La grandeur, l'étonnante mélancolie de ce tableau, ne sauraient s'exprimer dans les langues humaines; les plus belles nuits en Europe ne peuvent en donner une idée. En vain dans nos champs cultivés, l'imagination cherche à s'étendre; elle rencontre de toutes parts les habitations des hommes: mais dans ces pays déserts, l'âme se plaît à s'enfoncer dans un Océan de forêts, à errer aux bords des lacs immenses, à planer sur le gouffre des cataractes, et pour ainsi dire à se trouver seule devant Dieu.
Questa è una delle descrizioni dell'America che più preferisco. È tratta dal Génie Du Christianisme di Chateaubriand e parla di un'America ancora selvaggia ed incontaminata, una descrizione non del tutto pertinente visto che lo scrittore francese è nato circa trecento anni dopo la "scoperta" dell'America e gli europei avevano già fatto numerose missioni di colonizzazione e civilizzazione (spesso in nome di un dio e di una civiltà che per noi erano il modello assoluto) a spese dei popoli che abitavano in quelle terre. Ma lui parla delle Cascate del Niagara, non sono del tutto certa se il lato sia quello di New York o del Canada, anche se in effetti tuttora il lato americano non è stato contaminato troppo dalla mano dell'essere umano, quindi è probabile che quando Chateaubriand ha scritto la sua opera, fosse ancora più selvaggio.
Ad ogni modo l'America ha sempre sortito un grande fascino per gli europei, prima appunto per la bellezza di terre non ancora contaminate dall'uomo, poi per tutto quello che l'America è diventata nell'ultimo secolo. Con le sue luci, i suoi sogni, le sue promesse, i grattacieli enormi, il Rock 'n' Roll e i blue jeans e anche con tutte le sue contraddizioni. Un paese a metà tra Stairway to Heaven e Highway to Hell.
Ed inconsapevolmente l'America è diventata parte di noi. Usiamo termini inglesi, mangiamo Big Mac ed abbiamo assorbito pregi e difetti dei nostri cugini d'oltreoceano.
Per quanto mi riguarda, l'America fa parte di me. Mio padre ha sempre vissuto con un piede a Napoli e l'altro a New York, ha lavorato per gli americani alla Base NATO e anche lì negli USA ed ha assorbito le loro tradizioni, i loro modi di fare e, ahimè, anche alcuni loro vizi.
E mi ha cresciuta un po' a metà tra NA e NY.
Mi parlava e mi faceva parlare in inglese da piccola, giocavamo a the hangman e names things cities ed i primi libri che ho letto sono stati Alice's Adventures in Wonderland e Peter Pan, rigorosamente in inglese. Per due estati ho frequentato il Summer Camp alla base americana insieme ai figli dei militari della NATO ed ho stretto amicizia con una deliziosa bambina americana della mia età che ricordo tuttora benissimo: Melany, con i capelli biondo ramati e gli occhi azzurri, un po' introversa come me, con la quale parlavo in inglese. Mi piacerebbe rivederla ora.
Alle medie ero la più brava della classe nella lingua straniera, anche se mi veniva rinfacciato più volte di avere una pronuncia americana e di scrivere spesso "wanna" e "gonna" ed altri termini che nell'inglese britannico non erano ammessi.
Poi per mancanza di pratica ho perso parecchio questa lingua, anche se ancora mi capita di sognare in inglese di tanto in tanto, devo ammettere soprattutto dopo quest'estate.
Però alcune tradizioni americane fanno parte di me, non le ho assorbite come tutti a causa della globalizzazione ma le ho vissute davvero. Infatti ho festeggiato Halloween quando in Italia pochi conoscevano questa festa e ricevevo (e ricevo ancora!) la Halloween Treat Cup con dentro i marshmallow, i cioccolatini della Hershey's e quelli a forma e al gusto di zucca della Gertrude Hawk Chocolates; ho mangiato il tacchino imbottito e cotto al miele per il Thanksgiving, una volta anche alla base americana insieme ai militari, durante il primo discorso per il Giorno del Ringraziamento del primo mandato di Obama; conosco i nomi delle renne di Babbo Natale (che per me è Santa Claus!) in inglese e a Natale non mangio gli struffoli, ma i brownies!
Insomma, non è che voglio fare l'Americana, è che mi hanno disegnata così.
E oggi, per questo Thanksgiving, volevo anche io ringraziare. Ho tanto per cui essere grata, quest'anno è stato molto bello, con alti e bassi certo, ma gli alti sono stati talvolta incredibili e non credo che potrò dimenticare questo 2014 e soprattutto alcune persone che l'hanno caratterizzato.
Perciò buon Ringraziamento a tutti e, cari americani, l'anno scorso il Presidente Obama ha graziato il tacchino, perchè non fate lo stesso anche voi quest'anno? Si può essere riconoscenti anche senza di esso, in compenso avete il diritto (e l'obbligo, per quanto mi riguarda) di mangiare più apple pie!
Nessun commento:
Posta un commento