Per quanto lei mi stia antipatica, direi che è il caso di citare una frase di Emma detta proprio ieri: "Non avevo ancora fatto l'amore sotto al Duomo di Milano". Esatto, io stessa non avrei saputo dirlo meglio.
Per cui, ripresami dall'euforia e non del tutto dalla stanchezza, eccomi a scrivere un post sul concerto di Radio Italia.
Sarei quasi tentata di scrivere uno di quei post che amavo tanto pubblicare sul Live Space (eh, sono vecchia) quando avevo tredici anni, con tanto di ringraziamenti a staff, band e chi più ne ha più ne metta e tutto il resto... Per fortuna il passaggio dal Live Space a WordPress ha cancellato direttamente quei post di una pischella fortunata, levandomi automaticamente l'imbarazzo di ritrovarli per caso e rileggerli. Però me li ricordo molto bene.
Ricordo anche molto bene le emozioni che provavo quando salivo per la prima volta sui vari palchi. La provo tuttora, solo che sono - e vorrei ben dire! - più matura e più capace di gestirle.
Per cui sono tornata nella ormai familiare Milano, niente viaggio frenetico e veloce in macchina stavolta, ma un treno altavelocità in solitudine, un giro in centro con la band, la camera allo Sheraton, il pranzo nel ristorante dell'albergo con Alex e i Negramaro... Insomma, se non fossi ormai abituata a situazioni del genere, mi ripeterei di cambiare spacciatore perchè sarebbe piuttosto irreale. Lo è, ma non per me.
Poi una bella doccia, i miei immancabili preparativi pre-live che mi faranno sempre guadagnare le battutine di mio padre che ripete che sono più star io che atre che lo sono effettivamente e poi dritti in Piazza Duomo. Tralasciando Edoardo che ha fatto andare me nell'auto di Radio Italia mandata per lui, mentre lui è andato con il furgone insieme alla band perchè così preferiva, per cui quando siamo arrivati nel backstage mi sono ritrovata gli occhi di un numero esorbitante di persone che cercava di capire chi fossi dei vari artisti e tralasciando pure la quantità considerevole di mani che ho stretto e di nomi che perlopiù non ricordo, il concerto di Radio Italia è stato una figata pazzesca. Ecco, sono sicura che questo è un termine tecnico molto usato nell'ambiente.
La mia stima va a Biagio Antonacci che ha aperto il live, stonando. Cioè, non ha intonato una nota nemmeno per sbaglio, incredibile! Però il suo è un grandissimo messaggio di speranza: se lui è considerato uno dei migliori cantanti in Italia, ha riempito San Siro per i suoi vent'anni di carriera ed ha venduto un bel po' di dischi, allora tutti possono cantare. Emma invece mi ha dimostrato ancora una volta la sua femminilità alla Rambo e la sua raffinatezza, con quel vestito così sobrio ed elegante. Alex sempre più bello che, durante il suo momento, mi ha fatto cantare a squarcia gola giù dal palco che ancora sono afona. Luca e Paolo grandissimi e Laura Pausini che mi è passata davanti prima di chiudersi nel camerino accanto a quello di Edoardo e lì ho dovuto seriamente trattenere una cascata di lacrime.
Ok, quest'ultima parte sembra un po' quei post di "Helda James", quindi la finisco qui.
No, scherzi a parte, per quanto sia cocciuto e surreale continuare a ripeterlo, sono sempre più convinta - soprattutto dopo aver preso parte ad eventi del genere - che io non desidero niente di più di questo per il mio futuro.
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