezzali
- DVD Stadi 2010, Luciano Ligabue (so che è introvabile e che è uscito solo in edicola... Ma se lo trovate, io vi amerò tipo per tutta la mia vita!)
- Giro D'Italia, Luciano Ligabue
- Roulette, Blue (non rompete le ovaie, è per collezione!)
- Made In Heaven, Queen
- Ligabue, Luciano Ligabue
- Red, Taylor Swift
- How To Dismantle An Atomic Bomb, U2
- Bangerz, Miley Cyrus (non fracassate le ovaie - parte II) 
- Colonna Sonora Di Freaks (1 e 2 stagione)
Libri: 
- Quante Strade. Bob Dylan e il mezzo secolo di «Blowin' In The Wind», Alberto Crespi
- Saga di Harry Potter (nuova ristampa con le copertine stupende), J.K.Rowling
- Le Fiabe Di Beda Il Bardo, J.K.Rowling 
- Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli, J.K.Rowling
- Il Quidditch Attraverso I Secoli, J.K.Rowling 
- Le Scarpe Rosse, Johanne Harris
- Il Giardino Delle Pesche E Delle Rose, Johanne Harris
- Cinema E Rock, Umberto Mosca
- Il Libro Segreto, Rick Riordan
- Mezzosangue E Mostri, Rick Riordan
- L'Ultima Guida, Rick Riordan 
- La Neve Se Ne Frega, Luciano Ligabue
- Il Ritratto Di Dorian Gray, Oscar Wilde
Film:
- La Musica Nel Cuore
- Elizabethtown
- Finding Neverland
- L'Amore Non Va In Vacanza
- Se Solo Fosse Vero
- Iron Man 3
- Noi Siamo Infinito
- Shakespeare In Love
- Closer
- Sherlock Holmes
- Sherlock Holmes (Gioco Di Ombre)
- Sweet November
- Chocolat
- La Fabbrica Di Cioccolato
- Nemico Pubblico
- Carpe Diem
Altro: 
- Ciondolo Ghiandaia Imitatrice (bronzato)
- Ciondolo Doni Della Morte (argentato)
- Orologio Hops! nero (quadrante piccolo)
- Canon EOS 1100D
- Cover iPhone 5 bianca con Trilli
- Peluche Sven o Olaf (Disney Store)
- Cover iPad 3 rossa
- Guilty di Gucci
- Chanel Rouge Allure 99
- Carta regalo Sephora (fa sempre comodo)
- Biglietti per un viaggio
- Pannello Chroma-key







martedì 7 gennaio 2014

Si ritorna solo andando via.

Tutto è cominciato esattamente un anno fa, o meglio, un anno e cinque giorni fa, precisamente il dodici gennaio duemiladodici. Dopo un anno di peripezie, finalmente mi stavo trasferendo definitivamente qui a Bologna.
Stesso orario del treno, stessa giornata un po' cupa, stessa nebbia durante il tragitto, stesso primo giorno di mestruazioni e conseguenti dolori... forse solo il clima era diverso perchè l'anno scorso arrivai con pochi gradi sopra lo zero ed una nevicata imminente, oggi invece Bologna non è poi tanto fredda... insomma ci sono state giornate decisamente peggiori.
Ma stavolta in treno ero da sola, cioè, da sola se non si considerano tutti gli altri passeggeri tra cui una fastidiosa coppia (con bimba insopportabile compresa) che fungeva da rappresentate della parte peggiore di Napoli visto l'italiano così poco italianizzato e l'ultra-cinquantenne seduto accanto a me che si era spaparanzato sulla poltroncina e si era addormentato quasi addosso a me... Però ero sola, con la mia musica e i miei pensieri.
Dopo un anno, di viaggi in treno da sola ne ho affrontati un'infinità e non mi fa più niente, così come non mi fa più niente arrivare in una casa vuota in cui devo fare le pulizie, cucinare e sentirmi la definizione esatta di un Elfo Domestico. Anzi, adesso questa tanto agognata indipendenza mi piace, è una condizione che ho fatto mia e, per quanto abbia amato stare a casa per le feste, un po' mi mancava.
Però in un anno sono cambiate tante cose, lo ripeto spesso e forse sembra retorico perchè tutto cambia sempre, ma io venivo da un anno piuttosto statico, per cui i cambiamenti adesso sembrano ancora più evidenti.
Innanzitutto l'anno scorso sono partita con dolore, perchè lasciare alcune persone era difficile e al momento a me sembrava quasi impossibile; adesso invece i motivi per cui mi dispiace lasciare Napoli sono diminuiti notevolmente e a volte non ne trovo neanche uno davvero buono.
Quei legami a cui ho tenuto tanto, a cui ho voluto per forza credere, mantenendo dei fili già spezzati e rattoppati troppe volte, erano una delle mie bugie più grandi; ci ho messo un po' per capirlo, ma ora che ho lasciato che queste catene mentali si spezzassero, mi sento più libera... e anche più sola. Ma immagino che al momento la solitudine sia lo scotto da pagare per tutto il resto, il modo per staccare completamente quelle radici che mi tenevano ancora ancorata ad un posto con cui non ho più niente a che fare e con cui forse non l'ho mai avuto davvero; staccate queste radici più profonde, posso iniziare a seminare qualcosa di nuovo. Altrove.
Adesso voglio concentrarmi su me stessa, di spazio agli altri ne ho dato in abbondanza, a volte esagerando; ora torno da me e per tornare non potevo fare altro che andarmene via.