Ho trascorso gli ultimi istanti del 2015 - e i primi del 2016 - con le amiche di sempre, quelle che sono con me da quando scrivevo cuoricini sul diario della scuola dedicandoli ad animatori improbabili conosciuti durante le estati precedenti, che ridevano quando mi perdevo a fissare il vuoto durante un'incomprensibile (almeno per me) lezione di matematica, che mi hanno vista tremare prima di una doppia interrogazione di italiano e latino e che hanno sorriso con me per ogni bel voto ricevuto al liceo; le amiche che pensavo che avrei lasciato in quella struttura squadrata che ospitava l'Artemisia Gentileschi ad Agnano e che invece sono rimaste con me anche dopo, nonostante la distanza, i caratteri diversi e tutto il resto, le stesse per cui mi sono commossa alla loro laurea più che alla mia e che hanno saputo per prime della mia ammissione al Master.
Mentre in Piazza Dam si faceva un countdown disordinato, ho pensato molto a ciò che è successo nel 2015 e mi è dispiaciuto che un anno così stesse già volgendo al termine.
Mi sono rivista annoiata a casa di mio padre, con molti sconosciuti a brindare per il nuovo anno, mentre mi arrivavano messaggi di auguri dalla Serbia; mi sono rivista a Roma con mia madre e piangere con lei per la morte di Pino Daniele; follemente innamorata ed incondizionatamente masochista; il mio compleanno alla Fonoteca al Vomero; l'emergenza neve a Bologna e l'ultimo esame al DAMS, la tesi ancora incompleta, il panico di non aver passato quella dannata Storia della Musica II: l'Ottocento e la gioia di quel voto inaspettato; ho rivisto i pomeriggi passati sui libri di diritto, sulle traduzioni delle normative di Spotify e delle leggi inglesi del Live Music Act e del continuo andare avanti e indietro tra Via Belmeoro, la Biblioteca Comunale e la Biblioteca di Musica e Spettacolo in Via Barberia; mi sono rivista gioire per messaggi che contenevano inviti inaspettati ed in bocca al lupo da batticuore la notte prima della laurea; ripetere la tesi così tante volte da arrivare alla discussione con il mal di gola e poi gioire per aver finalmente superato quello che mi sembrava un muro insormontabile con dei cocci di vetro all'estremità; per poi prenotare un viaggio, il primo del 2015, il primo da sola, la prima vera follia della mia vita e l'amore incondizionato che non pensavo di poter provare; mi sono rivista mentre in un'enorme aula magna sentivo la frase "Helda Tassi, per i poteri conferitimi dalla legge la proclamo Dottoressa in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo" e dell'emozione incontenibile che ne è scaturita dopo che mi ha portato a livelli così immensi di felicità che difficilmente potrò raggiungere ancora. Mi sono rivista fare i pacchi da sola per poi lasciare la casa in Via Nazario Sauro 14 che per ottocentotrentotto giorni è stata la mia casa, la prima in cui mi sia sentita davvero a casa dopo Bagnoli. Poi c'è stato il Primo Maggio a Rimini e la decisione improvvisa di farmi il terzo tatuaggio in quella piccola città romagnola; il viaggio a Bruxelles con le stesse amiche che erano con me ad Amsterdam; la mia lettera e l'attesa interminabile per quella risposta che non avrei mai voluto leggere e la disperazione, il dolore, il senso di vuoto tipici della fine di un grande amore; i ritorni - di amicizia e di fiamma - che però non hanno comunque portato a nulla; le feste estive, le lauree delle mie amiche... La mia Grecia di nuovo e un altro flirt estivo ancora troppo improbabile e lontano anche se la mente e il cuore erano ancora altrove. Il ritorno a Napoli; l'ansia incredibile per il colloquio al Master, l'attesa snervante, il panico, la gioia infinita dopo quella mail di ammissione. Il trasferimento a Milano e l'inizio di una nuova, incredibile vita fatta di musica, di lezioni stupende, di conoscenze, di nuove e belle amicizie, di sogni in grande, di molte serate, divertimento e felicità.
Il 2015 è stato un anno che augurerei a tutti. Okay, forse non proprio a tutti, perché se la felicità è un diritto di chiunque, non lo è invece la prerogativa di alcune persone di fare del male in qualsiasi modo, dai kalašhnikov alle parole cattive e totalmente gratuite.
Ecco, ho pensato a tutto questo mentre i primi fuochi d'artificio che segnalavano l'arrivo del nuovo anno esplodevano nel cielo di Amsterdam. Ho pensato a quali persone vorrei lasciare nel 2015 e quali voglio assolutamente nel mio 2016, a quali saranno i prossimi viaggi, le prossime mete e i prossimi traguardi. Ho pensato che non voglio lasciare tutto il lavoro a Tyche che mi osserva da lontano, troppo impegnata per occuparsi solo di me, voglio essere io a rendere il 2016 bello almeno quanto il 2015 e io sono un'Acquario, determinata e testarda in modo incomparabile e quando mi metto in testa una cosa alla fine la ottengo, lottando tanto certo, ma non potrei mai accettare il contrario - non a caso il mio nome significa Guerriera -; perciò non spero che questo sia il mio anno bello ancora di più del precedente, ma lo pretendo.
Quindi a quattro giorni dall'inizio del 2016, con il riflesso dell'Olanda che ancora mi brilla negli occhi, buon anno nuovo a tutti, e soprattutto buon anno nuovo Helda.
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