Jovanotti è uno dei cantanti che amo di più in Italia, è arrivato molto prima dell'amore per Ligabue, anche se è esploso meno violentemente, ma non per questo è meno importante. In fondo lui è così, è uno dei cantanti simbolo della musica italiana e tutti, volenti o nolenti, conoscono almeno un paio di sue canzoni ed utilizzano inconsapevolmente degli slogan dei suoi brani.
Ieri finalmente ho avuto la possibilità (anzi, la fortuna) di poter vedere un suo concerto e, passata l'adrenalina, la felicità e tutto quel mix di emozioni che ha portato con sè, posso dire razionalmente che è di sicuro lo spettacolo migliore in Italia in questo periodo... e io di concerti ne ho visti parecchi!
La fortuna è stata anche poter vedere il concerto nella città che amo più di qualsiasi altra al mondo, quella che sento mia più della città dove sono nata, Roma, che ha dato anche i natali allo stesso Jovanotti e la risposta dei suoi concittadini è stata incredibile. 50.000 persone, cinquantamila! Non so se mi spiego. E lui è riuscito ancora una volta a far ballare la sua tribù, dagli spalti dove mi trovavo io, avevo una perfetta visione di tutto lo stadio e vi garantisco che vedere così tante persone saltare a ritmo e cantare ogni sua canzone è stato davvero pazzesco.
Sull'incantevole sfondo dello Stadio Olimpico e di Roma Caput Mundi, ad aprire il concerto c'è stato il dj Claudio Coccoluto che ha intrattenuto il pubblico man mano che questo prendeva posto, poi quando la luce del crepuscolo ha iniziato ad affievolirsi, è partita la musica della colonna sonora di Django ed ecco il primo boato che ha accompagnato l'ingresso della band sul palco, ogni musicista in un abito particolare, ciascuno con il suo ruolo e poi eccolo, Lorenzo, nella sua giacca colorata, con la sua energia che dal primo istante si è diffusa nello stadio ed ha contagiato la sua tribù.
"Che bello è quando lo stadio è pieno e la musica, la musica riempie il cielo. È una libidine, è una rivoluzione..."
È così che è iniziato il concerto, con una canzone degli esordi, una delle più famose di quello che era appena un ragazzino e che da allora ne ha fatta di strada. Dopo le prime cinque canzoni dell'inizio, lo spettacolo è partito del tutto con "Tensione Evolutiva", lo stadio tremava per il nostro saltare ed urlare.
Il concerto di Jovanotti è quello che, tra i tanti che ho visto, mi ha emozionata di più. Non voglio dire che con altri artisti non abbia avuto lo stesso "imprinting", anzi... sebbene abbia visto Ligabue più volte, al suo terzo concerto lo scorso luglio, piangevo come un agnello, per non parlare di quando ero in fissa per i Blue e al loro concerto quasi mi stavo sentendo male. Ma Jovanotti è un'altra storia, lui riesce a coinvolgere in un modo diverso da tutti gli altri, non è costruito, ma è una persona semplice e si presenta sul palco esattamente così, con la sua umiltà e senza la "superiorità" della star; è il primo che sorride, che salta, che si sfrena, che si diverte ed è proprio per questo che poi riesce a far divertire il suo pubblico; è lo stesso ragazzino che venticinque anni fa cantava "Give Me Five" e si girava il berretto sulla testa, anche se ora ha quarantasei anni; è quello che ti esorta a pensare positivo; è l'amico che tutti vorrebbero e sembra quasi di conoscerlo da sempre; è l'energia, quella pura, quella bella che si riflette nella sua musica... Insomma, Lorenzo è tutto questo e molto di più, proprio per questo è difficile descrivere l'uragano di emozioni provate in quelle due ore e mezza.
Ha esternato ancora di più la sua semplicità e la sua dolcezza fuori quando, prima di cantare "La Gente Della Notte", ha fatto un discorso molto toccante: quando era piccolo suo padre comprava la Settimana Enigmistica e faceva i cruciverba più difficili, sua madre quelli medi mentre guardava la tv perchè come tutte le donne era multitasking, i suoi fratelli facevano quelli più facili, mentre il suo momento era quello di unire i puntini; gli piaceva vedere le figure che uscivano unendo quei puntini da 1 a 67, poi a un certo punto ha smesso di seguire l'ordine numerico ed ha iniziato ad unirli a caso e si rendeva conto che per far uscire delle figure sensate, spesso dei puntini dovevano restare fuori. Nel frattempo sono passati gli anni Ottanta e sono arrivati i Novanta e con loro anche Internet e una volta sentì un discorso di Steve Jobs nel quale diceva connect the dots, esattamente come il giochino che piaceva tanto a lui. E ora quei puntini sono una costellazione e nessuno ci dice quali numeri dobbiamo unire, ma dobbiamo scoprirlo da soli, possiamo fare tutte le figure possibili e decidere di rifarne un'altra se quella precedente non ci piace. Insomma, possiamo decidere.
È stato un discorso molto bello e devo ammettere che mi ha commossa, ma non è stato l'unico momento toccante del suo incredibile concerto, infatti accanto alle canzoni che hanno fatto ballare il pubblico, ci sono state anche quelle più tranquille, quelle che riescono ad arrivarti dritte al cuore; Jovanotti è molto bravo in questo, riesce a trovare le parole migliori per colpire e per arrivare alla gente.
Per tutta la durata del live non si è risparmiato, ha corso avanti e indietro su quel palco lunghissimo, ha saltato, ha interagito con i suoi musicisti, ha dedicato "Bella" ai due amori della sua vita, la moglie e la figlia ed ha regalato alla sua città natale un concerto che di sicuro sarà difficile da dimenticare perchè, almeno a mio parere, è stato sul serio il più grande spettacolo dopo il Big Bang!
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