Helda meaning.

Helda /ˈɦeld̪a/: antico nome germanico che significa "guerriera".

venerdì 24 ottobre 2014

Begin again - Tutto può cambiare

La musica aggiusta tutto.
È il modo migliore per amare, per trasmettere il proprio amore, per sognare, per vincere, per cambiare... Per ricominciare.
E New York è il posto migliore per fare tutto questo. Se la musica fosse una città assumerebbe la forma della Grande Mela, si alzerebbe sull'Empire State Building, pattinerebbe al Rockefeller Center, passeggerebbe a Central Park, attraverserebbe il Ponte di Brooklyn, ballerebbe sui palcoscenici di Broadway e si plasmerebbe in tutto ciò che fa parte di quella città.
La città dove niente è impossibile, nemmeno registrare un grande disco a budget zero, con alle spalle un'amore finito e con l'autostima sotto zero. Sostenuta solo da poche persone che credono in te contro tutto il resto del mondo.
Se si pensa di andare al cinema per vedere un grande capolavoro cinematografico, allora Tutto Può Cambiare non è il film adatto. L'uso della telecamera farebbe venire l'orticaria alla maggior parte dei registi, ci sono delle riprese che francamente anche io - semplice "videomaker" nel tempo libero - ho trovato allucinanti e la trama, per le persone troppo razionali, i non-sognatori come preferisco chiamarli io, sarebbe a dir poco banale.
Se invece oltre a fare i cinefili, riuscite ad andare oltre qualche ripresa non perfetta ed una trama forse già sentita, allora Tutto Può Cambiare è il film che fa per voi.
Per quanto mi riguarda, io ci sono andata completamente in fissa.
E riesco anche a giustificare il regista, John Carney, per la scelta di girare alcune scene in un determinato modo: quelle che inizialmente mi sono sembrate riprese disastrose, sono diventate poi un modo per far entrare di più lo spettatore nella storia, una sorta di riproduzione del low budget per la realizzazione del disco on the road di Gretta.
Keira Knightley, con le sue infinite maschere di personaggi storico-fantastici, è riuscita anche sta volta - a mio dire - a trasmettere esattamente le emozioni che la protagonista prova. Sarà che forse mi sento particolarmente affine a questo tipo di emozioni ultimamente, ma riuscivo a capire, quasi a percepire, il suo stesso dolore. Il dolore di aver perso l'amore, con la sensazione di non potercela fare, da sola in una città lontana da casa, senza niente oltre se stessa. E la sua musica.
L'inizio del film, in quel locale un po' sfigato, con un amico che quasi la obbliga a salire sul palco e a far sentire a quel pubblico disinteressato la sua musica in cui riversa ciò che prova e poi un discografico al precipizio della sua carriera, ubriaco e quasi senza speranze riesce a sentire ciò che gli altri non sentono.
E crede in lei.
E si aiutano a vicenda. E la musica aiuta entrambi.
Alla fine il dolore di Gretta per Dave inizia a svanire, è un processo lento e difficile così come la realizzazione del suo album registrato per strada, nelle metropolitane, sui tetti... ovunque a New York. Con i rumori della città che sono parte integrante della sua musica e con musicisti che hanno suonato per lei e creduto in quel progetto che ai più sarebbe sembrato folle. E e la fa, ce la fanno tutti, facendo ricredere coloro che non avevano dato loro speranze.
E alla fine la sua musica arriva a tutti, riescono a sentirla tutti.
Dan ritrova la sua famiglia e Gretta non ritrova l'amore, ma ritrova la musica e sè stessa cambiata, diversa. E ricomincia da qui.
Alla fine del film a me è venuta voglia di tirar fuori dalla custodia la mia chitarra acustica, iniziare a buttar giù delle canzoni su un vecchio quaderno e registrarle in giro, esattamente come il disco di Gretta e Dan.




Ecco quali sarebbero alcuni dei posti dove registrerei il mio disco se fossi Gretta.
Sul Pontile di Bagnoli; su una panchina al St James's Park o tra le bancarelle del mercato di Notting Hill; a Trastevere, sotto gli alberi accanto al fiume; all'interno del Parthenon e sul ponte dello stretto di Korinthos; alle Cascate del Niagara, lato Canada; sul Golden Gate Bridge nella nebbia della Baia di San Francisco; sui Fiordi in Norvegia; in Via Barberia, fuori il Dipartimento di Musica e Spettacolo a Bologna e perchè no, anche su uno dei battelli-pub sulle coste del Danubio a Belgrado... E tanti altri posti.
Per ricominciare.

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