Prima che tra i commenti mi ritrovi - giustamente! - una sfilza di sticazzi, volevo specificare che per me la figura di Dylan è molto importante. Sarà che forse è il cantante preferito di mio padre e che inevitabilmente piace anche a me e che ogni volta che alla radio passa "Knocking On Heaven's Door", lui ed io la cantiamo insieme e mi emoziona tanto; o forse sarà che grazie ai testi meravigliosi di Dylan io ho fatto numerosi articoli di giornale che mi hanno portato ad avere voti alti al liceo, oppure che proprio una sua canzone mi ha dato l'incipit per la tesina dell'esame di stato... Comunque sia, credo di poter affermare, che Bob Dylan sia il mio mito per eccellenza.
Così il suo compleanno e l'hashtag di tendenza su Twitter riguardo On The Road, il rifacimento cinematografico dell' omonimo romanzo di Jack Kerouac, mi hanno dato lo spunto per questo post, che volevo scrivere da un po'. Riguarda proprio la mia tesina, che è stata - almeno per me - la cosa migliore della mia maturità. E visto il periodo, non mi sembra tanto inappropriato questo post, dato che si avvicinano gli esami di stato... questa volta non per me, per fortuna!
Forse non ve ne può fregare di meno di un post lunghissimo occupato dal mio discorso, o forse vi può aiutare per la vostra tesina... Insomma, prendetelo per un post ad alto livello culturale, che con tutte le fregnacce che scrivo, ogni tanto ci vuole, per disintossicazione.
"How many roads must a man walk down before you can call him a man?" ecco la frase iniziale di una delle più famose canzoni di Bob Dylan, "Blowin' In The Wind", pubblicata nell'LP "The Freewheelin' Bob Dylan". Nella canzone Dylan si pone delle domande su tematiche sociali; nella prima frase, appunto, si domanda "quante strade deve percorrere un uomo prima che possa essere chiamato uomo", ovvero, cosa deve fare un uomo per essere considerato come gli altri. La canzone continua con altri interrogativi a cui Dylan non riesce a dare delle risposte perchè quest'ultime si perdono nel vento. L'artista, attraverso i suoi testi, si è fatto più volte portavoce di denunce sociali e temi impegnati, probabilmente ispirato anche dal movimento culturale che si stava diffondendo in America tra gli anni '50 e '60 e che ha in qualche modo spianato la strada alla rivoluzione del Sessantotto, ovvero la Beat Generation, il cui aspetto letterario è strettamente legato con la musica, dal Rock, al Jazz al Pop. Non a caso Allen Ginsberg scrisse che con Dylan la poesia aveva fatto il suo ingresso nel juke-box. Il manifesto indiscusso di questo movimento è il romanzo di Jack Kerouac, "On The Road". Scritto in tre settimane, il romanzo è un tipico esempio dell'innovativa prosa ritmica che lo stesso scrittore paragona alla musica Jazz. La Beat Generation, così come "On The Road", sottolinea il rifiuto delle regole e la ribellione di questa generazione; non a caso il viaggio che compiono Sal e Dean - i due protagonisti del romanzo - dalla East Coast alla West Coast, è inteso come vagabondaggio senza meta seguendo la linea degli Hobo (gli homeless, senza casa), infatti i due si spostano continuamente quasi come se stessero fuggendo da sè stessi e il viaggiare diventa un fine, come se lo scorrere della strada avesse la funzione di annullamento del proprio io. Un altro vagabondaggio senza meta, è stato affrontato circa un secolo prima dal poeta francese Verlaine insieme al suo compagno Rimbaud, durante il loro viaggio-erranza per le strade del Belgio e dell'Inghilterra. Questo è proprio il tema principale di una delle raccolte del poeta maledetto, "Romances Sans Paroles", le cui poesie sono ricche di nostalgia e sono caratterizzate dalla musicalità, che per Verlaine come per i Simbolisti in generale, era l'aspetto più importante in una poesia. Anche il loro in qualche modo è stato un percorso di ribellione: hanno sconvolto la società benpensante con una vita dissoluta basata sull'alcol, tutti i tipi di droga e una relazione omosessuale. Ma il concetto di strada può essere allargato a qualcosa di più di un percorso senza meta, questo è il caso degli zingari, dei gitani... un popolo nomade che ha fatto della strada la propria vita. I gitani sono i grandi protagonisti di una delle opere più importanti di Federico Garcìa Lorca, uno dei maggiori esponenti della Generation de 27 il cui successo mondiale è dovuto proprio alla pubblicazione nel 1928 del "Romancero Gitano". In questa opera Lorca vuole rappresentare le minoranze e in particolare i gitani che da popolo emarginato diventano un vero e proprio mito moderno. Inoltre il poeta è particolarmente vicino a questo popolo, ne condivide la sofferenza e partecipa alla loro ribellione. Il concetto di vagabondaggio, di viaggio a stretto contatto con la strada, senza una meta precisa, è espresso anche dal poeta italiano Vincenzo Cardarelli, nella sua poesia "Incontro Notturno". Nella poesia Cardarelli immagina un incontro notturno con un vagabondo, che ha girato il mondo e che può considerare ogni posto la sua casa. In realtà la figura del vagabondo, che gira continuamente senza mai avere una destinazione, riflette l'artista agli inizi del Novecento. Gli artisti ormai hanno perso il ruolo centrale nella società che avevano al tempo delle corti e si sentono esattamente come un vagabondo che è costretto ad adattarsi ad ogni situazione per sopravvivere. Sulla falsa riga vi è anche la fuga di Enclopio dall'ira del Dio Priapo; infatti i tre protagonisti principali del Satyricon - il romanzo di Petronio - sono costretti a continui spostamenti senza meta per scappare dal volere degli dei. Il romanzo comincia con Enclopio che scappa da Marsiglia ed arriva in Italia, in una urbs greca - forse Pozzuoli - dove si innamora del giovane Gitone. Successivamenti i due incontrano il vecchio poeta vagabondo Ascilto con il quale affrontano numerose avventure e sono costretti a continui spostamenti. Il romanzo è irriverente, carico di ironia e di una satira sottile, dove il tema dell'impotenza del protagonista non è solo un elemento tragicomico, ma sottolinea anche l'impotenza degli intellettuali nella Roma corrotta di Nerone. La strada è stata spesso rappresentata nel quadri, facendo da sfondo a vari soggetti come ad esempio "L'Urlo" di Munch, ma anche in altre opere delle avanguardie che esaltavano tutto ciò che derivava dal progresso e dall'innovazione. Questo è il caso del quadro "Mistero e malinconia di una strada" di Giorgio De Chirico, uno dei maggiori rappresentanti della Metafisica, avanguardia italiana insieme al Futurismo. Nel dipinto c'è una strada delimitata da due palazzi cinquecenteschi, il cui gioco di luce ed ombra tende a schiacciare la figura della bambina che gioca con una ruota e più avanti si scorge un'ombra deformata e inquietante, infatti le arcate sembrano nascondere presenze che non si manifestano alla vista dell'osservatore.
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