Ho sempre bisogno di più tempo, come se tutto quello che ho da fare - o meglio, che vorrei fare - non potesse essere confinato nell'arco di sole ventiquattro ore. È troppo poco ed io ho troppo da fare.
Questo mi porta a pensare che in effetti sia io ad essere accelerata e non il tempo a scorrere troppo veloce. In realtà lo sono sempre stata, ne è un esempio la mia nascita prematura di quasi un mese, non ero ancora nata e già andavo di fretta. Avevo già voglia di fare mille cose e la staticità mi opprimeva, come adesso.
Molti si lamentano che tutto va veloce e loro restano indietro, spaesati da questa velocità, per quanto mi riguarda è esattamente il contrario, tutto attorno a me sembra muoversi a rallentatore, mentre io vado al doppio della velocità e invece devo attendere. E io detesto le attese. Tutto, maledetto e subito. Senza dover aspettare, senza sospensioni e quant'altro; perchè se è vero che l'attesa del piacere è essa stesa piacere, è anche vero che l'attesa porta ansia e io ne ho già abbastanza di mio per potermi permettere di averne in quantità extra. E porta anche inutili perdite di tempo che invece potrebbe essere usato in un altro modo. Forse migliore.
Ho bisogno di più tempo già appena sveglia, quando vorrei poter ancora flirtare con Morfeo e invece devo fare già tutto; poi durante la giornata perchè gli impegni si accavallano e vorrei riuscire a fare di più e ne vorrei ancora quando la sera mi concedo una mezz'ora per scrivere, continuando l'ennesima delle mie storie incomplete, e invece mi sento vincere dalla stanchezza e dai corteggiamenti di Morfeo, con il quale in quel momento non vorrei avere niente a che fare.
Mi serve più tempo per parlare, per pensare, per potermi concedere una pausa per mandare un messaggio senza il rimorso o la sensazione di perdermi qualcosa nel frattempo. Vorrei potermi dividere in due per riuscire a fare tutto quello che mi passa per la mente, senza l'ansia di non aver studiato abbastanza... di non aver fatto abbastanza.
Così, mentre mi divido tra giornate così piene da rischiare di farmi ricoverare in manicomio, tra le mille attività extra che mi impongo di portare avanti - e in realtà sono quelle che faccio con più piacere - e tra lo studio e la vita da universitaria fuori sede, volgo spesso uno sguardo supplichevole all'orologio, sperando di vedere le lancette girare al contrario e regalarmi più tempo.
E poi, durante la mia ricerca continua ed ossessiva di più tempo, mi ritrovo adesso a desiderare che il tempo si acceleri saltando due giorni. Ho davanti a me due esami di musica, di cui uno allucinante e sembra che tutto sia avverso al mio studio, per cui se da un lato avrei bisogno di molto più tempo, da un altro l'attesa mi distrugge e vorrei che fosse già passato. Così Bach non si rivolterebbe più nella tomba per causa delle mie armonizzazioni assurde dei suoi corali.
Una cosa è certa, quelle due ore saranno contemporaneamente lunghe quanto due secoli e corte quanto due secondi, mi ritroverò in quello strano limbo extratemporale in cui non ci sarà altro che il foglio pentagrammato e me... tutto scandito non più dal rumore delle lancette, ma dai battiti troppo forti del mio cuore.
E quando alla fine sarò uscita dall'aula Dioniso Fanciullo, la mia giornata sarà ancora troppo corta per poter fare tutto il resto... e allora sarò di nuovo alla ricerca di più tempo.
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