Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

sabato 18 gennaio 2014

Casualmente.

Quella di oggi si presentava una "giornata grigia" già da quando la mia sveglia è suonata strillandomi nelle orecchie "Knocking On Heaven's Door" cantata da Avril Lavigne. Quando il mio corpo ha realizzato di essere vivo e si è impossessato delle sue capacità motorie e dei suoi cinque sensi, mi sono resa conto che fuori pioveva... a dirotto.
E poi oggi la mia coinquilina è partita e, considerando che i corsi inizieranno solo il 3 febbraio e che quindi la maggior parte dei miei amici non è a Bologna, raggiungo lo stadio più alto di solitudine.
Io ne ho individuati tre di stadi:
meglio soli che male accompagnati (è quel tipo di solitudine di cui tutti ogni tanto abbiamo bisogno, è la "solitudine produttiva", soprattutto quando si è sotto esame come me in questo momento)
io lo so che non sono solo anche quando sono solo (è lo stadio intermedio, quando si inizia a parlare da soli per ammazzare il tempo o si esce di casa solo "per vedere gente")
io sono leggenda (ovvero la solitudine epica, tipo trovarsi totalmente soli a New York come Will Smith nel film)
Ecco, io ora sono entrata nel terzo stadio. E non ho neanche un cane.
Insomma, non è iniziata proprio come una bella giornata, soprattutto perchè dovrei studiare e oggi non ho nè le adeguate capacità di apprendimento, nè la voglia.
Così sono andata a fare la spesa, solito posto, la PAM, consapevole che essendo sabato mattina avrei trovato troppa gente, troppi scaffali semivuoti, troppe vecchiette irascibili alla vista dei preservativi esposti in cassa. E consapevole che avrei dovuto portare su per tre piani delle buste pesantissime, dato che non facevo una spesa decente da quando sono tornata a Bologna dopo le vacanze di Natale... Quindi due settimane fa.
Tralasciando Radio PAM che ha trasmesso un paio di canzoni che hanno contribuito a mettere il dito nella piaga, mi sono dovuta ricredere. C'è più gente durante i pomeriggi infrasettimanali che il sabato mattina e quindi c'era anche tutto quello che mi serviva.
Così, mentre cercavo la fila di scaffali dove trovare il mio tea alla vaniglia, ho incrociato uno sguardo familiare...
L'uomo della mia vita, penserete voi inguaribili romantici (perchè lo so che in fondo avete pianto tutti quando Belle ha baciato la Bestia che sembrava morta e che invece si trasformava nel principe)... E invece no... A quanto pare l'uomo della mia vita si è perso, per cui se per caso qualcuno dovesse incontrare Johnny Depp, gli può dare senza problemi il mio numero e l'indirizzo, sia di Napoli che di Bologna, non si sa mai.
No, non ho incontrato l'uomo della mia vita, ma una persona quasi altrettanto piacevole. Il professore di Storia della Fotografia.
Primo corso seguito al DAMS (se non si considera la mezz'ora nel Dipartimento di Matematica dove ho capito che non avrei mai fatto Storia del Teatro); riesco a ricordare tutto di quel giorno, compreso il "giro turistico" a Porta San Donato per cercare appunto il Dipartimento di Matematica dove, chissà per quale motivo, avevano messo quel corso, poi passai il pomeriggio in giro a cercare casa e dopo andai a seguire la prima lezione del corso di Storia della Fotografia, in Via Zamboni 38.
Era uno dei corsi più frequentati del DAMS (e lo è tutt'ora), infatti le lezioni si tenevano in due aule molto grandi della facoltà di Lettere e quelli che arrivavano in ritardo, erano costretti ad andare nell'altra aula seguendo la lezione in audiovisione. Insomma, quel corso sembrava una giungla, devo ammetterlo e quando il professore, parlando del primo collage fotografico della storia, "Le Due Strade Della Vita" di Rajlander, mise sarcasticamente in evidenza le differenze tra noi del DAMS e quelli di Giurisprudenza paragonandoci alle due parti opposte di quella fotografia, in effetti non aveva tutti i torti. La differenza allora era lampante, soprattutto perchè la facoltà di Giurisprudenza è appena qualche numero civico prima del 38.
È stato a quel corso che ho conosciuto tante persone, alcuni che sono tutt'ora miei amici ed è stato durante quelle lezioni che si consolidò maggiormente un gruppo che frequentavo, anche se poi la maggior parte delle persone che ho visto o conosciuto a Storia della Fotografia, non le ho mai più viste o comunque molto di rado. Però era bello. E non solo perchè ci divertivamo tutti così tanto da pensare che il passaggio dal liceo all'università fosse una figata, ma anche perchè il corso era incredibilmente interessante e tutt'ora ricordo ogni cosa.
Inoltre il professore è molto affascinante e, la maggior parte di noi ragazze, avevamo una cotta (intellettuale) per lui.
Poi io lasciai Bologna perchè non trovavo casa, persi i contatti con la maggior parte delle persone del gruppo in cui ero entrata e poi Storia della Fotografia è stato il primo esame che ho dato. Il 23 aprile 2012. Ero così in ansia che durante il viaggio in macchina con mio padre, gli avrei ripetuto ossessivamente per sei ore tutti e due i libri e tutte le fotografie che dovevamo riconoscere a memoria, ma per fortuna mio padre non mi diede spago... Passai quella notte totalmente in bianco e, quando arrivai alla sede dove avrei dovuto fare l'esame, sembrava Hunger Games... C'erano così tante persone che, essere ventitreesima in lista, fu davvero un colpo di fortuna.
Ricordo tutto di quell'esame, iniziai con l'assistente donna che si occupò del mio progetto fotografico in attesa che il professore si liberasse di una riunione ed arrivasse per gli esami; ero l'ultima prima della pausa pranzo nel primo gruppo ed iniziai l'orale con il professore per poi concluderlo con un altro assistente perchè lui aveva degli impegni. Insomma, un esame travagliato in cui ho rischiato più volte di diventare l'ennesimo articolo su una studentessa morta d'infarto durante un esame. Eppure andò benissimo. Il primo trenta, il motivo che mi diede la carica per continuare al DAMS nonostante le difficoltà e il motivo per cui oggi sono qui a Bologna e nonostante la solitudine non mi pento di niente, anzi sono felice.
Oggi è stato lui a riconoscermi, soprattutto perchè io ero soprappensiero, si è ricordato di me nonostante il considerevole numero di studenti che vede ogni giorno, ha detto che alcuni gli restano particolarmente impressi e si è interessato di quello che sto facendo adesso, ovvero la disciplina scelta e il tempo che mi manca alla laurea.
Incontrare lui ha decisamente cambiato la mia giornata, sebbene continui a piovere e io continui ad essere sola e probabilmente non uscirò di casa dopo che avrà fatto buio a causa del "maniaco di Bologna". È una di quelle persone che emana positività, almeno per quanto mi riguarda, per cui mi ha dato una piacevole tranquillità per gli esami che sto per fare e una botta di sorrisi extra.
E casualmente il mio umore è migliorato parecchio.

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