I miei ultimi tre viaggi all'estero sono stati più o meno così. Con mia madre, quasi un anno fa esatto, avevamo deciso appena tre settimane prima di andare in Grecia, un po' "ad cazzum" - come direbbero i latini - e non solo Atene si è dimostrata una delle città più belle che abbia avuto la fortuna di vedere, ma quella è stata senza dubbio l'estate migliore della mia vita, almeno fino ad ora (e spero che la prossima sia anche meglio!); per quanto riguarda il mio primo viaggio da sola lo scorso marzo, in Serbia, quello era stato ancora più impulsivo dato che l'avevo prenotato appena cinque giorni prima di partire e, quel viaggio, è stato insuperabile.
E poi c'è stato il soggiorno Belga, la settimana scorsa. L'idea era nata quasi per gioco, probabilmente dalla comune necessità di evadere un po', di prenderci una pausa dallo studio appena concluso o ancora in atto... Di andare.
«Ma se facessimo un weekend fuori?», la domanda è nata così, in un pub e due giorni dopo eravamo quattro amiche al bar davanti ad un computer a cercare le offerte migliori per i voli per poi partire circa venti giorni dopo.
Se poi decisioni del genere non le prendi da sola, ma con delle amiche che dal liceo sono diventate importanti nella tua vita, allora il gioco è molto più divertente. Inizialmente dovevamo essere quattro, ma poi si è aggiunto un altro componente.
La sfiga.
Ma la sfiga mi piace trasformarla in sfida e, generalmente, non mi piace perdere le sfide.
Per cui quando mi è arrivato il messaggio riguardo all'incendio che si era propagato in uno dei Terminal dell'Aeroporto di Fiumicino da dove, guarda caso, dovevamo partire noi il mattino successivo e che, guarda caso, era proprio il Terminal da cui decollava il nostro volo, non mi sono sorpresa più di tanto. D'altronde due giorni dopo aver prenotato il volo per Belgrado è stato indetto sciopero nazionale dei trasporti, quindi non c'è da meravigliarsi!
La partenza è stata in forse fino alla fine. Prima il volo era stato cancellato, poi spostato a Ciampino, poi partiva di nuovo dal Terminal 3, ma poi alle cinque del mattino il Terminal 3 esalava ancora puzza di fumo, quindi siamo stati spostati al T1 da cui - finalmente - siamo partite, naturalmente senza dimenticare di aver passato una nottata quasi in bianco (se non si calcolano gli scomodi momenti stese sulle bilance dei Check In per pesare le valige da imbarcare), con l'ansia a mille e tutta quella marea di gente che popolava l'aeroporto principale di Roma durante quella notte.
Siamo arrivate a Bruxelles che eravamo già delle zombie e, girare la città per tre giorni, quasi senza tregua, riuscendo a vedere praticamente quasi tutto anche se talvolta non in modo approfondito come avrei preferito, è stato da supereroine. E devo dire che noi lo siamo state davvero.
“L'antico vaso andava portato in salvo. Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta!", come direbbe la pubblicità dell'Amaro Montenegro (giusto per restare in tema di Balcani, dove ho lasciato il cuore).
Siamo persino riuscite a prendere il treno da Fiumicino a Tiburtina ed arrivare in tempo (addirittura in anticipo!) per l'Italo che ci doveva riportare a Napoli. Fantastico!
Un viaggio con le mie amiche era quello di cui avevo bisogno, anche solo per dare una tregua all'eterna lotta che Giacomo Leopardi e Walt Disney stanno facendo in me.
Ma devo essere sincera, tra le città all'estero che ho visitato, Bruxelles per ora è all'ultimo posto. In effetti mi aspettavo molto di più, non ci sono stati momenti in cui il mio respiro si è completamente bloccato come a Londra tra gli scoiattoli del St. James Park o nel quartiere di Montmartre a Parigi e come quando sono arrivata al Parthenon ad Atene o a Kalemegdan di fronte all'incredibile panorama da cui si vedeva tutta Belgrado.
Bruxelles è bella, indubbiamente, ma non stupenda. È anche una città molto contraddittoria, per certi versi: tanto lussuosa, con prezzi esorbitanti più o meno ovunque, ma con le metro invase dai clochard già dalle sei e mezza del pomeriggio, spesso indecentemente sporche, cosa che non mi sarei mai aspettata dalla sede del Parlamento Europeo. E poi è dispersiva, insomma, non è facile girarla con linearità.
Però ci sono anche molte cose belle. La Grand Place è incredibile, così come l'immensa distesa di verde che ricopre gran parte della città, dei fumetti nascosti e sparsi un po' ovunque e delle molte e bellissime chiese, tra cui la più bella che a mio dire è quella del Sacro Cuore proprio accanto al nostro hotel. Ecco, la zona dell'hotel, adiacente al Parc Elizabeth, credo sia stata tra le mie preferite e la prima sera lì, durante la Fête du printemps, credo sia stata tra i momenti che ho apprezzato di più. Tra patatine e birra belga e dei meravigliosi fuochi d'artificio accompagnati dalla musica. Spettacolo pirotecnico che, soprattutto durante "Summer" di Calvin Harris, mi ha riportata altrove, a quel 15 e poi 22 agosto 2014 all'Eretria Village.
D'altro canto invece sono rimasta abbastanza delusa dal tanto decantato Atomium che a parer mio è stato quasi una perdita di tempo (e di soldi) dato che non è nulla di speciale e, anche il panorama che si vede una volta saliti sull'ultima "palla" dopo aver fatto una fila interminabile, non è poi granché. Insomma, ho visto panorami decisamente più belli...
Paradossalmente penso che altre città del Belgio, come Brugge ad esempio, siano molto più carine e caratteristiche della Capitale; al contrario però dei parigini, ho trovato gli abitanti di Bruxelles (brussellesi?) molto cordiali, erano infatti spesso loro stessi a chiederci se avevamo bisogno di informazioni e non si dimostravano acidi nei confronti dell'inglese, probabilmente proprio perché da loro c'è il Parlamento Europeo e perché lì c'è la doppia lingua (di cui, confesso, la seconda - quel mélange di francese e tedesco - ancora non mi è molto chiara. Cos'è, fiammingo?)...
Ad ogni modo sono contenta di aver fatto questo viaggio che non solo mi ha permesso di visitare una città nuova, comunque affascinante, in cui ho passato dei bei momenti con le mie amiche ed ho pensato un po' meno ad altre questioni che ultimamente mi tormentano.
E, per fortuna, dopo gli ultimi due viaggi, questo è stato il primo in cui al ritorno non ho fissato la brutta tappezzeria del sedile di fronte al mio, piangendo e cercando di sopportare un dolore che sembrava volermi inghiottire.
Ora aspetto con ansia il prossimo viaggio e la fantastica sensazione di vuoto allo stomaco quando l'aereo decolla.
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