Ci sarebbero tanti modi per definire questo giorno, ma l'unica parola che mi è venuta in mente quando qualche ora fa mi sono svegliata ed ho letto che Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d'America è stata: paura.
Non che la Clinton fosse una candidata ottimale, ma Trump Presidente è una vera e propria catastrofe.
E pensare che ieri sera credevo che la cosa peggiore di quelle ore fosse stata cadere da un autobus, fare un volo con le bottiglie d'acqua in mano e provocarmi una distorsione alla caviglia, un ginocchio scuoiato ed una leggera lesione al polso ed essere sola e senza adeguate medicazioni. Stamattina, invece, mi sono svegliata con caviglia e ginocchio gonfi ed un'oppressione al petto che aveva poco a che fare con il mio clamoroso volo di ieri sera.
In questi mesi ho letto troppe volte un disdicevole menefreghismo da parte di molti account sui Social – non mi va nemmeno di definirli persone, perché come ho già detto in un altro post, la loro "potenza" sta solo nel numero di like e retweet – riguardo l'interesse degli italiani alle presidenziali americane. E io, in prima persona, sono stata "accusata" di voler fare l'americana, con tutti i video anti-Trump che ho condiviso. Ma in realtà, le presidenziali americane interessano tutti, non solo gli americani, ma anche il mondo intero, incluse l'Europa e sì, anche l'Italia in quanto paese della NATO legato all'America. In soldoni: se Trump domani si sveglia e vuole fare una guerra, l'Italia è chiamata in causa. Finché gli Stati Uniti saranno una potenza del genere, tutto il mondo sarà legato ad essi e dovrà interessarsi di cosa succede nella politica americana.
E purtroppo non è la prima volta che l'America mira contro se stessa da sola e, come per ironia della sorte, la storia si ripete in una data che è lo specchio di un'altra data terribile: 11/9 - 9/11.
La vittoria di Trump oggi rende questa data triste, ci aspettano quattro anni bui, ancora più oscuri di questi che stiamo vivendo ora, con la minaccia dell'Isis, la Corea, Putin e tutto il resto.
Mi sembra passato un secolo da quando otto anni fa fu eletto Barak Obama, sebbene avessi solo sedici anni, avevo la percezione che un Presidente di colore come lui avrebbe cambiato non solo l'America, ma il mondo intero. Ricordo che per il Ringraziamento subito dopo l'elezioni, mio padre mi venne a prendere a scuola ed andammo alla base americana; era una sala enorme piena di Marines e di americani residenti a Napoli e la mensa quel giorno aveva preparato tacchino imbottito e cotto al miele ed apple pie, nella più tipica tradizione americana. La TV era accesa in attesa del discorso ufficiale di Obama e ricordo le facce di attesa e di speranza di tutte quelle persone attorno a me e pensai che quello doveva essere il sogno americano e che io, che di americano conoscevo la Halloween Cup con gli Harshey's, i Reese's e i Butterfinger, l'Eggnog a Natale, il tacchino imbottito e poco altro, mi sentii in qualche modo parte di quel sogno. Forse perché volente o nolente mi sono ritrovata nella cerchia della mia famiglia un'americana che è la compagna di mio padre, ma allora come adesso capivo benissimo quanto l'elezione di quel Presidente fosse importante non solo per l'America ma per tutti.
Barak di certo non è stato perfetto, ha fatto anche lui i suoi errori, alcuni particolarmente grandi, ma si è dimostrato un Presidente moderato, abbastanza illuminato ed ha fatto molto. Le leggi sulle unioni civili in tutti gli Stati Uniti d'America è storia di solo un anno e mezzo fa e, se la Casa Bianca si è illuminata dei colori arcobaleno, è stato anche grazie ad Obama; lo stesso che ha lottato contro il razzismo e la parità dei diritti di tutti e voleva arginare quello schifoso Secondo Emendamento... E ancora più grande di lui, è stata sua moglie Michelle, una donna combattiva, forte ed onesta, una grandissima First Lady e madre impeccabile, un esempio da seguire.
E adesso, nello Studio Ovale ci sarà un uomo che, a ventisette anni dalla caduta del Muro di Berlino, vuole innalzare un muro tra gli USA ed il Messico, che vuole allearsi con la Russia che storicamente è sempre stata l'acerrima nemica dell'America... Oggi, 9 Novembre 2016, non ha vinto solo Donald Trump, ha vinto il razzismo, l'omofobia, il sessismo, l'ignoranza, l'odio e la paura.
Cinquantatré anni fa l'America si identificava nel celebre discorso di Martin Luther King, l'America aveva un sogno. Mi rifiuto di credere che ora quel sogno coincida con Donald Trump.
Dov'è il sogno americano adesso?
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